GLACIAL FEAR - "Filthy Planet"
(Full-lenght, Escape from Today, Ottobre 2007)
Voto: 7/10
Genere: Thrash/Death
Line-up: Tat0 (basso), Giuseppe Pascale (voce), Gianluca Molè (chitarra), Enzo Rotondaro (batteria)
Tanto di cappello ai calabresi Glacial Fear, band attiva da ormai 15 anni che giunge con questo "Filthy Planet" alla pubblicazione del suo settimo lavoro tra cd, promos e 7'' che hanno dato lustro - nel corso degli anni - alla band sempre rimanendo (purtroppo per loro) relegati nella scena underground nazionale.
Il disco in questione, che si presenta perfettamente "confezionato" forte com'è di un'artwork ben curato e soprattutto di un'elegante confezione versione-dvd con ottimo booklet incorporato, ci presenta 9 tracce che si dipanano in 28 minuti di sano death-core con l'aggiunta di interessanti samples che rendono la proposta ben distinguibile dal resto della massa e piuttosto lontana da quelli che sono gli stilemi tipici del genere.
E del resto i Glacial Fear hanno sempre dimostrato di saper osare nel corso della propria carriera, in particolar modo considerando l' evoluzione musicale che li ha portati a plasmare questo tipo di sound, dopo gli esordi di chiara matrice death-classico ed il breve intermezzo cyber-thrash di alcuni precedenti lavori.
Quello che più balza all'orecchio all'ascolto di "Filthy Planet" è senza ombra di dubbio la semplicità della proposta che risulta diretta e mai scontata, il che non è mai facile quando vuoi distinguerti dal resto della massa. E così il riffing è sempre preciso e chirurgico, in alcuni casi "svedese" il giusto in altri più cupo e pesante (innegabili in questo caso le inflessioni death degna eredità del passato) donano grande varietà al lavoro e le vocals di Pascale rendono al meglio e sono "cattive" il giusto anche se forse un pò troppo monocordi, considerazione questa che viene in luce in particolar modo se vengono raffrontate a brani che - musicalmente parlando - risultano diversi tra loro, ma questo non vuole assolutamente inficiare la validità e l' estremo coinvolgimento che provoca l'ascolto del lavoro, e soprattutto non vuole criticare in nessun modo l'aspetto vocale di un singer molto valido.
Parlavamo di brani vari al loro interno, eh sì perchè questo "Filthy Planet" non è di certo il solito album death-core ma al suo interno contiene una serie di composizioni piuttosto eterogenee che sfociano nell'hardcore più classico di "Hannibal Sleeps for 8,5 years" andando a toccare anche episodi più comuni al thrash ("The Common Will", "Outburst") al death classico ("Into the Torture House") e ad atmosfere più "swedish" ("Walk Away").
Un cenno meritano anche quei brani tipicamente death-core cui però l' inserimento di samples donano una freschezza compositiva spiazzante, come l' opener "Addicted to Chaos" che apre alla grande un album chiuso da una song più sperimentale, "In Calabria" in cui samples e chitarre si uniscono alla grande per formare un brano più insolito ma decisamente godibile.
Insomma stiamo parlando di un lavoro decisamente apprezzabile, che forte non solo di un'ottima qualità musicale, ma anche di un artwork ed un packaging di tutto rispetto colpisce direttamente l'ascoltatore senza risultare noioso alla lunga, caratteristica questa che contraddistingue il buon 80% delle band del genere, date una chance quindi a questo interessantissimo combo calabrese e non ve ne pentirete.
(Full-lenght, Escape from Today, Ottobre 2007)
Voto: 7/10
Genere: Thrash/Death
Line-up: Tat0 (basso), Giuseppe Pascale (voce), Gianluca Molè (chitarra), Enzo Rotondaro (batteria)
Tanto di cappello ai calabresi Glacial Fear, band attiva da ormai 15 anni che giunge con questo "Filthy Planet" alla pubblicazione del suo settimo lavoro tra cd, promos e 7'' che hanno dato lustro - nel corso degli anni - alla band sempre rimanendo (purtroppo per loro) relegati nella scena underground nazionale.
Il disco in questione, che si presenta perfettamente "confezionato" forte com'è di un'artwork ben curato e soprattutto di un'elegante confezione versione-dvd con ottimo booklet incorporato, ci presenta 9 tracce che si dipanano in 28 minuti di sano death-core con l'aggiunta di interessanti samples che rendono la proposta ben distinguibile dal resto della massa e piuttosto lontana da quelli che sono gli stilemi tipici del genere.
E del resto i Glacial Fear hanno sempre dimostrato di saper osare nel corso della propria carriera, in particolar modo considerando l' evoluzione musicale che li ha portati a plasmare questo tipo di sound, dopo gli esordi di chiara matrice death-classico ed il breve intermezzo cyber-thrash di alcuni precedenti lavori.
Quello che più balza all'orecchio all'ascolto di "Filthy Planet" è senza ombra di dubbio la semplicità della proposta che risulta diretta e mai scontata, il che non è mai facile quando vuoi distinguerti dal resto della massa. E così il riffing è sempre preciso e chirurgico, in alcuni casi "svedese" il giusto in altri più cupo e pesante (innegabili in questo caso le inflessioni death degna eredità del passato) donano grande varietà al lavoro e le vocals di Pascale rendono al meglio e sono "cattive" il giusto anche se forse un pò troppo monocordi, considerazione questa che viene in luce in particolar modo se vengono raffrontate a brani che - musicalmente parlando - risultano diversi tra loro, ma questo non vuole assolutamente inficiare la validità e l' estremo coinvolgimento che provoca l'ascolto del lavoro, e soprattutto non vuole criticare in nessun modo l'aspetto vocale di un singer molto valido.
Parlavamo di brani vari al loro interno, eh sì perchè questo "Filthy Planet" non è di certo il solito album death-core ma al suo interno contiene una serie di composizioni piuttosto eterogenee che sfociano nell'hardcore più classico di "Hannibal Sleeps for 8,5 years" andando a toccare anche episodi più comuni al thrash ("The Common Will", "Outburst") al death classico ("Into the Torture House") e ad atmosfere più "swedish" ("Walk Away").
Un cenno meritano anche quei brani tipicamente death-core cui però l' inserimento di samples donano una freschezza compositiva spiazzante, come l' opener "Addicted to Chaos" che apre alla grande un album chiuso da una song più sperimentale, "In Calabria" in cui samples e chitarre si uniscono alla grande per formare un brano più insolito ma decisamente godibile.
Insomma stiamo parlando di un lavoro decisamente apprezzabile, che forte non solo di un'ottima qualità musicale, ma anche di un artwork ed un packaging di tutto rispetto colpisce direttamente l'ascoltatore senza risultare noioso alla lunga, caratteristica questa che contraddistingue il buon 80% delle band del genere, date una chance quindi a questo interessantissimo combo calabrese e non ve ne pentirete.
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