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RAIN PAINT - "Disillusion of Purity"

RAIN PAINT - "Disillusion of Purity"
(Full-lenght, My Kingdom Music, Aprile 2006)

Voto: 6,5/10

Genere: Gothic Metal

Line-up: Aleksi Ahokas (chitarra, voce, basso), Sami Koikkalainen (chitarra), Tim Toivanen (batteria)


Nuovo lavoro per i finlandesi Rain Paint, che con "Disillution of Purity" ci propongono un album molto valido e maturo.

La giovane band nordica - attiva dal 2002 - ci propone un interessante gothic/dark con elementi in alcune occasioni accomunabili a certo death melodico dati soprattutto dall'inserimento di sporadici inserti in growl capaci di creare grandi atmosfere.
In parole spiccie, se volete capire qual'è la reale proposta dei Rain Paint, prendete Katatonia, Anathema ultimo periodo, Grave Flowers, Klimt 1918, e The Cure unite il tutto in un unica sintesi musicale ed ecco descritto il sound di questo "Disillution of Purity"; significativa in tal senso la definizione di "mournful metal" con cui l'album viene descritto nel foglio promozionale.
E così i Rain Paint creano un album godibile e veramente ben fatto, che perde un pò di mordente in alcune occasioni quando la band sembra volersi in qualche modo accostare ad un sound più morbido tipico di alcune bands connazionali (Sentenced e compagnia cantando); tentazioni che rimangono comunque tali, visto che i pezzi per cui lamentarsi in questo album sono veramente pochi.
La band è infatti è capace di creare melodie avvolgenti strizzando l' occhio proprio agli Anathema del periodo "Alternative 4" ed al tempo stesso spezzare il ritmo con growling improvvise ma mai cavernose capaci di portare avanti la linea melodica del brano e di mantenerne inalterato il pathos, come nell' opener "Year of Two" brano fortemente malinconico e caratterizzato da una serie di arpeggi da applausi.
Con la successiva "Give Back my Heart" si passa invece ad un sound decisamente più morbido che pur risultando di piacevole ascolto magari tende un pò troppo a spostarsi verso lidi tipicamente gothic-metal perdendo così un pò quell' originalità dimostrata nel primo brano.
Le influenze dei The Cure sono dimostrate soprattutto con "Disintegration" cover di uno dei classici della band inglese riletta dalla band in maniera estremamente personale, capace di non far perdere al brano le bellissime atmosfere dell' originale.
L'album prosegue così con estremo piacere, tra arpeggi melodici ed improvvise ripartenze sempre care a livello di riffing ai maestri Katatonia.
Purtroppo quì e lì vi sono piccole cadute di stile, che per quanto comunque rare e limitate a piccolissime parti non permettono all'album di fare il definitivo salto di qualità.
Comunque sia, l'album è decisamente buono soprattutto considerando che stiamo parlando di una band giovane, nata solo quattro anni fa ma che dimostra una grandissima capacità compositiva.

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