WITCHERY - "Don't Fear the Reaper"
(Full-lenght, Century Media, Febbraio 2006)
Voto: 6/10
Genere: Speed/Thrash
Line-up: Sharlee D'Angelo (basso), Jensen (chitarra), Rille Rimfalt (chitarra), Martin Axe (batteria), Toxine (voce)
Gruppo particolare questi Witchery, band svedese nata dall'unione di alcuni artisti importanti della scena metal quali il chitarrista Patrik Jensen (The Haunted) il vocalist Tony Kampner (Satanic Slaughter) ed il bassista Sharlee D'Angelo (Arch Enemy, già con gruppi quali Sinergy, Dismember e Spiritual Beggars).
Attivi dal 1997, con "Don't Fear The Reaper" gli svedesi giungono al loro quarto full-lenght che segue a cinque anni di distanza il loro ultimo lavoro "Symphony For The Devil" datato 2001.
I Witchery suonano un genere piuttosto atipico; potremmo definirlo heavy-thrash a tutti gli effetti, inglobando al suo interno suoni tipici della Bay Area, altri più power-thrash americano tipico degli 80's (stile Savatage) ed elementi tipici di certo thrash svedese caratterizzati da una certa linea melodica. Oltre ai suddetti elementi c'è però da segnalare anche l'"oscurità" con cui i Witchery avvolgono la propria proposta, riportando tante volte alla mente gruppi cardine quali Mercyful Fate e Celtic Frost.
Le tematiche come è facile intuire proprio dal monicker della band e dal titolo dell'album stesso, vertono su immagini orrorifiche ed occultismo, e certamente gli umori della musica sono piuttosto adatti a rappresentare al meglio tutto ciò.
La proposta per quanto originale, non basta però da sola ad elevare i Witchery ai livelli qualitativi che li avevano resi famosi con i primi lavori. I brani non sempre sono caratterizzati da quel mordente e quella qualità indispensabile, tali da risultare alla lunga noiosi; ciò non rappresenta certo una bocciatura, brani come "Draw Blood" o "Damned In Hell" toccano buoni livelli qualitativi; i Witchery dimostrano poi anche di saper pigiare sull'acceleratore, testimonianza di ciò è data soprattutto da "The Plague Rider" brano thrash al 100%, capace di coinvolgere alla grande l'ascoltatore.
Tirando le somme quindi, un album decisamente senza infamia e senza lode che partendo da un genere piuttosto particolare e certamente personale, in alcuni tratti purtroppo non riesce a tenere alto il livello qualitativo risultando a lungo andare noiosetto. Ripeto non si tratta certamente di un brutto album, ma dai Witchery mi aspettavo qualcosina in più dopo cinque anni di silenzio.
(Full-lenght, Century Media, Febbraio 2006)
Voto: 6/10
Genere: Speed/Thrash
Line-up: Sharlee D'Angelo (basso), Jensen (chitarra), Rille Rimfalt (chitarra), Martin Axe (batteria), Toxine (voce)
Gruppo particolare questi Witchery, band svedese nata dall'unione di alcuni artisti importanti della scena metal quali il chitarrista Patrik Jensen (The Haunted) il vocalist Tony Kampner (Satanic Slaughter) ed il bassista Sharlee D'Angelo (Arch Enemy, già con gruppi quali Sinergy, Dismember e Spiritual Beggars).
Attivi dal 1997, con "Don't Fear The Reaper" gli svedesi giungono al loro quarto full-lenght che segue a cinque anni di distanza il loro ultimo lavoro "Symphony For The Devil" datato 2001.
I Witchery suonano un genere piuttosto atipico; potremmo definirlo heavy-thrash a tutti gli effetti, inglobando al suo interno suoni tipici della Bay Area, altri più power-thrash americano tipico degli 80's (stile Savatage) ed elementi tipici di certo thrash svedese caratterizzati da una certa linea melodica. Oltre ai suddetti elementi c'è però da segnalare anche l'"oscurità" con cui i Witchery avvolgono la propria proposta, riportando tante volte alla mente gruppi cardine quali Mercyful Fate e Celtic Frost.
Le tematiche come è facile intuire proprio dal monicker della band e dal titolo dell'album stesso, vertono su immagini orrorifiche ed occultismo, e certamente gli umori della musica sono piuttosto adatti a rappresentare al meglio tutto ciò.
La proposta per quanto originale, non basta però da sola ad elevare i Witchery ai livelli qualitativi che li avevano resi famosi con i primi lavori. I brani non sempre sono caratterizzati da quel mordente e quella qualità indispensabile, tali da risultare alla lunga noiosi; ciò non rappresenta certo una bocciatura, brani come "Draw Blood" o "Damned In Hell" toccano buoni livelli qualitativi; i Witchery dimostrano poi anche di saper pigiare sull'acceleratore, testimonianza di ciò è data soprattutto da "The Plague Rider" brano thrash al 100%, capace di coinvolgere alla grande l'ascoltatore.
Tirando le somme quindi, un album decisamente senza infamia e senza lode che partendo da un genere piuttosto particolare e certamente personale, in alcuni tratti purtroppo non riesce a tenere alto il livello qualitativo risultando a lungo andare noiosetto. Ripeto non si tratta certamente di un brutto album, ma dai Witchery mi aspettavo qualcosina in più dopo cinque anni di silenzio.
Commenti
Posta un commento