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KRAGENS - "Seeds of Pain"

KRAGENS - "Seeds of Pain"
(Full-lenght, Manitou Music, 2005)

Voto: 7/10

Genere: Power/Thrash

Line-up: Denis Malek (basso), Olivier Gavelle (batteria), Renaud Espeche (voce), Ludwig Laperche (chitarra), Cédric Sellier (chitarra)


Passa appena un anno dal debutto dei francesi Kragens, ed eccoli tornati con il nuovo "Seeds of Pain".
La band ci propone un discreto album di massiccio power-thrash che fa il verso (a volte riuscendoci, altre volte meno) ai maestri del genere, ovvero i Nevermore.

La cosa che più colpisce però è la continua ricerca di originalità della band, che non si limita certo a copiare spudoratamente il platter di Warrell Dane.
I brani non sono mai scontati, i pezzi sono un continuo alternarsi di ritornelli melodici giocati sull' ottima prestazione vocale del singer e pezzi tiratissimi; sono soprattutto questi pezzi la parte più interessante dell'album, aggressivi e malvagi al punto giusto i francesini si dimostrano più aggressivi rispetto ai Nevermore sfociando in alcuni tratti in pezzi al limite del thrash-death.
Tanta carne al fuoco insomma, che ci mostra una band dalla forte vena creativa e che avrà modo nei prossimi anni di ovviare a qualche piccolo "difetto di gioventù" di cui parleremo tra un pò.
Analizzando i brani, l'album si apre con "Seeds of Pain" brano che parte alla grande per poi sfoggiare un ritornello accattivante in cui sembra veramente di ascoltare Warrell Dane. La successiva "The Last" mostra anche l'amore della band verso sonorità old-school europee (Kreator e Grave Digger su tutti), su cui si stagliano tratti che si possono quasi ricondurre al death classico.
I Kragens danno sfoggio anche alle loro influenze più tipicamente power, con "Dream in Black" e la bellissima "Choose to Die".
Purtoppo però l'album pur nella sua breve durata (43 minuti) non riesce a tenere calamitata l'attenzione dell'ascoltatore per l' intera durata; in altre parole è un album difficile, e le tante influenze convogliate nel sub-strato power-thrash dei francesi non sempre sono inserite alla perfezione all'interno della forma canzone, risultando in alcuni frangenti caotiche.
Album che non si presta quindi (a mio parere) ad un ascolto superficiale, ma che mi sento vivamente di consigliare a tutti coloro amino certe sonorità, ma da cui probabilmente farebbero bene a girare largo quelli che vogliono ascoltare musica diretta ed "in your face"

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