VEKTOR - "Terminal Redux"
(Full-lenght, Earache Records, Maggio 2016)
Voto: 9/10
Genere: Progressive Thrash
Line-up: David Di Santo (voce, chitarra), Erik Nelson (chitarra), Blake Anderson (batteria), Frank Chin (basso)
(Full-lenght, Earache Records, Maggio 2016)
Voto: 9/10
Genere: Progressive Thrash
Line-up: David Di Santo (voce, chitarra), Erik Nelson (chitarra), Blake Anderson (batteria), Frank Chin (basso)
Dopo ben cinque anni di spasmodica attesa, tornano finalmente in pista gli statunitensi Vektor new-sensation della scena thrash metal mondiale, nonchè vera e propria manna dal cielo - in periodi di magra - per gli amanti del revival per certi versi "old-school" ma che si forgia senza ombra di dubbio del pregio di portarsi per certi versi avanti tanto a livello tematico, quanto a livello di sound che con il precendente "Outer Isolation" aveva sicuramente raggiunto gli apici compositivi.
"Terminal Redux" non solo conferma in termini di sonorità quanto ci aveva abituato ad ascoltare il quartetto di Philadelphia ma anzi rilancia ulteriormente le proprie quotazioni con una maggiore attenzione tanto alla componente progressive quanto a quella sci-fi sempre marchio distintivo della proposta di Di Santo e soci.
E qui rispondiamo alla prima domanda: differenze rispetto ad "Outer Isolation"? Risposta: tante, ma anche nessuna!!!
Da un punto di vista musicale/compositivo è riconfermata al formula vincente del predecessore che aveva riletto le pieghe del debutto "Black Future" (altro "must" nel genere anche se piuttosto acerbo) riproponendo pezzi dal forte impatto sonoro caratterizzato dai soliti passaggi intricati e taglienti.
A tale tipo di proposta sono state affiancate alcune caratteristiche di base che rendono la proposta sempre appetibile ma che soprattutto differenziano "Terminal Redux" rispetto ai precedenti due capitoli.
Da una parte la voce di Di Santo; l'ugola del vocalist statunitense si disimpegna sempre con il solito screaming serratissimo ed abrasivo, ma sgrezzato rispetto al passato specie nell'eliminazione di quegli acuti sgraziati qui e lì che forse (forse) stonavano. Non aspettatevi un approccio più ragionato e meno istintivo sia chiaro, è solo la tecnica vocale che appare oggi decisamente migliorata.
Riguardo la struttura dei brani invece, pur riconfermando la formula vincente come già anticipato, i pezzi tornano ad essere quasi tutti mediamente lunghi: se in "Outer Isolation" aldilà di qualche pezzo più dilatato mediamente i brani si attestano intorno ai 7 minuti di durata con picchi di 13 minuti (la conclusiva "Recharging the Void") e toccando gli "appena" cinque minuti in due soli casi (ad esclusione ovviamente di "Mountain Above the Sun" brevissimo intermezzo strumentale di poco più di un minuto).
Minutaggio più sostenuto che serve ovviamente ai Vektor per esprimere al massimo il proprio campionario di influenze, tra passaggi al cardiopalma e per la prima volta inserimenti di elementi più vicini al prog propriamente detto senza per questo risultare tuttavia invadenti al punto da diversificare più di tanto la proposta.
Nuove influenze che confluiscono già nell'iniziale "Charging the Void" veloce ed abrasiva nell'incedere serrato dei suoi nove minuti che apre ad atmosfere sognanti e melodiche nel finale con inserimento di un'insolito chorus femminile negli ultimissimi minuti.
"Ultimate Artificer" pezzo mandato in rete diversi mesi prima dell'uscita del lavoro ricalca invece più nello specifico la proposta di "Outer Isolation" forse il brano più classico dei Vektor ma ovviamente sempre affascinante ed interessantissimo nel suo saper mutare atmosfere e soprattutto nei suoi intricatissimi passaggi strumentali.
"Cygnus Terminal" rappresenta un'altra piccolissima digressione nel prediligere una sezione ritmica meno forsennata lasciando intatta l'attitudine dei Vektor nei suoi ben otto minuti di durata.
"Pillars of Sand" uno dei pezzi più brevi del lotto vira verso territori più oscuri, mentre "Collapse" rappresenta il vero punto di svolta nella proposta del combo statunitense che per la prima volta stupisce inserendo clean vocals, tastiere e chitarre acustiche nel contesto di quello che rappresenta senza ombra di dubbio il pezzo più affascinante e coraggioso dei Vektor dipanandosi in un'incredibile progressione che sfocia in improvvise esplosioni elettriche e nelle sfuriate vocali di Di Santo che improvvisamente torna a graffiare. Nove minuti da vivere tutti d'un fiato, che al termine dell'ascolto lasciano all'ascoltatore la sensazione che, qualora i Vektor intendano progredire ancora più verso questi territori ci sarà davvero da vederne di bellissime!
E se due indizi fanno una prova è con la conclusiva "Recharging the Void" ed i suoi 13 minuti sorprendenti che si capisce ancora di più di trovarsi di fronte ad un nuovo capolavoro. Pezzo sferzato al suo interno dagli inserti melodici già descritti: una voce femminile che prende ancor più il sopravvento rispetto all'opener, Di Santo nuovamente alle prese con le clean vocals ed un finale in crescendo che continua a colpire con una mazzata di innato valore ed il reprise del finale di quella "Charging the Void" che apriva il lavoro in questione.
In sintesi poche chiacchiere: "Terminal Redux" è un capolavoro, ormai il secondo consecutivo nella breve carriera discografica di una band che ci dimostra come il mercato non solo sia vivo e vegeto ma possa regalarci ancora realtà di cui sentirsi entusiasti. Grazie Vektor!
Track-list:
01. Charging the Void
02. Cygnus Terminal
03. LCD (Liquid Crystal Disease)
04. Mountains Above the Sun
05. Ultimate Artificer
06. Pteropticon
07. Psychotropia
08. Pillars of Sand
09. Collapse
10. Recharging the Void
A tale tipo di proposta sono state affiancate alcune caratteristiche di base che rendono la proposta sempre appetibile ma che soprattutto differenziano "Terminal Redux" rispetto ai precedenti due capitoli.
Da una parte la voce di Di Santo; l'ugola del vocalist statunitense si disimpegna sempre con il solito screaming serratissimo ed abrasivo, ma sgrezzato rispetto al passato specie nell'eliminazione di quegli acuti sgraziati qui e lì che forse (forse) stonavano. Non aspettatevi un approccio più ragionato e meno istintivo sia chiaro, è solo la tecnica vocale che appare oggi decisamente migliorata.
Riguardo la struttura dei brani invece, pur riconfermando la formula vincente come già anticipato, i pezzi tornano ad essere quasi tutti mediamente lunghi: se in "Outer Isolation" aldilà di qualche pezzo più dilatato mediamente i brani si attestano intorno ai 7 minuti di durata con picchi di 13 minuti (la conclusiva "Recharging the Void") e toccando gli "appena" cinque minuti in due soli casi (ad esclusione ovviamente di "Mountain Above the Sun" brevissimo intermezzo strumentale di poco più di un minuto).
Minutaggio più sostenuto che serve ovviamente ai Vektor per esprimere al massimo il proprio campionario di influenze, tra passaggi al cardiopalma e per la prima volta inserimenti di elementi più vicini al prog propriamente detto senza per questo risultare tuttavia invadenti al punto da diversificare più di tanto la proposta.
Nuove influenze che confluiscono già nell'iniziale "Charging the Void" veloce ed abrasiva nell'incedere serrato dei suoi nove minuti che apre ad atmosfere sognanti e melodiche nel finale con inserimento di un'insolito chorus femminile negli ultimissimi minuti.
"Ultimate Artificer" pezzo mandato in rete diversi mesi prima dell'uscita del lavoro ricalca invece più nello specifico la proposta di "Outer Isolation" forse il brano più classico dei Vektor ma ovviamente sempre affascinante ed interessantissimo nel suo saper mutare atmosfere e soprattutto nei suoi intricatissimi passaggi strumentali.
"Cygnus Terminal" rappresenta un'altra piccolissima digressione nel prediligere una sezione ritmica meno forsennata lasciando intatta l'attitudine dei Vektor nei suoi ben otto minuti di durata.
"Pillars of Sand" uno dei pezzi più brevi del lotto vira verso territori più oscuri, mentre "Collapse" rappresenta il vero punto di svolta nella proposta del combo statunitense che per la prima volta stupisce inserendo clean vocals, tastiere e chitarre acustiche nel contesto di quello che rappresenta senza ombra di dubbio il pezzo più affascinante e coraggioso dei Vektor dipanandosi in un'incredibile progressione che sfocia in improvvise esplosioni elettriche e nelle sfuriate vocali di Di Santo che improvvisamente torna a graffiare. Nove minuti da vivere tutti d'un fiato, che al termine dell'ascolto lasciano all'ascoltatore la sensazione che, qualora i Vektor intendano progredire ancora più verso questi territori ci sarà davvero da vederne di bellissime!
E se due indizi fanno una prova è con la conclusiva "Recharging the Void" ed i suoi 13 minuti sorprendenti che si capisce ancora di più di trovarsi di fronte ad un nuovo capolavoro. Pezzo sferzato al suo interno dagli inserti melodici già descritti: una voce femminile che prende ancor più il sopravvento rispetto all'opener, Di Santo nuovamente alle prese con le clean vocals ed un finale in crescendo che continua a colpire con una mazzata di innato valore ed il reprise del finale di quella "Charging the Void" che apriva il lavoro in questione.
In sintesi poche chiacchiere: "Terminal Redux" è un capolavoro, ormai il secondo consecutivo nella breve carriera discografica di una band che ci dimostra come il mercato non solo sia vivo e vegeto ma possa regalarci ancora realtà di cui sentirsi entusiasti. Grazie Vektor!
Track-list:
01. Charging the Void
02. Cygnus Terminal
03. LCD (Liquid Crystal Disease)
04. Mountains Above the Sun
05. Ultimate Artificer
06. Pteropticon
07. Psychotropia
08. Pillars of Sand
09. Collapse
10. Recharging the Void
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