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CASKETGARDEN - "Open the Casket, Enter the Garden"

CASKETGARDEN - "Open the Casket, Enter the Garden"
(Full-lenght, Metal Age Records, Gennaio 2006)

Voto: 7/10

Genere: Melodic Thrash/Death

Line-up: Istvàn Cseh (voce), Péter Musitz (chitarra), Balàsz Tòth (chitarra), Gabor Ori (basso), Attila Cseh (batteria)


Secondo full-lenght per gli ungheresi Casketgarden; visto il monicker della band immaginavo di trovarmi di fronte ai soliti "figliocci" di turno dei Dismember, ed invece con mio sommo piacere mi sono ritrovato alle prese con un dischetto più che onesto che nonostante non porti nulla di nuovo musicalmente parlando si distingue per livello qualitativo piuttosto alto e l' ottima attitudine della band che nei trentanove minuti di durata ci sbatte in faccia un thrash-death di chiara matrice svedese che fa dell' impatto frontale e melodia al tempo stesso il proprio trade-mark di fabbrica.

Netta l' influenza dei maestri At The Gates nel sound dei cinque ragazzi ungheresi, che si fa sentire sia nell riffing - caratterizzato da accelerazioni al fulmicotone ed uno spiccato senso della melodia, con armonizzazioni di chitarra incalzanti - sia nelle vocals di Cseh molto vicine a quelle del mitico "Tompa" Lindberg soprattutto per l' impostazione "hardcore" tipica del singer svedese.
I Casketgarden sanno quando premere sull'acceleratore e quando rallentare i ritmi, senza per questo scadere nei soliti brani acustici ormai inflazionati ma sempre dosando al meglio bordate sonore e rallentamenti che diventano un tutt'uno per l' intera durata del cd, senza per questo risultare noiosi all'ascolto.
Nonostante infatti la proposta possa probabilmente risultare troppo omogenea per come descritta, la band riesce a rendere interessanti tutti i brani lasciando così inalterata l'attenzione dell'ascoltatore verso tutte e 10 le songs che compongono questo "Open The Casket, Enter The Garden".
Si passa così con estremo piacere dall'opener "The First Handful Of Soil", più thrashy rispetto alle successive, ma che rappresenta solo un'intro strumentale nonostante i suoi quasi tre minuti di durata, alla successiva "Open The Casket" passando per altri capitoli interessanti come "Why The Vultures Cry?", "Poisonvein 1010011010" e soprattutto "...Alone As God" che in assoluto considero il miglior brano dell'album, caratterizzato da una slappata iniziale di basso che sfocia poi in un bel riff e l'attenzione per le melodie che nel brano in questione sono incentrate non solo sul sound ma anche sulla linea vocale, ma attenzione ciò non significa voci pulite, filtrate o quant'altro, anche qui il singer utilizza il solito screaming anche se più attento alla linea melodica piuttosto che all'impatto.
Insomma penso basti questo per descrivere al meglio un album che, pur non portando nulla di originale in luce è un piacere ascoltare per una band che a dispetto della giovane età dei suoi componenti è già attiva dal 1998 e dimostra di avere una capacità di songwriting e di esecuzione comuni a pochi ad oggi; sinceramente consigliato.

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