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RAISE HELL - "City of the Damned"

RAISE HELL - "City of the Damned"
(Full-lenght, Black Lodge Records, Maggio 2006)

Voto: 5/10

Genere: Thrash Metal

Line-up: Niklas Sjostrom (basso), Dennis Ekdahl (batteria), Jonas Nilsson (chitarra), Jimmy Fjallendahl (voce), Joakim Kulo (chitarra)


E ci risiamo!!! Del resto era un pò di tempo che non avevo più a che fare con lavori di questo tipo e purtroppo quando stavo ripensando con mia immensa gioia a questo, ecco che mi capita tra le mani il disco dei Raise Hell.

Mi spiego meglio, il tipo di lavori di cui parlo è il classico disco copia-incolla dei mostri sacri, fatto di produzione cristallina, perizia tecnica eccellente ma idee zero; i classici lavori che insomma saranno lodati dai più, all'insegna di quella "onestà intellettuale" che tali bands decantano per nascondere la loro pochezza compositiva.
Suonano così perchè sono devoti a questo tipo di sonorità? Sarà anche vero, però troppo facile imbracciare una chitarra e dopo qualche anno di cover di Metallica, Slayer e compagnia varia iniziare a comporre musica semplicemente tentando di riproporre quanto fatto dalle suddette storiche bands.
Dopo questo preambolo - direi "sfogo" più che altro :D - passiamo ad analizzare l'album. I Raise Hell sono una band svedese attiva dal 1997 e con già tre full-lenght alle spalle, e nonostante la nazionalità si cimentano in un thrash metal duro e puro in pieno stile Bay Area.
La furia compositiva della band è sicuramente accomunabile a bands come Overkill ed Exodus facendo anche qualche puntatina in alcune occasioni in territori più slayeriani.
Il risultato? Bè, se amate alla follia il thrash più tradizionalista e non ve ne frega assolutamente nulla di un briciolo di originalità, e magari amate ascoltare alla follia sempre la stessa solfa, preferendo un assolo piazzato bene o un riff chirurgico piuttosto che qualche idea, allora per voi il risultato sarebbe un album fondamentale.
Se invece di certa roba potete anche farne a meno, e soprattutto valutate un album sotto un punto di vista artistico più che affettivo, potrete rendervi conto dei limiti di questo "City of the Damned".
Ad un ottima perizia tecnica fa da contraltare quindi la mancanza di idee pressochè imbarazzante, e soprattutto una incapacità di rendere perlomeno un brano in grado di distinguersi dagli altri, rendendo così il lavoro anche noioso nei suoi tre quarti d'ora di durata.
Vanno però rimarcati anche gli aspetti positivi - purtroppo pochi - dell'album ed in particolar modo la sezione ritmica che in brani come "Devil's Station" o "Like Clown We Crawl" spaccano di brutto.
Ora, il voto di cui sopra è la logica risultante delle caratteristiche già citate, probabilmente quasi nessuno sarà d'accordo con me ma dico a certa gente di svegliarsi, nel 2006 ne abbiamo le palle piene di lavori stereotipati come questo.

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