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DEW-SCENTED - "Incinerate"

DEW-SCENTED - "Incinerate"
(Full-lenght, Nuclear Blast, Marzo 2007)

Voto: 6,5/10

Genere: Thrash Metal

Line-up: Uwe Werning (batteria), Alexander Pahl (basso), Leif Jensen (voce), Hendrik Bache (chitarra), Florian Muller (chitarra)


I Dew-Scented sono diventati ormai una garanzia per tutti gli amanti di un certo modo di suonare thrash-death, esclusivamente incentrato sull' impatto sonoro e su quell'attitudine notevolmente "tamarra" che nulla concede a sperimentazioni o nuovi elementi che possano donare quel tocco di nuovo o di diverso alla musica.

"Incinerate" che giunge a due anni di distanza dal suo predecessore, rappresenta il settimo parto della band tedesca che prosegue sulla stessa lunghezza d'onda che propina da ormai quasi 15 anni di onorata carriera. E così via attraverso 13 composizioni (di cui una breve intro ed un' altrettanto breve outro) per un totale di 43 minuti di thrash-death grezzo, volutamente ignorante che si dipana attraverso blast-beats, improvvise accelerazioni in pieno old-school thrash europeo, e quella spruzzatina di Slayer-sound in grado di donare quel maggior impatto frontale che da sempre ha contraddistinto la musica della band.
Dare così un giudizio oggettivo a questo lavoro appare impresa piuttosto ardua, in particolar modo per il sottoscritto che di certo non ha mai particolarmente amato la band di Jensen e soci.
"Incinerate" non rappresenta dunque nulla che i teutonici non abbiano già detto in passato, ma anzi fa un altro piccolo passetto indietro rispetto al precedente "Issue VI" album che aveva già iniziato a mostrare i propri segni di cedimento rispetto al passato. Quello che manca all'album in questione rispetto ai predecessori è quel "groove" che sempre e comunque aveva contraddistinto la musica della band che si presenta in quest'occasione troppo confusionaria mancando al tempo stesso in alcune occasioni anche del classico "Dew-Scented Impact" con un sound spesso troppo spoglio e più vicino a band classicamente thrash quali Sodom e Kreator per fare un esempio. Non che i tedeschi non ci abbiano mai abituato a queste influenze, che anzi fanno parte indubbiamente del loro background principale, ma quello che si nota all'ascolto è la mancanza (sempre in alcuni casi) di quella carica esplosiva che da sempre aveva contraddistinto la band.
Ripeto, stiamo parlando solo di alcuni episodi, ma di certo da un album come questo in cui l' impatto deve essere il punto focale certe mancanze si fanno sentire. Ciò non toglie che abbia apprezzato brani riusciti come "Vanish Away", "Into the Arms of Misery" o "Aftermath", ma decisamente troppo poco per strappare una sufficienza piena ad un album con qualche buono spunto ma troppi cali di tensione. Insomma stiamo parlando della solita solfa, e neppure le comparsate dei celebri Mille Petrozza (Kreator) e Jeff Waters (Annihilator) donano quel quid in più.

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