MEGADETH - "United Abominations"
(Full-lenght, Roadrunner Records, Maggio 2007)
Voto: 4,5/10
Genere: Heavy/Thrash
Line-up: Dave Mustaine (voce, chitarra), Glen Drover (chitarra), James LoMenzo (basso), Shawn Drover (batteria)
Megadeth... dov'eravamo rimasti? Ah, sì certo agli ultimi pessimi dischi, allo scioglimento mai ben chiaro nelle sue motivazioni, al ritorno in pista del solo Mustaine in compagnia di onesti mestieranti al fine di portare avanti un nome ormai caduto troppo in basso più che altro al fine di ritrovarsi a continuare a puntare su quello "zoccolo duro" di aficionados della band statunitense e tornare a quei livelli di vendita da sempre tanto cari all'irrequieto musicista d'oltreoceano.
Megadeth... ma perchè continuare ad usare questo nome? Perchè non chiudere un ciclo ormai già bello e concluso con la pubblicazione del controverso "Risk"? Rimango amareggiato nell'assistere alla fine di una band, che attraverso lavori seminali negli anni '80 hanno dettato legge in ambito thrash (probabilmente ben più dei Metallica) e che in periodi di sputtanamento di molti illustri colleghi, hanno deliziato le platee con album del calibro di "Countdown to Extinction" o "Youthanasia" che virando decisamente verso territori più "heavy-oriented" erano segni tangibili di una band di classe, capace con il passare degli anni di voltare pagina mantenendo inalterato il proprio trademark fatto di una capacità compositiva comune a ben pochi.
Ed eccomi con questo stato d'animo a recensire il nuovo "United Abominations" nella speranza (così come ormai da 6-7 anni a questa parte) di imbattermi nel più classico dei "colpi di coda" e tornare a parlare dei veri 'Deth.
Rompiamo subito il ghiaccio, "United Abominations" non è un disco brutto ma semplicemente non è un disco da Megadeth. 11 brani senza capo nè coda, qualcuno carino (ma giusto tale), qualcuno semplicemente imbarazzante ed altri più attenti a catturare l'attenzione dell'ascoltatore attraverso il solito schema strofa-ritornello-strofa che denotano in Mustaine la perdita (se volontaria o meno questo non è dato saperlo) di quella capacità compositiva che lo poneva un gradino più in alto rispetto a tanti illustri colleghi.
Il genere proposto in questi 48 minuti di durata prosegue sul discorso intrapreso dalla band con gli ultimi lavori, estremizzandone però in maniera piuttosto netta la componente melodica. Qualche accenno puramente thrash quì e lì, il tutto però sempre riletto in un'ottica heavy-melodica che lascia decisamente cadere le braccia. Probabilmente se al posto dei Megadeth un album così lo avesse composto qualche altra band, magari alle prime armi, allora nulla avrei potuto eccepire alla proposta ma se a farlo è un individuo (Mustaine) contornato da una serie di musicisti che compongono una band che ormai non ha più senso di esistere, e ne rovinano ulteriormente una reputazione già scalfita dalle ultime produzioni, allora non c'è praticamente nulla da tollerare.
I primi due brani sono indicativi di quello che andremo a trovare in questo "United Abominations", ad iniziare dall'opener "Sleepwalker" (usata dalla band come singolo) che dopo una partenza promettente con un buon arpeggio si perde nella banalità e nella piattezza di una song più incentrata alla ricerca della melodia che ad altro; a seguire "Washington is Next!" prosegue sulle coordinate del precedente con la differenza che, almeno, in questo caso il brano tende a risultare maggiormente godibile. La prestazione vocale di Mustaine è poi semplicemente sotto tono, e si evince proprio da queste songs, che mostrano una ruffianeria semplicemente sconcertante.
Che dire poi della reprise di "A Tout le Monde (Set Me Free)"? Non contento Mustaine cerca anche di rovinare quanto di buono fatto nel passato della band arrivando addirittura a demolire completamente un gran bel brano, duettando con Cristina Scabbia dei Lacuna Coil notoriamente capace di trasformare in merda qualsiasi cosa tocchi con la sua voce; il brano citato rappresenta sicuramente il punto più basso dell' intero lavoro e probabilmente il più basso negli ultimi 10 anni di vita della band.
Per il resto del lavoro solo tanta melodia, chitarre arrotondate, sezione ritmica in alcuni casi inesistente (in particolare la batteria di Drover con un sound degno di ogni bel bustone di Dixan che si rispetti) e la già citata e pessima prestazione vocale di Mustaine che si ripete per l' intera durata del lavoro.
Il voto di cui sopra è condizionato tuttavia anche da brani un minimo riusciti (ma veramente pochi) come "Never Walk Alone... A Call to Arms" che malgrado un ritornello non proprio coinvolgente riesce un minimo ad incidere a livello strumentale o "Play for Blood" (finalmente un brano con un minimo di graniticità) e "Amerikhastan" dove possiamo finalmente accorgerci che qualcuno, vagamente (ma molto vagamente) si ricorda di suonare con i Megadeth.
In definitiva ennesima sofferenza per una band che ormai sempre più continua con le proprie mani a scavarsi la fossa. Decisamente bocciati nell'attesa di vederli dal vivo al Gods per vedere se almeno, è rimasto un minimo di motivazione in corpo a Mustaine.
Track-list:
01. Sleepwalker
02. Washington In Next!
03. Never Walk Alone...A Call to Arms
04. United Abominations
05. Gears of War
06. Blessed Are the Dead
07. Play for Blood
08. A tout le monde (Set Me Free)
09. Amerikhastan
10. You're Dead
11. Burnt Ice
(Full-lenght, Roadrunner Records, Maggio 2007)
Voto: 4,5/10
Genere: Heavy/Thrash
Line-up: Dave Mustaine (voce, chitarra), Glen Drover (chitarra), James LoMenzo (basso), Shawn Drover (batteria)
Megadeth... dov'eravamo rimasti? Ah, sì certo agli ultimi pessimi dischi, allo scioglimento mai ben chiaro nelle sue motivazioni, al ritorno in pista del solo Mustaine in compagnia di onesti mestieranti al fine di portare avanti un nome ormai caduto troppo in basso più che altro al fine di ritrovarsi a continuare a puntare su quello "zoccolo duro" di aficionados della band statunitense e tornare a quei livelli di vendita da sempre tanto cari all'irrequieto musicista d'oltreoceano.
Megadeth... ma perchè continuare ad usare questo nome? Perchè non chiudere un ciclo ormai già bello e concluso con la pubblicazione del controverso "Risk"? Rimango amareggiato nell'assistere alla fine di una band, che attraverso lavori seminali negli anni '80 hanno dettato legge in ambito thrash (probabilmente ben più dei Metallica) e che in periodi di sputtanamento di molti illustri colleghi, hanno deliziato le platee con album del calibro di "Countdown to Extinction" o "Youthanasia" che virando decisamente verso territori più "heavy-oriented" erano segni tangibili di una band di classe, capace con il passare degli anni di voltare pagina mantenendo inalterato il proprio trademark fatto di una capacità compositiva comune a ben pochi.
Ed eccomi con questo stato d'animo a recensire il nuovo "United Abominations" nella speranza (così come ormai da 6-7 anni a questa parte) di imbattermi nel più classico dei "colpi di coda" e tornare a parlare dei veri 'Deth.
Rompiamo subito il ghiaccio, "United Abominations" non è un disco brutto ma semplicemente non è un disco da Megadeth. 11 brani senza capo nè coda, qualcuno carino (ma giusto tale), qualcuno semplicemente imbarazzante ed altri più attenti a catturare l'attenzione dell'ascoltatore attraverso il solito schema strofa-ritornello-strofa che denotano in Mustaine la perdita (se volontaria o meno questo non è dato saperlo) di quella capacità compositiva che lo poneva un gradino più in alto rispetto a tanti illustri colleghi.
Il genere proposto in questi 48 minuti di durata prosegue sul discorso intrapreso dalla band con gli ultimi lavori, estremizzandone però in maniera piuttosto netta la componente melodica. Qualche accenno puramente thrash quì e lì, il tutto però sempre riletto in un'ottica heavy-melodica che lascia decisamente cadere le braccia. Probabilmente se al posto dei Megadeth un album così lo avesse composto qualche altra band, magari alle prime armi, allora nulla avrei potuto eccepire alla proposta ma se a farlo è un individuo (Mustaine) contornato da una serie di musicisti che compongono una band che ormai non ha più senso di esistere, e ne rovinano ulteriormente una reputazione già scalfita dalle ultime produzioni, allora non c'è praticamente nulla da tollerare.
I primi due brani sono indicativi di quello che andremo a trovare in questo "United Abominations", ad iniziare dall'opener "Sleepwalker" (usata dalla band come singolo) che dopo una partenza promettente con un buon arpeggio si perde nella banalità e nella piattezza di una song più incentrata alla ricerca della melodia che ad altro; a seguire "Washington is Next!" prosegue sulle coordinate del precedente con la differenza che, almeno, in questo caso il brano tende a risultare maggiormente godibile. La prestazione vocale di Mustaine è poi semplicemente sotto tono, e si evince proprio da queste songs, che mostrano una ruffianeria semplicemente sconcertante.
Che dire poi della reprise di "A Tout le Monde (Set Me Free)"? Non contento Mustaine cerca anche di rovinare quanto di buono fatto nel passato della band arrivando addirittura a demolire completamente un gran bel brano, duettando con Cristina Scabbia dei Lacuna Coil notoriamente capace di trasformare in merda qualsiasi cosa tocchi con la sua voce; il brano citato rappresenta sicuramente il punto più basso dell' intero lavoro e probabilmente il più basso negli ultimi 10 anni di vita della band.
Per il resto del lavoro solo tanta melodia, chitarre arrotondate, sezione ritmica in alcuni casi inesistente (in particolare la batteria di Drover con un sound degno di ogni bel bustone di Dixan che si rispetti) e la già citata e pessima prestazione vocale di Mustaine che si ripete per l' intera durata del lavoro.
Il voto di cui sopra è condizionato tuttavia anche da brani un minimo riusciti (ma veramente pochi) come "Never Walk Alone... A Call to Arms" che malgrado un ritornello non proprio coinvolgente riesce un minimo ad incidere a livello strumentale o "Play for Blood" (finalmente un brano con un minimo di graniticità) e "Amerikhastan" dove possiamo finalmente accorgerci che qualcuno, vagamente (ma molto vagamente) si ricorda di suonare con i Megadeth.
In definitiva ennesima sofferenza per una band che ormai sempre più continua con le proprie mani a scavarsi la fossa. Decisamente bocciati nell'attesa di vederli dal vivo al Gods per vedere se almeno, è rimasto un minimo di motivazione in corpo a Mustaine.
Track-list:
01. Sleepwalker
02. Washington In Next!
03. Never Walk Alone...A Call to Arms
04. United Abominations
05. Gears of War
06. Blessed Are the Dead
07. Play for Blood
08. A tout le monde (Set Me Free)
09. Amerikhastan
10. You're Dead
11. Burnt Ice
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