ABLAZE MY SORROW - "Black"
(Full-lenght, Apostasy Records, Agosto 2016)
Voto: 6,5/10
Genere: Melodic Death
Line-up: Anders Brorsson (basso), Magnus Carlsson (chitarra), Alex Bengtsson (batteria), Dennie Lindén (chitarra), Kristian Lonnsjo (voce)
(Full-lenght, Apostasy Records, Agosto 2016)
Voto: 6,5/10
Genere: Melodic Death
Line-up: Anders Brorsson (basso), Magnus Carlsson (chitarra), Alex Bengtsson (batteria), Dennie Lindén (chitarra), Kristian Lonnsjo (voce)
Nati nell'ormai lontano 1993 a Falkenberg, gli Ablaze My Sorrow sono la classica band "fuori tempo". Tra mille vicissitudini e demos varie, il quintetto di Falkenbergs riuscì finalmente a sfondare tra fine anni '90 e primi 2000 pubblicando il loro lavoro di maggior successo nel 2002 quando con "Anger, Hate and Fury" fecero conoscere alla platea internazionale il loro melodic death di classica matrice "Gothenburg-style" sulla scia di pezzi melodici, taglienti e dal refrain facile.
Da allora, si sono perse le tracce del combo scandinavo ufficialmente disciolto nel 2006 e tornato sulle scene solo sette anni dopo con formazione immutata rispetto all'ultimo fortunato lavoro.
E come quell'"Anger, Hate and Fury" irrompeva sul mercato diversi anni dopo il boom commerciale di At the Gates et similia, oggi questo "Black" arriva in un periodo in cui ormai anche i portabandiera del revival melodic death tipicamente europeo hanno ormai virato verso altri lidi (The Haunted, Soilwork, Hatesphere ecc).
Parliamoci chiaro: non che gli AMS abbiamo mai rappresentato chissà cosa nella scena, probabilmente a molti saranno passati anche inosservati se non a chi, come il sottoscritto, in quei periodi amava particolarmente certe sonorità tanto da provare a sfruttare tutti i canali, ufficiali e non, per procurarsi roba che suonava vagamente in quello stile, fino a scoprire una serie innumerevole di bands underground tra cui quella qui presente. Di sicuro, la capacità e l'attenzione per il giro di chitarra melodico, per il refrain di pronta presa e per alcune soluzioni che poi di lì a breve sarebbero diventate colonne portanti del c.d. metalcore rendevano la proposta estremamente accattivante.
"Black" poteva pertanto rappresentare un'arma a doppio taglio, un ritorno ad un classicismo troppo netto e fuori tempo, oppure in alternativa la virata verso sonorità affini alle new-sensations del metal europeo che avrebbe stonato con quanto proposto nel periodo pre-split.
Pronti-via e la title-track lascia probabilmente presagire ad un buco nell'acqua così attenta com'è a seguire tutti gli stilemi che suo tempo hanno rappresentato colonna portante del sound di Gotheborg.
Un pezzo veloce, che scivola via in poco più di due minuti laddove riffing tagliente, screaming serrato e sezione ritmica forsennata la fanno da padrone nei meandri di un sound che ricalca gli stereotipi di genere; con la successiva "One Last Sting" si torna proprio su territori affini al già citato masterpiece della band, in cui l'aggressività di fondo si unisce alla capacità di creare atmosfere godibili ed un ritornello di sicura presa.
Ma sarebbe stato riduttivo per gli AMS limitarsi a riproporre copia carta carbone di quanto detto ai tempi che furono, e qui sta sicuramente il merito della band che riesce a forgiare una serie di brani che per quanto classicamente legati con un filo indossolubile al passato dei già citati At the Gates ed In Flames arricchisce il proprio bagaglio musicale di variazioni al tema talvolta interessanti ("Thvainiget" in cui fa capolino una propensione quasi blackish) a volte meno ("Blood Heritage" i cui rallentamenti e clean vocals nel mezzo non raggiungono l'obiettivo sperato), dimostrando comunque di saper meglio colpire con i pezzi piàù classici del lotto tra cui l'ottima e coinvolgente "One Last Sting" che torna direttamente indietro al 2002 ed ha l'indubbio merito di far battere il piedino lasciando inalterato un impatto frontale non indifferente.
"Black" è dunque un album che arriva decisamente fuori tempo massimo, in un periodo in cui è il metalcore ad aver ormai inglobato ed inghiottito gli stilemi dei cari vecchi anni che furono, ma che dimostrano per l'ennesima volta come a volte, un tuffo nel passato, non ci sta poi così tanto male.
Track-list:
01. Black
02. One Last Sting
03. Tvåenighet
04. When All Is...
05. Send the Ninth Plague
06. To Reclaim What is Ours
07. Insomnia
08. Blood Heritage
09. Razorblade Revolution
10. The Storm
11. My Blessing
"Black" è dunque un album che arriva decisamente fuori tempo massimo, in un periodo in cui è il metalcore ad aver ormai inglobato ed inghiottito gli stilemi dei cari vecchi anni che furono, ma che dimostrano per l'ennesima volta come a volte, un tuffo nel passato, non ci sta poi così tanto male.
Track-list:
01. Black
02. One Last Sting
03. Tvåenighet
04. When All Is...
05. Send the Ninth Plague
06. To Reclaim What is Ours
07. Insomnia
08. Blood Heritage
09. Razorblade Revolution
10. The Storm
11. My Blessing
Commenti
Posta un commento