BLOODY HAMMERS - "Lovely Sort of Death"
(Full-lenght, Napalm Records, Agosto 2016)
Voto: 5,5/10
Genere: Gothic/Doom
Line-up: Devallia (tastiere, synth), Anders Manga (voce, basso, chitarre, synth)
Il sottoscritto ha sancito che di passo indietro si tratta, o meglio come già detto all'esordio della qui presente recensione, quantomeno di un disco di transizione influenzato in questo caso più da Sisters of Mercy e The Cure che dalle band precedenemente citate.
(Full-lenght, Napalm Records, Agosto 2016)
Voto: 5,5/10
Genere: Gothic/Doom
Line-up: Devallia (tastiere, synth), Anders Manga (voce, basso, chitarre, synth)
L'album della svolta, o più semplicemente un disco di transizione. I Bloody Hammers sono un combo statunitense, saliti alla ribalta qualche anno fa per un buon disco d'esordio, ispirato da mostri sacri della scena stoner/doom mondiale (Cathedral, Reverend Bizarre e via dicendo) riletti in chiave quasi wave merito dell'inserimento di tastiere in grado di donare alla proposta quel giusto tocco dark che certamente non sfigurava.
Con la dipartita in line-up dei vari Bill Fischer, Curse e Doza Mendoza la band di Charlotte oggi si presenta come un duo in cui il punto di riferimento Anders Manga polistrumentista e accompagnato da Devallia Anders tastierista americana che con il qui presente "Lovely Sort of Death" prende decisamente in mano le redini compositive ed esecutive almeno alla pari di Manga.
Parlavamo di album della svolta, perchè "Lovely Sort of Death" differisce in maniera piuttosto evidente rispetto ai predecessori, spiazza per l'evidente svolta imposta alla proposta, ed alla fine ti lascia con il dubbio amletico in cui l'ascoltatore non può che chiedersi se il disco risulta alla lunga un passo avanti piuttosto che un passo indietro.
Il sottoscritto ha sancito che di passo indietro si tratta, o meglio come già detto all'esordio della qui presente recensione, quantomeno di un disco di transizione influenzato in questo caso più da Sisters of Mercy e The Cure che dalle band precedenemente citate.
Poco spazio per i riff pachidermici cui la band della North Carolina ci aveva abituato in passato, largo spazio invece all'uso (ed a volte abuso) di tastiere e synth.
Il risultato è un album spezzettato che soprattutto nella prima parte tende a regalare le principali sorprese sulla scorta di pezzi come "Bloodletting on the Kiss" e "Lights Come Alive" dove sono le atmosfere wave ottantiane a farla da padrone, mentre nella seconda parte sembrano rispuntare le chitarre più celebri dei nostri anche se sempre comunque timide ed a tratti statiche come in "Astral Traveler".
Ma evidente appaiono essere le intenzioni di una band che a volte azzeccando, altre meno, sembra aver spostato il proprio focus verso quel concetto di gothic rock che ormai ben poco ha da spartire con il vecchio sound stoner che a suo tempo fece la felicità degli amanti di pezzi sabbathiani.
Eppure che i nostri ci sappiano fare ancora con le alte frequenze, è evidente in diversi tratti tra i quali nella splendida (questa si) "Infinite Gaze to the Sun" il cui monolitico riff centrale si sposa alla perfezione con le nuove massicce influenze wave.
In sintesi: se i Bloody Hammers dovessero orientarsi per il futuro sulle sonorità dell'ultimo pezzo citato, allora potremo sicuramente considerarli come la new-sensation dei prossimi anni avvenire; se viceversa dovessero invece orientarsi esclusivamente sulle sonorità wave il rischio di trovarsi di fronte ad una nuova band come tante non può che rivelarsi concreto.
Track-list:
01. Bloodletting on the Kiss
02. Lights Come Alive
03. The Reaper Comes
04. Messalina
05. Infinite Gaze to the Sun
06. Stoke the Fire
07. Ether
08. Shadow Out of Time
09. Astral Traveler
10. Catastrophe
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