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EVEN VAST - "Teach Me How to Bleed"

EVEN VAST - "Teach Me How To Bleed"
(Full-lenght, My Kingdom Music, Aprile 2007)

Voto: 6,5/10

Genere: Gothic/Dark

Line-up: Vincenzo Di Leo (basso), Luca Martello (chitarra, elettronica), Antonietta Scilipoti (voce, tastiere), Stefano Manfrin (batteria)


Ammetto subito di trovarmi sempre di fronte a palesi difficoltà qualora mi trovi a recensire un lavoro della My Kingdom Music, etichetta capace di produrre lavori dal valore artistico spettacolare così come capace tante volte di prendere "cantonate" piuttosto clamorose.

E così ammetto di aver avuto diverse difficoltà anche nel valutare questo "Teach Me How to Bleed", terzo lavoro della band valdostana Even Vast, giunto a ben quattro anni di distanza dal suo predecessore. Per quanto li conoscessi per aver negli anni precedenti avuto modo di ascoltare qualcosa delle loro produzioni, non è stato certamente agevole stabilire il reale valore di un'opera che, pur partendo da un concetto musicale piuttosto avanguardistico, può al primo superficiale ascolto far accostare la proposta al solito gothic metal con voce femminile che pare proprio non cadere mai nel dimenticatoio (ahinoi!).
Invece no, gli Even Vast hanno qualcosina in più e lo dimostrano tranquillamente nell'arco delle dieci composizioni del lavoro, che non cadono assolutamente nel tranello di voler risultare esclusivamente melodiche a discapito di una certa originalità.
La musica proposta in questo "Teach Me How to Bleed" parte dunque da un concetto di gothic oscuro, dark, al cui interno sono inseriti elementi meno metal rispetto all'inflazionata concorrenza di settore, ma più orientati verso un rock tagliente e soprattutto impreziosito dall'inserimento di elementi elettronici mai invadenti ma sempre ben inseriti all'interno delle atmosfere dell'album.
Impossibile non citare dunque le bands storiche nella wave ottantiana come punto di riferimento della musica degli Even Vast, chiaramente ispirata da bands del calibro di Joy Division, Bauhaus e Sisters of Mercy (tanto per fare qualche nome) ovviamente rilettuti in chiave moderna e maggiormente guitar-oriented.
Buona la perizia tecnica dei componenti in particolar modo la voce della singer-tastierista Antonietta Scilipoti che sa il fatto suo e soprattutto riesce nell' impresa (sì, perchè tante volte risulta tale) di non scadere nell'autocompiacimento e nella sterile ricerca di una tecnica fine a sè stessa, riuscendo così a creare un buon feeling complessivo che brani come "Away" o "Misbecoming" sanno creare.
Abbiamo parlato dunque di tutti gli aspetti positivi dell' opera che purtroppo è inficiata da una caratteristica piuttosto pesante che impedisce al lavoro di fare il definitivo salto di qualità, e riguarda la troppa omogeneità del lavoro; non mancano di certo i brani interessanti che tuttavia soffrono di una troppa "unicità" risultando troppo uguali tra loro, elemento questo piuttosto penalizzante visto che lavori come questi abbisognano di una particolare longevità per essere apprezzati interamente nella loro essenza.
Ultima menzione per "Love Will Tear Us Apart" cover dei Joy Division riletta in maniera interessante e capace di non risultare uguale all'originale.

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