FATES WARNING - "Theories of Flight"
(Full-lenght, InsideOut Music, Luglio 2016)
Voto: 7/10
Genere: Progressive Metal
Line-up: Jim Matheos (chitarra), Ray Alder (voce), Joey Vera (basso), Bobby Jarzombek (batteria)
(Full-lenght, InsideOut Music, Luglio 2016)
Voto: 7/10
Genere: Progressive Metal
Line-up: Jim Matheos (chitarra), Ray Alder (voce), Joey Vera (basso), Bobby Jarzombek (batteria)
A conferma della ritrovata vena compositiva, tornano sulle scene gli statunitensi Fates Warning a distanza di tre anni da quel "Darkness in a Different Light" che spezzava un silenzio discografico protrattosi dal 2004.
Autori in passato di pietre miliari del progressive metal tutto, capaci di anticipare i tempi anche al cospetto dei Dream Theater senza tuttavia averne mai riscontrato pari successo commerciale, Matheos e soci danno alle stampe un onestissimo lavoro di genere, non lontano dalle coordinate stilistiche del predecessore e sicuramente non tedioso, caratteristica questa non sempre facilmente riscontrabile in qualsiasi album prog.
"Theories of Flight" tende ad inglobare il naturale sviluppo di una band partita a metà anni '80 con un grezzo e potente power metal tipicamente made-in-USA e passata attraverso svolte stilistiche più o meno nette che hanno portato a forgiare poi un sound totalmente differente tanto a livello concettuale quanto musicale.
Dopo le tentazioni forse troppo "rockeggianti" di "X" sono arrivati così gli ultimi due lavori (il qui presente compreso) che tornano - in parte - a graffiare rappresentando al perfetta sintesi tra un sound d'autore e ritmiche godibili. I Fates Warning puntano insomma più sui passaggi raffinati che su peripezie strumentali troppo fini a sì stesse, tirano fuori brani dal minutaggio più o meno lungo ma sempre caratterizzati da un'orecchiabilità di fondo in grado di stamparsi subito nella testa dell'ascoltatore.
L'opener "From the Rooftops" ad esempio nasconde dietro la colonna portante di un riffing centrale intricato ma mai invadente, le pieghe di un lavoro strumentale certosino così come di una innata capacità di armonizzazione che sfocia delle vocals di Alder che si dimostrerà efficace sia in questo pezzo più soft che in quelli più tirati.
"Seven Stars" mostra i muscoli nel riffing iniziale ma sfodera soprattutto un refrain centrale facilmente memorizzabile così come del resto in "Like Stars Our Eyes Have Seen".
Più articolate invece "The Light and Shade of Things" (che in inizia con un soffuso arpeggio, sferzato da una parte centrale più aggressiva per poi tornare punto a capo negli ultimi minuti) e "The Ghosts of Home" entrambi pezzi di durata superiore ai 10 minuti che mettono in risalto più di ogni altro il lato strumentale della band.
In "White Flag" sentiamo invece finalmente la splendida voce di un Adler più aggressivo e libero nella sua espressività e per chiudere i quattro minuti finali della title-track vero e proprio pezzo strumentale e sperimentale che funge tuttavia quasi da outro rispetto al resto del lotto.
"Theories of Flight" rappresenta senza ombra di dubbio il classico album di mestiere ad opera di una band i cui musicisti non hanno certo bisogno di presentazioni. Da un punto di vista stilistico/compositivo si pone forse un gradino sotto rispetto il suo attesissimo predecessore ma sicuramente non scontenterà ogni fan che si rispetti.
Track-list:
01. From the Rooftops
02. Seven Stars
03. SOS
04. The Light and Shade of Things
05. White Flag
06. Like Stars Our Eyes Have Seen
07. The Ghosts of Home
08. Theories of Flight
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