KALMAH - "The Black Waltz"
(Full-lenght, Spikefarm Records, Febbraio 2006)
Voto: 6,5/10
Genere: Melodic Death
Line-up: Pekka Kokko (voce, chitarra), Antti Kokko (chitarra), Marco Sneck (tastiere), Timo Lehtinen (basso), Janne Kusmin (batteria)
Quarto album per i finlandesi Kalmah, che con "The Black Waltz" ci propongono una miscela sonora composta da una base power- speed arricchita da elementi più comuni al metal estremo ed in particolare al death (soprattutto per le vocals).
Il risultato è un album discreto, che certo paga un pò la scarsa originalità del genere di partenza ma che aggiunge qualcosa in più rispetto ai concorrenti Children of Bodom e compagnia varia.
Particolarità che differenzia "The Black Waltz" rispetto ai suoi predecessori è senza ombra di dubbio una maggiore attenzione per le melodie create soprattutto da un utilizzo delle tastiere piuttosto accurato e mai rivolto all'autocompiacimento.
In altre parole siamo di fronte ad un album godibile in tutti i suoi 47 minuti di durata in cui la band riesce a variare senza così annoiare l'ascoltatore.
Si parte subito con un brano diretto come "Defeat" che assimila al meglio il Children of Bodom-sound dei primi due album (per intenderci "Something Wild" e "Hatebreeder" gli unici veramente degni di nota) il quale viene arricchito da una maggiore attenzione per le melodie ed un certo orientamento black, che non lascerà sicuramente indifferente chiunque si avvicini a questo lavoro.
Occhio anche alle influenze "viking" della band ("Bitter Metallic Side"), e la ricerca del perfetto bilanciamento tra melodia e brutalità, vedere al proposito la successiva "Time Takes Us All".
Da segnalare anche la title-track, pezzo più cadenzato rispetto agli altri ma che presenta il punto di congiunzione dato dalla solita attenzione per le melodie che riescono a creare un'ottima atmosfera, che ci introduce alla seconda parte dell'album caratterizzata da brani più aggressivi come "With Terminal Intensity" e soprattutto "Mindrust" con un riffing ai limiti del thrash.
Insomma un lavoro discreto, che va a posizionarsi però in una nicchia piuttosto affollata negli ultimi tempi ma di cui i finlandesi possono rappresentare senza ombra di dubbio una delle migliori realtà del panorama attuale.
Tirando le somme quindi, se volete godervi tre quarti d'ora di buona musica orientatevi pure verso "The Black Waltz" se invece è l' originalità che andate cercando, girate largo.
(Full-lenght, Spikefarm Records, Febbraio 2006)
Voto: 6,5/10
Genere: Melodic Death
Line-up: Pekka Kokko (voce, chitarra), Antti Kokko (chitarra), Marco Sneck (tastiere), Timo Lehtinen (basso), Janne Kusmin (batteria)
Quarto album per i finlandesi Kalmah, che con "The Black Waltz" ci propongono una miscela sonora composta da una base power- speed arricchita da elementi più comuni al metal estremo ed in particolare al death (soprattutto per le vocals).
Il risultato è un album discreto, che certo paga un pò la scarsa originalità del genere di partenza ma che aggiunge qualcosa in più rispetto ai concorrenti Children of Bodom e compagnia varia.
Particolarità che differenzia "The Black Waltz" rispetto ai suoi predecessori è senza ombra di dubbio una maggiore attenzione per le melodie create soprattutto da un utilizzo delle tastiere piuttosto accurato e mai rivolto all'autocompiacimento.
In altre parole siamo di fronte ad un album godibile in tutti i suoi 47 minuti di durata in cui la band riesce a variare senza così annoiare l'ascoltatore.
Si parte subito con un brano diretto come "Defeat" che assimila al meglio il Children of Bodom-sound dei primi due album (per intenderci "Something Wild" e "Hatebreeder" gli unici veramente degni di nota) il quale viene arricchito da una maggiore attenzione per le melodie ed un certo orientamento black, che non lascerà sicuramente indifferente chiunque si avvicini a questo lavoro.
Occhio anche alle influenze "viking" della band ("Bitter Metallic Side"), e la ricerca del perfetto bilanciamento tra melodia e brutalità, vedere al proposito la successiva "Time Takes Us All".
Da segnalare anche la title-track, pezzo più cadenzato rispetto agli altri ma che presenta il punto di congiunzione dato dalla solita attenzione per le melodie che riescono a creare un'ottima atmosfera, che ci introduce alla seconda parte dell'album caratterizzata da brani più aggressivi come "With Terminal Intensity" e soprattutto "Mindrust" con un riffing ai limiti del thrash.
Insomma un lavoro discreto, che va a posizionarsi però in una nicchia piuttosto affollata negli ultimi tempi ma di cui i finlandesi possono rappresentare senza ombra di dubbio una delle migliori realtà del panorama attuale.
Tirando le somme quindi, se volete godervi tre quarti d'ora di buona musica orientatevi pure verso "The Black Waltz" se invece è l' originalità che andate cercando, girate largo.
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