Passa ai contenuti principali

CHIMAIRA - "Resurrection"

CHIMAIRA - "Resurrection"
(Full-lenght, Ferret Music, Marzo 2007)

Voto: 8/10

Genere: Groove/Metalcore

Line-up: Mark Hunter (voce, chitarra), Rob Arnold (chitarra), Matt DeVries (chitarra),  Jim LaMarca (basso), Andols Herrick (batteria), Chris Spicuzza (elettronica, tastiere)

Ho sempre seguito con notevole interesse la carriera discografica degli statunitensi Chimaira band definita da tutti come metalcore ma la cui definizione oltre ad essere fuorviante per l' impatto ed il modo di suonare del combo è da sempre piuttosto riduttiva.

Partiti da un album d'esordio probabilmente troppo ingenuo, Hunter e soci sono arrivati a forgiare un sound sempre più personale e caratteristico, e con questo "Resurrection" fanno un notevole passo avanti arrivando così a produrre senza ombra di dubbio il loro miglior lavoro.
Sfido chiunque ad inserire questo disco nel lettore e parlare, dopo un singolo ascolto, di semplice metalcore... All' interno di questi 58 minuti potrete infatti trovare di tutto, dal thrash al death, aggiungendovi un tocco di industrial (dato dall'utilizzo in alcuni frangenti di samples e sintetizzatori) e riferimenti più o meno vaghi in alcuni casi addirittura ad elementi più comuni a progressive e doom!!!
Ma non lasciatevi ingannare dall'ultima affermazione, "Resurrection" suona così come i Chimaira hanno sempre fatto ovvero tosto, diretto e tirato fino all'ultimo. Ma le differenze rispetto all'album in questione ed i precedenti sono sotto gli occhi (o meglio le orecchie) di tutti. Quello che più colpisce all'ascolto del lavoro è infatti l' incredibile passo in avanti a livello di songwriting, la forma-canzone non è più quella di sempre ed i Chimaira danno vita a composizioni molto varie al loro interno non più attaccate a quegli schemi quasi pre-impostati dei primi lavori. Non esiste in questo "Resurrection" un brano che inizia in un modo e termina in un altro, tutto è maledettamente vario e sontuoso e non bastano certo episodi contraddittori come "Killing the Beast" ad inficiare un lavoro tra i migliori che mi sia capitato di ascoltare in questo 2007.
E così sin dall'opener "Resurrection" si capisce di che pasta sono fatti i Chimaira versione-2007, e parliamo in questo caso di un brano potente, diretto, immediato che malgrado una forma che non sposta di tanto il tiro rispetto a quanto gli statunitensi ci avevano fin d'ora mostrato, denota una freschezza compositiva ed una capacità di spaccare comune a ben poche bands. Ma gli apici del lavoro si raggiungono in quei brani più "sperimentali" che lasciano a bocca aperta tutti quelli che finora conoscevano la band. In particolar modo "Six" brano dagli oltre 9 minuti di durata in cui dopo una partenza ai limiti del dark sfocia in un mid-tempos potente per poi svariare al suo interno verso lidi ai limiti del doom con un lavoro di chitarre semplicemente entusiasmante capace di variare completamente tema e di spingersi addirittura verso melodie orientaleggianti e dannatamente oscure che si sposano al meglio con inserti di tastiera e samples. È difficile spiegarvi un brano così vario ed intenso a parole, ma rappresenta probabilmente il miglior episodio dei Chimaira fin qui prodotto.
Che dire poi delle varie "Pleasure in Pain" (che mostra il lato più progressive della band) o ancora la conclusiva "Empire" classico esempio di nu-thrash sinfonico. Qualcosa da eccepire alla band? Probabilmente solo una leggera caduta di stile con "Killing the Beast" brano più semplice rispetto alle altre ma che, probabilmente, non avrebbe sfigurato in qualsiasi altro album del combo visto che l' impressione che mi ha destato è stata quella di trovarsi troppo fuori dal contesto complessivo del lavoro.
Insomma, procuratevi tutti questo "Resurrection" disco capace di lasciare intatta la natura dei Chimaira arrivando a toccare lidi poco comuni ed inesplorati a tutte le nuove leve del genere. Un passo avanti entusiasmante!


Commenti

Post popolari in questo blog

PANDEMONIUM CARNIVAL "Pandemonium Carnival II" (Recensione)

Full-length, Ghost Record Label (2024) I Pandemonium Carnival hanno deciso di riportare in auge un genere musicale in stile anni '80/'90 che si rifà al classico Punk Rock "Horror" sulla scia dei Misfits, per citarne una . Non vanno troppo per il sottile e neanche si preoccupano di essere "copioni", perchè grazie al loro modo di proporre musica sciorinano una speciale formula diretta e sagace.  Tutto questo è riconducibile al loro nuovo album chiamato semplicemente "Pandemonium Carnival II". Un punk rock robusto, creativo e snello che scivola via come l'olio, dove sono presenti passi fondamentali, che determinano quei gradi di originalità sufficienti a non farli accostare troppo a figure già note sulla scena. In questo ascolto è presente una certa “carnalità” di fondo che passa con fare solido e deciso sopra una tracklist ben studiata, sempre propensa nel conferire piacevoli scossoni.  "Pandemonium Carnival II", è un disco caparbio, ch

ARTIFICIAL HEAVEN "Digital Dreams" (Recensione)

Full-length, My Kingdom Music (2024) Alcune note biografiche per presentare questa band al suo esordio: " Band romana, formatasi a fine ottobre 2021 dalle ceneri di Witches Of Doom e altri progetti, Gli ARTIFICIAL HEAVEN hanno creato un mix diversificato di Gothic -rock dal sapore epico che mostra in pieno le influenze di grandi artisti degli anni Ottanta, tra cui The Cult, Bauhaus, Sisters of Mercy, Fields of the Nephilim, Killing Joke e Iggy Pop. "Digital Dreams" è un concentrato di gothic rock e post-punk con vibrazioni arricchite dalla collaborazione di ospiti illustri tra cui Francesco Sosto e Riccardo Studer. Sebbene non sia un vero concept album, alcuni dei testi di "Digital Dreams" sono legati tra loro da un chiaro comune filo conduttore ovvero l'accelerazione della rivoluzione digitale e dei suoi effetti sulla vita di tutti noi. Registrato agli Outer Sound Studios con il produttore Giuseppe Orlando, è disponibile in un'edizione deluxe la cui co

NITRITONO "Cecità" (Recensione)

Full-length, My Kingdom Music (2024) Due album pubblicati e uno split coi Ruggine, i Nitritono con questo “Cecità” esplorano l'ambiziosa prova del concept album, che in questo caso si basa sull’omonimo romanzo dello scrittore portoghese Josè Saramago, che racconta il tema dell’indifferenza nella società moderna. Il suono esce fuori è fragoroso e davvero imponente e le urla strozzate di Siro Giri, anche chitarrista, colpiscono duro l'ascoltatore sin dal primo brano in scaletta, l'ottimo "A Denti Stretti (pt. 1)" che presagisce poi un album torbido e inquieto, che chiama in causa sia i primordi del genere post metal di band come Neurosis, ma che si concentra sul presente a conti fatti, non andando a copiare nessuno in particolare. Gli arpeggi di chitarra, le dissonanze, le esplosioni di rabbia incontenibile riportano a scenari cupi dell'umanità, ben rappresentati dal concept scelto. Ci sono anche vaghi rimandi allo stoner particolare e sfaccettato di band come i