VITALY - "The Darkest Love"
(Demo, Autoproduzione, 2005)
Voto: 6,5/10
Genere: Gothic Metal
Line-up: Tommy Vitali (tutti gli strumenti)
Progetto parallelo per Tommaso Vitali axe-man dei power metallers fiorentini Seven Gates, che con "The Darkest Love" abbandona le sonorità della band toscana per virare verso un gothic-rock piuttosto originale che in molti frangenti si avvicina a certe sonorità dark-wave più vicine a Fields Of The Nephilim e certi Sister Of Mercy più "rockettari".
Nel demo in oggetto, è il chitarrista toscano a suonare tutti gli strumenti affidandosi solo per la parte vocale a Stefano Senesi leader dei nostrani Renegade la cui prestazione è ottima, riuscendo a trasmettere al lavoro il giusto feeling dark senza riproporre i soliti stereotipati vocalizzi attualmente tanto di moda.
Il risultato è buono, i brani sono piuttosto vari, i cori azzeccati e la musica riesce a non risultare mai banale; in linea di massima la potremmo definire come un perfetto incrocio tra la scena gothic attuale (in particolare 69 Eyes e Sentenced) e quella degli 80's più incentrata sul dark.
Andando nello specifico il demo si apre con "The Darkest Love" brano molto vicino ai Fields Of The Nephilim arricchito da un refrain molto accattivante, mentre la successiva "Kissing The Rose" è meno originale, con un giro di tastiera che riporta alla mente i Sentenced ma non per questo la song in questione risulta noiosa.
Segue poi "Church Of Solitude" caratterizzata da continui arpeggi di chitarra che ci introducono attraverso un ritornello orecchiabile e malinconico tornando a toccare lidi più comuni al dark.
Non mi ha convinto molto invece la traccia conclusiva, "In Blood We Trust" che non presenta il mordente delle successive risultando piuttosto anomala.
Tirando le somme un discreto demo, ottima la registrazione avvenuta negli studi di casa di Vitali, e come già detto anche la prestazione vocale che dona al lavoro quel lato scuro e romantico che il chitarrista fiorentino voleva esprimere con questo progetto.
17 minuti sono probabilmente troppo pochi per dare una valutazione più precisa al lavoro, ma come leggo dalla bio Vitaly va considerata una band vera e propria, aspettiamoci quindi un seguito e se il buongiorno si vede dal mattino...
(Demo, Autoproduzione, 2005)
Voto: 6,5/10
Genere: Gothic Metal
Line-up: Tommy Vitali (tutti gli strumenti)
Progetto parallelo per Tommaso Vitali axe-man dei power metallers fiorentini Seven Gates, che con "The Darkest Love" abbandona le sonorità della band toscana per virare verso un gothic-rock piuttosto originale che in molti frangenti si avvicina a certe sonorità dark-wave più vicine a Fields Of The Nephilim e certi Sister Of Mercy più "rockettari".
Nel demo in oggetto, è il chitarrista toscano a suonare tutti gli strumenti affidandosi solo per la parte vocale a Stefano Senesi leader dei nostrani Renegade la cui prestazione è ottima, riuscendo a trasmettere al lavoro il giusto feeling dark senza riproporre i soliti stereotipati vocalizzi attualmente tanto di moda.
Il risultato è buono, i brani sono piuttosto vari, i cori azzeccati e la musica riesce a non risultare mai banale; in linea di massima la potremmo definire come un perfetto incrocio tra la scena gothic attuale (in particolare 69 Eyes e Sentenced) e quella degli 80's più incentrata sul dark.
Andando nello specifico il demo si apre con "The Darkest Love" brano molto vicino ai Fields Of The Nephilim arricchito da un refrain molto accattivante, mentre la successiva "Kissing The Rose" è meno originale, con un giro di tastiera che riporta alla mente i Sentenced ma non per questo la song in questione risulta noiosa.
Segue poi "Church Of Solitude" caratterizzata da continui arpeggi di chitarra che ci introducono attraverso un ritornello orecchiabile e malinconico tornando a toccare lidi più comuni al dark.
Non mi ha convinto molto invece la traccia conclusiva, "In Blood We Trust" che non presenta il mordente delle successive risultando piuttosto anomala.
Tirando le somme un discreto demo, ottima la registrazione avvenuta negli studi di casa di Vitali, e come già detto anche la prestazione vocale che dona al lavoro quel lato scuro e romantico che il chitarrista fiorentino voleva esprimere con questo progetto.
17 minuti sono probabilmente troppo pochi per dare una valutazione più precisa al lavoro, ma come leggo dalla bio Vitaly va considerata una band vera e propria, aspettiamoci quindi un seguito e se il buongiorno si vede dal mattino...
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