Passa ai contenuti principali

ELDRITCH - "Underlying Issues"

ELDRITCH - "Underlying Issues"
(Full-lengh, Scarlet Records, Novembre 2015)

Voto: 7,5/10

Genere: Power/Progressive Metal

Line-up: Terence Holler (voce), Rudj Ginanneschi (chitarra), Eugene Simone (chitarra), Alessio Consani (basso), Raffahell Dridge (batteria)

Sfido chiunque a trovare chissà quante altre bands nostrane autorevoli ed allo stesso tempo coerenti come i fiorentini Eldritch. La band capitanata dallo storico singer Terence Holler è ormai attiva da oltre vent'anni, è giunta alla pubblicazione del decimo album in studio e gira sulle scene metal internazionali da tempo immemore, sperimentando diverse atmosfere tra i vari album pubblicati rimanendo fedeli tuttavia al proprio genere, inconfondibile, e dotato di un sound personalissimo.
Fautori da sempre di un power metal dalle venature progressive che tuttavia ha il merito di suonare fresco e moderno, i nostri sono passati dal sound più ferale degli esordi "Seeds of Rage" (1995) su tutti, all'attuale sintesi perfetta delle proprie esperienze inglobando al suo interno quell'appeal decisamente più moderno ed "americano" tipico di lavori come "Reverse" (2001).

Raggiunta a mio parere la maturità artistica con lo splendido "Blackenday" (2007) il quintetto fiorentino ha continuato a sfornare album di buona qualità compreso il qui presente "Underlying Issues" che a livello di sonorità non si discosta dalle ultime uscite (e perchè dovrebbe?) presentando una manciata di brani che lasceranno sicuramente il segno.

Con l'innesto di Alessio Consani al basso gli Eldritch tirano fuori un lavoro che rispetto al predecessore risulta forse essere più "spigoloso" e diretto ma che mantiene immutato il trade-mark musicale giocato su brani che bilanciano alla perfezione groove e furia compositiva.

L'opener "Changing Blood" ne è l'esempio lampante: il brano sa colpire a furia di rallentamenti e ripartenze improvvise sferzate dai vocalizzi sempre diretti e melodici il giusto del dotato singer Terence Holler il cui appeal ed estensione vocale rimangono quelli di sempre tanto nei pezzi più tirati quanto nel ripetere il ritornello di un pezzo che ha il grande merito di rimanere da subito impresso nella testa dell'ascoltatore.

"Danger Zone" punta invece su un'esecuzione più cadenzata e sul solito ritornello di grande presa, atmosfere queste riproposte anche nella splendida "All and More" che presenta il lato più intimista dei musicisti toscani.

"The Face I Wear" punta invece su un approccio chitarristico decisamente più moderno in alcuni frangenti ai limiti del nu, atmosfere queste ultime cui gli Eldritch ci avevano già abituato in passato con il già citato "Reverse".

"Bringers of Hate" rappresenta  il pezzo in cui esce fuori con maggiore prepotenza il groove rinvenibile soprattutto in un refrain semplice quanto perfetto in cui Holler dimostra ancora una volta di essere uno dei migliori singer in circolazione mentre ulteriore menzione merita anche la furente "The Light" in cui emergono alcune influenze più estreme nel riffing (qualcuno ha detto swedish?).

Insomma "Underlying Issues" è il classico album che ti aspetti dagli Eldritch ennesimo capitolo di una carriera leggendaria e ricca di album di livello eccelso.
Probabilmente non verrà ricordato come l'album capolavoro della band fiorentina, ma sicuramente come l'ennesima uscita che non delude e mantiene alto il livello medio di una band che non può che rappresentare un motivo di vanto per la scena metal tricolore.






Commenti

Post popolari in questo blog

PANDEMONIUM CARNIVAL "Pandemonium Carnival II" (Recensione)

Full-length, Ghost Record Label (2024) I Pandemonium Carnival hanno deciso di riportare in auge un genere musicale in stile anni '80/'90 che si rifà al classico Punk Rock "Horror" sulla scia dei Misfits, per citarne una . Non vanno troppo per il sottile e neanche si preoccupano di essere "copioni", perchè grazie al loro modo di proporre musica sciorinano una speciale formula diretta e sagace.  Tutto questo è riconducibile al loro nuovo album chiamato semplicemente "Pandemonium Carnival II". Un punk rock robusto, creativo e snello che scivola via come l'olio, dove sono presenti passi fondamentali, che determinano quei gradi di originalità sufficienti a non farli accostare troppo a figure già note sulla scena. In questo ascolto è presente una certa “carnalità” di fondo che passa con fare solido e deciso sopra una tracklist ben studiata, sempre propensa nel conferire piacevoli scossoni.  "Pandemonium Carnival II", è un disco caparbio, ch

ARTIFICIAL HEAVEN "Digital Dreams" (Recensione)

Full-length, My Kingdom Music (2024) Alcune note biografiche per presentare questa band al suo esordio: " Band romana, formatasi a fine ottobre 2021 dalle ceneri di Witches Of Doom e altri progetti, Gli ARTIFICIAL HEAVEN hanno creato un mix diversificato di Gothic -rock dal sapore epico che mostra in pieno le influenze di grandi artisti degli anni Ottanta, tra cui The Cult, Bauhaus, Sisters of Mercy, Fields of the Nephilim, Killing Joke e Iggy Pop. "Digital Dreams" è un concentrato di gothic rock e post-punk con vibrazioni arricchite dalla collaborazione di ospiti illustri tra cui Francesco Sosto e Riccardo Studer. Sebbene non sia un vero concept album, alcuni dei testi di "Digital Dreams" sono legati tra loro da un chiaro comune filo conduttore ovvero l'accelerazione della rivoluzione digitale e dei suoi effetti sulla vita di tutti noi. Registrato agli Outer Sound Studios con il produttore Giuseppe Orlando, è disponibile in un'edizione deluxe la cui co

NITRITONO "Cecità" (Recensione)

Full-length, My Kingdom Music (2024) Due album pubblicati e uno split coi Ruggine, i Nitritono con questo “Cecità” esplorano l'ambiziosa prova del concept album, che in questo caso si basa sull’omonimo romanzo dello scrittore portoghese Josè Saramago, che racconta il tema dell’indifferenza nella società moderna. Il suono esce fuori è fragoroso e davvero imponente e le urla strozzate di Siro Giri, anche chitarrista, colpiscono duro l'ascoltatore sin dal primo brano in scaletta, l'ottimo "A Denti Stretti (pt. 1)" che presagisce poi un album torbido e inquieto, che chiama in causa sia i primordi del genere post metal di band come Neurosis, ma che si concentra sul presente a conti fatti, non andando a copiare nessuno in particolare. Gli arpeggi di chitarra, le dissonanze, le esplosioni di rabbia incontenibile riportano a scenari cupi dell'umanità, ben rappresentati dal concept scelto. Ci sono anche vaghi rimandi allo stoner particolare e sfaccettato di band come i