SABATON - "The Last Stand"
(Full-lenght, Nuclear Blast, Agosto 2016)
Voto: 5/10
Genere: Power/Symphonic
Line-up: Par Sundstrom (basso), Joakim Brodén (voce), Thobbe Englund (chitarra), Chris Rorland (chitarra), Hannes Van Dahl (batteria)
(Full-lenght, Nuclear Blast, Agosto 2016)
Voto: 5/10
Genere: Power/Symphonic
Line-up: Par Sundstrom (basso), Joakim Brodén (voce), Thobbe Englund (chitarra), Chris Rorland (chitarra), Hannes Van Dahl (batteria)
Spiegarmi il successo commerciale ottenuto negli ultimi anni dagli svedesi Sabaton per me è stata sempre impresa difficile, almeno fino a che in estate non sono capitato in quel di Roma alla loro esibizione live: impeccabilità tecnica, buona attitudine sul palco, continua interazione col pubblico, e sketch ai limiti del pacchiano.
Se dalle nostre parti molti di questi stilemi descritti risulterebbero essere un punto a sfavore, lo stesso non può dirsi di quello che avviene in terra teutonica e, non fosse altro perchè il Wacken continua a rappresentare l'evento di maggior caratura mondiale per gli amanti di certi generi, viene fuori come sia proprio il mercato tedesco che porti avanti nome e vendite di una della band più sopravvalutate del pianeta.
Badate bene, la mia non è una semplice e manieristica sparata contro il power metal ma semplicemente un discorso di maniera. Se i Sabaton degli esordi sapevano comunque attrarre l'attenzione sui propri pezzi puntando su una decisa epicità di fondo, sui chorus da ripetere a squarciagola tanto sotto la doccia quanto sotto il palco sulla scia di veri e propri inni del calibro di "Primo Victoria" oggi i nostri si limitano a mostrare maggior attenzione sull'orecchiabilità del pezzo, a discapito di potenza e soprattutto varietà di esecuzione.
"The Last Stand" potrebbe pertanto essere riassunto nei singoli (una quantità innumerevole) che i nostri hanno iniziato a sfoggiare dal tour intrapreso e fatto trapelare nei mesi precedenti all'uscita ufficiale.
"Sparta" opener del lavoro ne è l'esempio lampante incentrata come su pesanti inserti tastieristici che fanno da sfondo al chorus su cui verte l'intero pezzo.
"Blood of Bannockburn" è dotato di una marcata vena celtica, ambientata tra i miti scozzesi, punta subito all'impatto di presa veloce, sferzato dal solito refrain uguale ad altri mille presenti nel lavoro e sinceramente lascia una sensazione di vuoto piuttosto palese mancando proprio dell'appeal dei primi Sabaton già descritti.
"The Last Stand" salva in parte la baracca risultando se non altro discretamente coinvolgente così come "Hill 3234" punta su atmosfere leggermente più massicce riscoprendo finalmente in parte la natura classicamente power del quintetto svedese.
Per il resto "Shiroyama" e "The Last Battle" puntano maggiormente sul pathos e su atmosfere ragionate e meno pompose, ma non riescono purtroppo a risollevare le sorti di un album che magari verrà anche osannato, che venderà sicuramente tantissimo, ma che a parere del sottoscritto appare come un contenitore di clichet del genere che lascia il tempo che trova. Sicuramente gli svedesi mostrano una grande passione, on-stage saranno anche incendiari ma laddove le idee latitano c'è poco di cui gridare al miracolo.
Poi ad ognuno i propri gusti!
Track-list:
01. Sparta
02. Last Dying Breath
03. Blood of Bannockburn
04. Diary of an Unknown Soldier
05. The Lost Battalion
06. Rorke's Drift
07. The Last Stand
08. Hill 3234
09. Shiroyama
10. Winged Hussars
11. The Last Battle
"The Last Stand" potrebbe pertanto essere riassunto nei singoli (una quantità innumerevole) che i nostri hanno iniziato a sfoggiare dal tour intrapreso e fatto trapelare nei mesi precedenti all'uscita ufficiale.
"Sparta" opener del lavoro ne è l'esempio lampante incentrata come su pesanti inserti tastieristici che fanno da sfondo al chorus su cui verte l'intero pezzo.
"Blood of Bannockburn" è dotato di una marcata vena celtica, ambientata tra i miti scozzesi, punta subito all'impatto di presa veloce, sferzato dal solito refrain uguale ad altri mille presenti nel lavoro e sinceramente lascia una sensazione di vuoto piuttosto palese mancando proprio dell'appeal dei primi Sabaton già descritti.
"The Last Stand" salva in parte la baracca risultando se non altro discretamente coinvolgente così come "Hill 3234" punta su atmosfere leggermente più massicce riscoprendo finalmente in parte la natura classicamente power del quintetto svedese.
Per il resto "Shiroyama" e "The Last Battle" puntano maggiormente sul pathos e su atmosfere ragionate e meno pompose, ma non riescono purtroppo a risollevare le sorti di un album che magari verrà anche osannato, che venderà sicuramente tantissimo, ma che a parere del sottoscritto appare come un contenitore di clichet del genere che lascia il tempo che trova. Sicuramente gli svedesi mostrano una grande passione, on-stage saranno anche incendiari ma laddove le idee latitano c'è poco di cui gridare al miracolo.
Poi ad ognuno i propri gusti!
Track-list:
01. Sparta
02. Last Dying Breath
03. Blood of Bannockburn
04. Diary of an Unknown Soldier
05. The Lost Battalion
06. Rorke's Drift
07. The Last Stand
08. Hill 3234
09. Shiroyama
10. Winged Hussars
11. The Last Battle
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