DISMEMBER - "The God That Never Was"
(Full-lenght, Candlelight Records, Marzo 2006)
Voto: 8/10
Genere: Death Metal
Line-up: Matti Karki (voce), David Blomqvist (chitarra, basso), Martin Persson (chitarra, basso), Fred Estby (batteria)
Recensire un disco dei Dismember senza essere plagiati dal nome e dal prestigio che si cela dietro ad esso è sempre impresa piuttosto ardua, così come è impresa ardua rendersi conto dell' effettivo valore del prodotto se paragonato agli apici compositivi della band svedese raggiunti ai tempi di capolavori immortali del calibro di "Massive Killing Capacity" o "Death Metal"; o perlomeno così è stato per il precedente "Where Ironcrosses Grow" che aveva interrotto in maniera non particolarmente convincente un silenzio che si era protratto per quattro anni.
Ebbene, sono fiero di annunciare che "The God That Never Was" non ha bisogno di alcun preconcetto od alcun paragone rispetto a quanto i Dismember hanno sempre prodotto o rappresentato. È la musica prodotta dagli svedesi a parlare e soprattutto una capacità di risollevarsi nonostante i quasi 20 anni di onorata carriera ed un genere e modo di suonare piuttosto avanti col tempo.
Da sempre portabandiera di un certo modo di suonare death metal "europeo" scevro da ogni tentazione swedish che ha inflazionato il mercato da metà anni novanta in poi, i Dismember sono stati sempre sulla cresta dell' onda al fianco dei connazionali Entombed, ma con la svolta di questi ultimi possiamo dire che sono rimasti i soli attualmente a suonare alla loro maniera, e che maniera!
"The God That Never Was" parte subito con l' omonima title-track, al solito feroce, grezza, ruvida, ma sempre di una liricità unica; il pezzo è fortemente old-school e sembra quasi una manifestazione di forza della band che riesce a dimostrare al mondo intero come si possa ancora suonare sano e grezzo death metal nel 2006 senza per questo risultare anacronistici.
Neanche il tempo di respirare ed ecco piombare come un macigno sull'ascoltatore la successiva "Shadows Of The Mutilated" un altro assalto sonoro in pieno Dismember-style ma che rispetto alla precedente dimostra una maggiore attenzione per gli arrangiamenti che in alcuni casi toccano lidi più comuni al thrash.
Con la successiva "Time Heals Nothing" il livello qualitativo non tende a calare ed anche in questo caso la band non lascia nulla di intentato puntando fortemente sull' impatto e dimostrando in questo caso anche tutta la perizia tecnica della band.
I Dismember continuano a sfornare una gemma dietro l'altra, e subito dopo arriva la claustrofobica "Autopsy" a spezzare un pò la velocità delle precedenti tracks, ma cambiando l' ordine degli addendi il risultato non cambia, e nonostante i ritmi più bassi gli svedesi non perdono certo l' impatto e la potenza dimostrati dando luce ad uno degli episodi più interessanti dell'album, donando ad esso certa carica "doom".
Basterebbero solo queste prime quattro tracce per obbligarne l'acquisto, ma "The God That Never Was" ci regala anche altri gioielli come la meravigliosa strumentale "Phantoms Of The Oath" come l'assalto frontale di "Trail Of The Dead" o come i ritmi nuovamente oscuri e cadenzati di "Into The Temple Of Humiliation".
Insomma, i Dismember dopo gli ultimi due passaggi a vuoto si sono rimessi in discussione e si sono saputi rialzare alla grande. La qualità dell'album è la giusta ricompensa per una band che da anni continua con umiltà ed onestà a portare avanti il proprio credo musicale partito anni orsono. Da avere a tutti i costi.
(Full-lenght, Candlelight Records, Marzo 2006)
Voto: 8/10
Genere: Death Metal
Line-up: Matti Karki (voce), David Blomqvist (chitarra, basso), Martin Persson (chitarra, basso), Fred Estby (batteria)
Recensire un disco dei Dismember senza essere plagiati dal nome e dal prestigio che si cela dietro ad esso è sempre impresa piuttosto ardua, così come è impresa ardua rendersi conto dell' effettivo valore del prodotto se paragonato agli apici compositivi della band svedese raggiunti ai tempi di capolavori immortali del calibro di "Massive Killing Capacity" o "Death Metal"; o perlomeno così è stato per il precedente "Where Ironcrosses Grow" che aveva interrotto in maniera non particolarmente convincente un silenzio che si era protratto per quattro anni.
Ebbene, sono fiero di annunciare che "The God That Never Was" non ha bisogno di alcun preconcetto od alcun paragone rispetto a quanto i Dismember hanno sempre prodotto o rappresentato. È la musica prodotta dagli svedesi a parlare e soprattutto una capacità di risollevarsi nonostante i quasi 20 anni di onorata carriera ed un genere e modo di suonare piuttosto avanti col tempo.
Da sempre portabandiera di un certo modo di suonare death metal "europeo" scevro da ogni tentazione swedish che ha inflazionato il mercato da metà anni novanta in poi, i Dismember sono stati sempre sulla cresta dell' onda al fianco dei connazionali Entombed, ma con la svolta di questi ultimi possiamo dire che sono rimasti i soli attualmente a suonare alla loro maniera, e che maniera!
"The God That Never Was" parte subito con l' omonima title-track, al solito feroce, grezza, ruvida, ma sempre di una liricità unica; il pezzo è fortemente old-school e sembra quasi una manifestazione di forza della band che riesce a dimostrare al mondo intero come si possa ancora suonare sano e grezzo death metal nel 2006 senza per questo risultare anacronistici.
Neanche il tempo di respirare ed ecco piombare come un macigno sull'ascoltatore la successiva "Shadows Of The Mutilated" un altro assalto sonoro in pieno Dismember-style ma che rispetto alla precedente dimostra una maggiore attenzione per gli arrangiamenti che in alcuni casi toccano lidi più comuni al thrash.
Con la successiva "Time Heals Nothing" il livello qualitativo non tende a calare ed anche in questo caso la band non lascia nulla di intentato puntando fortemente sull' impatto e dimostrando in questo caso anche tutta la perizia tecnica della band.
I Dismember continuano a sfornare una gemma dietro l'altra, e subito dopo arriva la claustrofobica "Autopsy" a spezzare un pò la velocità delle precedenti tracks, ma cambiando l' ordine degli addendi il risultato non cambia, e nonostante i ritmi più bassi gli svedesi non perdono certo l' impatto e la potenza dimostrati dando luce ad uno degli episodi più interessanti dell'album, donando ad esso certa carica "doom".
Basterebbero solo queste prime quattro tracce per obbligarne l'acquisto, ma "The God That Never Was" ci regala anche altri gioielli come la meravigliosa strumentale "Phantoms Of The Oath" come l'assalto frontale di "Trail Of The Dead" o come i ritmi nuovamente oscuri e cadenzati di "Into The Temple Of Humiliation".
Insomma, i Dismember dopo gli ultimi due passaggi a vuoto si sono rimessi in discussione e si sono saputi rialzare alla grande. La qualità dell'album è la giusta ricompensa per una band che da anni continua con umiltà ed onestà a portare avanti il proprio credo musicale partito anni orsono. Da avere a tutti i costi.
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