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LAETA MORS - "Perpetual Decay 233"

LAETA MORS - "Perpetual Decay 233"
(Demo, Autoproduzione, Gennaio 2005)

Voto: 6/10

Genere: Black/Thrash

Line-up: Diego Danelli (basso), Massimo Graglia (drum machine, voce, tastiere), Luca Vertemati (chitarra)


"Perpetual Decay 233" è il demo d'esordio dei milanesi Laeta Mors, band formata da tre componenti della gothic-band Darklight.

Il demo autoprodotto, contiene otto brani per una ventina di minuti di sano black-thrash arricchito da evidenti influenze più tipiche del metal estremo in generale in particolare death e brutal.
Sfuriate black interrotte da un riffing in pieno stile thrash (soprattutto quello teutonico) ed un cantato in growling abbastanza efficace, sono queste le principali coordinate stilistiche del lavoro molto old-school oriented e che colpisce l'ascoltatore con un attacco diretto e senza fronzoli.
All'ascolto dell' opener "Land Of Suffering" si riconoscono subito tutte le influenze convogliate dal terzetto lombardo in una sorta di "riassunto" del metal estremo tutto, in particolare con un connubio tra death e black particolarmente riuscito.
Le influenze più thrash della band iniziano a rinvenirsi dalla successiva "My Life Is Your Defeat" in cui ad una partenza ai limiti del grind risponde un riffing preciso e tagliente al punto giusto.
Brani che hanno destato maggiormente la mia attenzione sono stati la title-track (che in assoluto reputo il miglior episodio del demo) e la successiva "Lighthouse Keeper" caratterizzata dalle classiche bordate black del trio, spezzate da improvvisi stop e ripartenze improvvise caratterizzate da un riffing in perfetto stile Kreator.
Il demo di per sè discreto è inficiato però a mio parere da alcune caratteristiche che non gli permettono di fare il salto di qualità.
In primo luogo la produzione piuttosto scarsina, che se da un lato rende il lavoro più grezzo e cattivo (soprattutto per le vocals), dall'altro rende molte volte troppo caotico il sound creando un'accozzaglia di non sempre facile comprensione con gli strumenti che si accavallano.
In secondo luogo la decisione di affidare la sezione ritmica alla drum-machine che per quanto precisa e perfettamente programmata, difetta decisamente in quanto a suoni che risultano troppo sintetici ed innaturali non sposandosi con la musica proposta.
Comunque sia complessivamente l'album è decisamente interessante per cui ci si aspetta il salto di qualità con i prossimi lavori, sperando che i Laeta Mors continuino per la loro strada e magari si affidino ad un batterista in carne ed ossa.

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