TYPE O NEGATIVE - "Dead Again"
(Full-lenght, Steamhammer, Marzo 2007)
Voto: 9/10
Genere: Gothic Metal
Line-up: Peter Steele (voce, basso, tastiere), Kenny Hickey (chitarra), Josh Silver (tastiere), Johnny Kelly (batteria)
Non sono mai stato un accanito fan dei Type O Negative, band che da sempre ho considerato come troppo pompata dalla critica di settore e non solo.
Tuttavia ciò non mi aveva impedito di reputare il debutto degli statunitensi "Slow, Deep and Hard" come una vera gemma della musica metal tutta, perfetto ibrido tra sonorità tipicamente sabbathiane e quell'aura gotico-romantico-decadente che da sempre ha contraddistinto la loro musica. Ed il punto sta tutto qui, nel senso che Steele e soci a mio modesto parere non sono mai stati capaci di ripetere un album come quello ammorbidendo sempre più il proprio sound alla ricerca di quelle melodie che tanto l'hanno contraddistinta nel corso degli anni alzando tralaltro in maniera consistente anche gli indici di vendita, attraverso la pubblicazione di una serie di album che chi più chi meno non mi hanno mai particolarmente attratto, in particolar modo con l' ultimo "Life is Killing Me" risalente ormai a quattro anni orsono in cui la vena più rock 'n' roll-oriented mi aveva fatto ancora più storcere il naso.
E così dopo una giusta pausa di riflessione ecco tornarli in pista con il nuovo "Dead Again". Prima di entrare nel vivo della recensione, ci tengo a sottolineare l' ennesimo-geniale stratagemma anti-pirateria, che prevede una voce fuori campo che fa il suo ingresso a cadenza temporanea e per 4-5 secondi copre la musica disturbando ed infastidendo il povero recensore di turno (in questo caso me). Ma non lo capite che per il recensore l'ascolto del disco di turno dev'essere un piacere e non una tortura???
Detto questo andiamo a parlare del disco; posso tranquillamente dire dopo l'ascolto attento e meditato, che questo "Dead Again" rappresenta una piacevolissima sorpresa e va a porsi appena un gradino sotto il capolavoro indissolubile della band (quello "Slow, Deep and Hard" del quale avevo precedentemente parlato), e non è un'esagerazione. I quattro anni di riflessione avranno probabilmente giovato al combo a stelle e strisce, e dopo l' ultimo cambio di stile torna prepotentemente sui suoi passi offrendoci una "sintesi" di quanto prodotto finora dal gruppo andando a convogliare all'interno della proposta tutto il passato della band, dalle atmosfere sabbathiane dei debutti, passando per il romanticismo di "October Rust" fino ad arrivare a quelle atmosfere più rock dell' ultimo lavoro, senza scordarsi tralaltro di quell'aura "punkish" influenza innegabile del passato di Steele con i Carnivore (band di culto del nerboruto singer negli anni '80). Le tracce sono tornate finalmente lunghe e varie al loro interno, la prestazione vocale di Steele è semplicemente da incorniciare - probabilmente mai così varia - e capace di passare con disinvoltura da momenti più gotici ad altri più aggressivi. Le tastiere non sono più quelle atte a creare la melodia in grado di entrare immediatamente nella testa dell'ascoltatore (ricordate "My Girlfriend's Girlfriend"?) ma mirano a creare atmosfere che compongono solo il tappeto su cui si dipana l' intera composizione. E così si passa da brani dal flavour "punk-gotico" come l' opener "Dead Again" ad altri oscuri come in "Tripping a Blind Man" o ancora atmosfere più comuni al periodo "Bloody Kisses" come in "The Profits of Doom" (brano scelto anche come singolo dalla band), "She Burned Me Down" o la ballad "September Sun" capace di non scadere mai nel pacchiano nonostante il brano per come strutturato vi si presti abbastanza. Non mancano infine di fianco a composizioni articolate brani più semplici e diretti, come la già citata title-track, "Halloween in Heaven" o "Some Stupid Tomorrow" che si ricollegano proprio alle sonorità di "Life is Killing Me" correggendone però il tiro.
Decisamente un lavoro maestoso quindi, che rilancia appieno le quotazioni di una band che sembravano in netto ribasso per quanto la stampa ne potesse precedentemente dire in relazione esclusivamente al nome "blasonato". Una piacevolissima sorpresa...
(Full-lenght, Steamhammer, Marzo 2007)
Voto: 9/10
Genere: Gothic Metal
Line-up: Peter Steele (voce, basso, tastiere), Kenny Hickey (chitarra), Josh Silver (tastiere), Johnny Kelly (batteria)
Non sono mai stato un accanito fan dei Type O Negative, band che da sempre ho considerato come troppo pompata dalla critica di settore e non solo.
Tuttavia ciò non mi aveva impedito di reputare il debutto degli statunitensi "Slow, Deep and Hard" come una vera gemma della musica metal tutta, perfetto ibrido tra sonorità tipicamente sabbathiane e quell'aura gotico-romantico-decadente che da sempre ha contraddistinto la loro musica. Ed il punto sta tutto qui, nel senso che Steele e soci a mio modesto parere non sono mai stati capaci di ripetere un album come quello ammorbidendo sempre più il proprio sound alla ricerca di quelle melodie che tanto l'hanno contraddistinta nel corso degli anni alzando tralaltro in maniera consistente anche gli indici di vendita, attraverso la pubblicazione di una serie di album che chi più chi meno non mi hanno mai particolarmente attratto, in particolar modo con l' ultimo "Life is Killing Me" risalente ormai a quattro anni orsono in cui la vena più rock 'n' roll-oriented mi aveva fatto ancora più storcere il naso.
E così dopo una giusta pausa di riflessione ecco tornarli in pista con il nuovo "Dead Again". Prima di entrare nel vivo della recensione, ci tengo a sottolineare l' ennesimo-geniale stratagemma anti-pirateria, che prevede una voce fuori campo che fa il suo ingresso a cadenza temporanea e per 4-5 secondi copre la musica disturbando ed infastidendo il povero recensore di turno (in questo caso me). Ma non lo capite che per il recensore l'ascolto del disco di turno dev'essere un piacere e non una tortura???
Detto questo andiamo a parlare del disco; posso tranquillamente dire dopo l'ascolto attento e meditato, che questo "Dead Again" rappresenta una piacevolissima sorpresa e va a porsi appena un gradino sotto il capolavoro indissolubile della band (quello "Slow, Deep and Hard" del quale avevo precedentemente parlato), e non è un'esagerazione. I quattro anni di riflessione avranno probabilmente giovato al combo a stelle e strisce, e dopo l' ultimo cambio di stile torna prepotentemente sui suoi passi offrendoci una "sintesi" di quanto prodotto finora dal gruppo andando a convogliare all'interno della proposta tutto il passato della band, dalle atmosfere sabbathiane dei debutti, passando per il romanticismo di "October Rust" fino ad arrivare a quelle atmosfere più rock dell' ultimo lavoro, senza scordarsi tralaltro di quell'aura "punkish" influenza innegabile del passato di Steele con i Carnivore (band di culto del nerboruto singer negli anni '80). Le tracce sono tornate finalmente lunghe e varie al loro interno, la prestazione vocale di Steele è semplicemente da incorniciare - probabilmente mai così varia - e capace di passare con disinvoltura da momenti più gotici ad altri più aggressivi. Le tastiere non sono più quelle atte a creare la melodia in grado di entrare immediatamente nella testa dell'ascoltatore (ricordate "My Girlfriend's Girlfriend"?) ma mirano a creare atmosfere che compongono solo il tappeto su cui si dipana l' intera composizione. E così si passa da brani dal flavour "punk-gotico" come l' opener "Dead Again" ad altri oscuri come in "Tripping a Blind Man" o ancora atmosfere più comuni al periodo "Bloody Kisses" come in "The Profits of Doom" (brano scelto anche come singolo dalla band), "She Burned Me Down" o la ballad "September Sun" capace di non scadere mai nel pacchiano nonostante il brano per come strutturato vi si presti abbastanza. Non mancano infine di fianco a composizioni articolate brani più semplici e diretti, come la già citata title-track, "Halloween in Heaven" o "Some Stupid Tomorrow" che si ricollegano proprio alle sonorità di "Life is Killing Me" correggendone però il tiro.
Decisamente un lavoro maestoso quindi, che rilancia appieno le quotazioni di una band che sembravano in netto ribasso per quanto la stampa ne potesse precedentemente dire in relazione esclusivamente al nome "blasonato". Una piacevolissima sorpresa...
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