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KAMPFAR - "Profan"

KAMPFAR - "Profan"
(Full-lenght, Indie Recordings, Novembre 2015)

Voto: 7,5/10

Genere: Black Metal

Line-up: Dolk (voce), Ole (chitarra), Jon (basso), Ask Ty (voce, batteria)


Nuovo lavoro in casa Kampfar; a distanza di appena un anno dall'uscita dell'ultimo album in studio, la pagan metal band norvegese sembra ormai aver tracciato definitivamente il proprio nuovo sentiero artistico. Gli indizi sono evidenti, a partire dall'artwork al solito curato dall'artista polacco Zdzisław Beksiński sempre inconfondibile nel suo stile, sino ad arrivare alla musica proposta che estremizza quanto già intuito con il precedente "Djevelmakt".
Non sarà un caso del resto se il qui presente "Profan" irrompe sul mercato dopo poco più di un anno, quasi a voler soddisfare l'esigenza del combo di Fredrikstad di estrinsecare ed incidere il proprio nuovo corso musicale.

Sia chiaro che i Kampfar non hanno stravolto nulla, ma solo estremizzato e reso la loro proposta quanto più vicina al classico black metal di classica matrice norvegese; un percorso evolutivo intrapreso con "Mare" e che è rimasto sempre in bilico con le vecchie sonorità pur non facendo quel passo definitivo.

Il passo definitivo per carità non lo fa neppure "Profan" il sound rimane quello 100% made in Kampfar ma è ovvio che la potenza e la furia compositiva tipica del genere abbia preso il sopravvento ormai sulla componente folk preponderante in certi lavori del passato.

Un bene o un male? Difficile dirlo...soprattutto da parte di uno (il sottoscritto) che da sempre ha amato il sound e la personalità di quella che considero  una delle realtà più brillanti dell'intera scena. Non mancano in questo lavoro elementi di pregevole valore artistico, cavalcate che fiondano l'ascoltatore direttamente nell'immaginario di una band difficilmente ripetibile.

"Gloria Ablaze" brano che introduce l'album è l'esempio lampante di quello che vorrei quasi chiamare "nuovo corso" del quartetto norvegese. Il pezzo colpisce subito per la sua furia compositiva, e per l'esecuzione fredda sferzata al suo interno da un rallentamento improvviso e dal minuzioso ed evocativo lavoro di Ole alla chitarra.

Ma è in "Icons" che i Kampfar raggiungono l'apice compositivo e probabilmente il giusto bilanciamento tra presente e passato, in cui non possiamo che ascoltare la classica cavalcata "vichinga" in cui epico e gelido black metal si fondono alla perfezione.

"Skavank" invece tende a sconfinare in territori più vicini al black n' roll mentre "Daimonos" si avvicina più alle coordinate passate ma rappresenta un'interessante variazione al tema per l'utilizzo di una voce pulita di chiara ispirazione Bathory all'interno di un pezzo oscuro e ai limiti del doom.

A chiudere il lavoro ci pensa invece "Tornekratt" che si rende protagonista di una progressione finale che funge quasi da 'outro' per l'intero lavoro.

I Kampfar insomma sono questi, una band che continua a sperimentare ed esplorare nuove frontiere pur rimanendo fedeli al loro marchio di fabbrica specifico. "Profan" è un album che può lasciare interdetti ai primi ascolti, in particolar modo i fans della band di primissima data ma che, nelle sue pieghe, contiene una serie di pezzi di tutto rispetto che vanno decisamente ad aggiungere del nuovo ad una discografia che, dal lontano 1994, parla da sola.

Track-list:

01. Gloria Ablaze
02. Profanum
03. Icons
04. Skavank
05. Daimon
06. Pole in the Ground
07. Tornekratt



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