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SHIVAN "When Wishes Sicken"

SHIVAN - "When Wishes Sicken"
(Full-lenght, Autoproduzione, 2004)

Voto: 6,5/10

Genere: Gothic Metal

Line-up: Beba Seere (voce), Yuri (basso), Hrive (chitarra), Sytry (tastiere), Ynis Witrin (tastiere)


  Un brivido di puro terrore mi ha infervorato alla lettura del biglietto promozionale di questi Shivan, band veneziana attiva addirittura dal 1996 e con un unico full-lenght alle spalle.

La dicitura "gothic-rock" non aveva fatto altro infatti, che risvegliare i fantasmi di un possibile lavoro alla To/Die/For-maniera, fatto di stressanti ed insopportabili inserti di tastiera e solite pacchiane e spaccapalle atmosfere romanticheggianti, così come la moda da tempo impone.
Appena infilato il cd nel lettore però, ecco che un sospiro di sollievo ha liberato le mie paure, ma non solo, mi è bastato il solo ascolto dei successivi 2-3 minuti per convenire di trovarmi di fronte ad un lavoro non solo accettabile, ma per di più valido.
Gli Shivan ci propongono con questo "When Wishes Sicken" oltre un'ora di gothic rock atmosferico con diverse puntatine verso territori più affini al black melodico, e lo fanno con innato senso del buon gusto e con brani lunghi, articolati e perfettamente suonati. Insomma, avrete capito che c'è ben poco a vedere con i soliti nomi in circolazione in ambito gothic (nell'accezzione più banale del termine). Se proprio volessimo trovare un punto di congiunzione con qualche altra band più "blasonata" sono certamente i Rain Paint, splendida realtà della My Kingdom Music, quelli che mi riaffiorano per primi alla mente, e dunque un perfetto bilanciamento tra melodia ed attimi di rabbia è la caratteristica peculiare dell'album che a partire dall'opener "Kingdom of Deceit" si dipana attraverso una serie di composizioni nelle quali si alternano parti melodiche fatte di giri di tastiera ed un riffing più vicino a Sisters of Mercy ed il dark degli 80's più in generale, a ripartenze più o meno veloci, un cantato pulito perfettamente integrato col resto della musica che tende in alcuni frangenti a modularsi in un growling mai cavernoso, che in alcuni tratti mi ha riportato alla mente gli Anathema del periodo "The Silent Enigma" magari meno "estremo" in questo caso ma molto simile a livello di impostazione.
Unici cali di tensione del lavoro si manifestano a lungo andare, in particolare con "Ain't Again" o "Bereft" che rispetto al resto del lotto perdono un pochino in mordente per un lavoro che si chiude con tre brani che altro non sono che short-versions di "Cold Winter Nights" e "Alone Again" ed un remix di "Bereft".
Stiamo parlando insomma di un gran bel lavoro, intenso ed interessante, ben lontano dai soliti canoni che il music-business ci impone in ambito gothic.

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