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MORTIIS - "The Great Deceiver"

MORTIIS - "The Great Deceiver"
(Full-lenght, Omnipresence, Marzo 2016)

Voto: 7/10

Genere: Industrial Metal

Line-up: Mortiis (voce, tastiere, programming), Levi Gawron (chitarra, basso), Ogee (chitarra, basso), Tim van Horn (batteria)


Ho sempre amato e seguito con una certa ammirazione il percorso artistico di Mortiis, istrionico polistrumentista norvegese famoso ai più per il suo passato di bassista con gli Emperor agli albori della carriera, ma successivamente autore di un'evoluzione musicale che, a parere del sottoscritto, ha toccato gli apici artistici nel 2001 con la pubblicazione del capolavoro electro-goth "The Smell of Rain" e successivamente passato (con altrettanto ottimi risultati) all'industrial metal di "The Grudge" (2004), album che segnava una vera e propria svolta artistica nella carriera della band.
Da allora non è che Mortiis si sia caratterizzato per una particolare attività musicale, con un solo lavoro pubblicato nel 2010 e purtroppo inferiore alle aspettative pur se di certo tutt'altro che brutto.

"The Great Deceiver" arriva così a colmare un vuoto artistico lungo sei anni e non fa che confermare la strada artistica intrapresa dal musicista nordico sulla scorta di un industrial metal ben fatto e ben composto ma di certo non originalissimo con forti echi di Ministry che permeano fuori durante l'intero arco dei 56 minuti di musica qui proposti.

Un sound accompagnato da una particolare "rabbia", sia compositiva che esecutiva facilmente rinvenibili tra riffing nervoso, sintetizzatori freddi e concisi ma soprattutto sul cantato di Mortiis stesso che ha tratti sconfina in un appeal ai limiti dell'hardcore e che sembra essere l'unico denominatore comune di tutti i brani che alternano stili e umori pur rimanendo all'interno degli stilemi più classici del genere.

"The Great Leap" pezzo che apre l'album va subito chiaro e conciso al punto: Mortiis sprigiona tutta la sua rabbia su un tappeto sonoro fatto di chitarre affilate ed una sezione ritmica fredda e distaccata. I synth nell'occasione sono presenti solo tra le piaghe di un pezzo che vuole solo tirare fuori rabbia, tanta rabbia, e che sembra riuscire alla grande nel suo scopo.

Di tutt'altra pasta la successiva "The Ugly Truth" che, pur accompagnata da un serrato screaming di fondo, lascia maggiore spazio ai sintentizzatori ma più in generale ad un chitarrismo dal vago sapore hard rock.

Un'interessante variazione al tema che serve solo ad addolcire in parte la pillola con la successiva "Doppelganger" in cui fanno capolino in tutto e per tutto i Ministry più estremi, mentre con "Demons are Back" la band norvegese prova a tornare alle atmosfere di "The Grudge" con un pezzo in grado di unire tanto un appeal maggiormente groovy specie nel refrain di un Mortiis che cala di pathos ed intensità nll'interpretazione, quanto in una più marcata attenzione all'elettronica.

"Hard to Believe" si basa invece su una struttura da ballad, "Road to Ruin" prova invece a tornare sui binari di "Demons are Back" ma senza l'identico successo mentre per il resto del lavoro si torna su binari più rabbiosi con "The Shining Lamp of God" o ancora ad atmosfere più "rock 'n' roll-egianti" della conclusiva "Too Little, Too Late".

"The Great Deceiver", avrete capito, non è probabilmente il lavoro che con ogni precisione i fans si sarebbero aspettati, soprattutto tenendo conto della spasmodica attesa creata da sei anni di silenzio discografico. Di certo non rappresenta un album da buttare, ma anzi un validissimo esempio di industrial metal d'alta scuola, eliminando ogni riferimento "pagliaccesco" alla Rob Zombie, ed anzi variando il tema vertendo verso atmosfere più asfittiche e claustrofobiche, come solo il buon "folletto" norvegese ci ha da sempre abituato.

Track-list:

01. The Great Leaps
02. The Ugly Truth
03. Doppelganger
04. Demons are Back
05. Hard to Believe
06. Bleed Like You
07. Road to Ruin
08. Scalding the Burnt
09. The Shining Lamp of God
10. Sins of Mine
11. Feed the Greed
12. Too Little Too Late


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