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ROTTING CHRIST - "Rituals"

ROTTING CHRIST - "Rituals"
(Full-lenght, Season of Mist, Febbraio 2016)

Voto: 8/10

Genere: Melodic Death/Black

Line-up: Sakis Tolis (voce, chitarra, basso), Themis Tolis (batteria)



Ritorno sulle scene in pompa magna per gli ellenici Rotting Christ che spezzano tre anni di silenzio discografico con il qui presente "Rituals" dodicesimo full per il combo extreme metal mediterraneo per eccellenza. La band dei fratelli Tolis dimostra per l'ennesima volta di perseverare nel sentiero di continua evoluzione musicale cui ci hanno notoriamente abituato con album sempre diversi tra loro ma comunque intrisi di quel classico "tocco" tale da rendere inconfondibile il proprio tratto artistico/concettuale.
Forti delle ultimissime fortunate produzione i Rotting Christ ci propongono così l'ennesimo capitolo difficilmente catalogabile con precisione ma comunque l'ennesima dimostrazione di classe seppure l'album possa in un certo qual senso far storcere il naso inizialmente all'ascoltatore più distratto.

"Rituals" infatti si differenzia dai predecessori per essere un album piuttosto "difficile" che si assimila ascolto dopo ascolto e che, una volta inquadrato, mostra le mille sfaccettature che riportano subito in auge il classico trade-mark tipico della band. Merito delle forti influenze tribali che pervadono le note del lavoro e creano linfa vitale per quello che è il reale orientamento del lavoro...

"Rituals" per l'appunto, ovvero una serie di composizioni oscure, occulte, che riportano alla mente  veri e propri rituali di adorazione, al cui interno si stagliano i riff oscuri e le melodie tipicamente mediterranee che da sempre hanno pervaso la musica degli ellenici.

E proprio tra queste atmosfere oscure, maledette ma allo stesso tempo epiche che si stagliano le dieci composizioni dei fratelli Tolis a partire dall'iniziale "In Nomine dei Nostri" che subito dall'avvio fa capire le intenzioni della band che apre il brano proprio con una sorta di rituale recitato che fa da trampolino di lancio per la successiva esplosione sonora che riporta il sound sui classici binari made in RC, fatto di atmosfere epiche ed evocative sempre pervase da quel retrogusto tipicamente "greco".

Ma è con la successiva "Ze Nigmar" che salgono maggiormente all'orecchio le influenze maggiormente tribali e selvagge che pervadono questo "Rituals". Introdotto da un riff ripetitivo e strisciante il pezzo prende poi forma attraverso un coro tribale di sottofondo e inquietanti rintocchi di campana. Un brano nero come la pece, occulto, in cui anche il growling di Sakis segue i ritmi di un mid-tempo tanto affascinante quanto non di semplicissimo ascolto, almeno di primo acchitto.

Con "Elthe Kyrie" i Rotting Christ si avvicinano maggiormente al sound più mainstream così come nella successiva "Les Litanies de Satan (Le Fleurs du Mal)" dove nel break centrale si nota un'improvvisa ed evocativa esplosione sonora e quasi rabbiosa nell'interpretazione donata da Sakis che lascia la pelle d'oca.

E se "Apage Satana" apre la strada nuovamente alle influenze etnico/tribali in questo caso presenti in maniera preponderante rispetto a qualsiasi altro capitolo del lotto, i Rotting Christ alzano il tiro inserendo anche due interessanti cover come "Tou Thanatou" cover dell'artista greco Nikos Xylouris originario dell'isola di Creta e famosissimo in patria per i suoi canti popolari, e "The Four Horsemen" degli Aphrodite's Child. Nella prima è ovviamente un'inattesa ed interessantissima influenza folk a prendere il sopravvento, con un sound caldo e l'introduzione di strumentazioni etniche che riportano alla mente alcuni capitoli dei primissimi Moonspell; nella seconda le influenze etnico/folk della band originaria sono anche qui riproposte ma in salsa diversa, dando maggior spazio alle atmosfere elleniche create direttamente dall'impostazione chitarristica che forgia un altro pezzo di assoluto valore all'interno di un album ulteriormente avvalorato dalla partecipazione di musicisti di enorme calibro all'interno della scena musicale quali Vorph (Samael) o Nick Holmes dei Paradise Lost.

Siamo insomma di fronte all'ennesima perla della band greca, che dimostra ancora una volta tutta la propria capacità compositiva e soprattutto la voglia ed il talento di portarsi avanti con il proprio concetto musicale che prosegue a distanza di ormai oltre venti anni dal debutto discografico.

Track-list:

01. In Nomine dei Nostri
02. Ze Nigmar
03. Elthe Kyie
04. Les Litanies de Satan (Le Fleurs du Mal)
05. Apage Satana
06. Tou Thanatou (Nikos Xylouris cover)
07. For a Voice Like Thunder
08. Konx om Pax
09. Devadevam
10. The Four Horsemen (Aphrodite's Child cover)


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