Passa ai contenuti principali

DEVILDRIVER - "Trust No One"

DEVILDRIVER - "Trust No One"
(Full-lenght, Napalm Records, Maggio 2016)

Voto: 6,5/10

Genere: Groove Metal

Line-up: Dez Fafara (voce), Mike Spreitzer (chitarra), Austin D'Amond (batteria), Neal Tiemann (chitarra)


Che il buon Dez Fafara fosse in debito di idee lo si era capito benissimo con le ultime uscite, in particolare con quel "Winter Kills" che alla lunga faceva decadere nel limbo della mediocrità un act che bene o male ha saputo sempre distinguersi nell'ambito di un groove metal capace in alcuni casi di trovare comunque la giusta strada forte di un appeal ed una capacità di scrivere il classico "live" comune a ben poche altre realtà.
Tornati in pista tre anni dopo, Dez ha provato a riordinare le idee rimanendo a capo della propria creatura insieme al solo Spreitzer e puntando sulle forze fresche di Austin D'Amond (chitarrista ex Chimaira) e del drummer Neal Tiemann.

Quanto abbiano influito i nuovi arrivati sulla gestazione di questo "Trust No One" non è dato di saperlo, di certo il nuovo lavoro tende a riscattare - in parte - l'ultimo giro a vuoto dei californiani e ci riconsegna una realtà in grado quantomeno di proporre ancora musica che trova la propria principale valvola di sfogo in sede live.

Dimentichiamo così i pezzi poco ispirati e troppo uguali a sè stessi contenuti in "Winter Kills" rituffiamoci viceversa nelle atmosfere più classiche di lavori come "Pray for Villains" o "The Last Kind Words". Poco spazio pertanto a soluzioni più ardite, a rimandi a generi più pesanti, ma solo il classico marchio di fabbrica che Dez da sempre ha imposto al proprio secondo progetto successivo allo scioglimento dei Coal Chamber.

Carte chiare sul tavolo sin dal primo pezzo: "Testimony of Truth" apre l'album alla stessa maniera in cui i Devildriver ci avevano precedentemente abituato con pezzi come "Dead to Rights" o "End of the Line". Un pezzo diretto, corposo, giocato su ritmiche forsennate e su un refrain improvviso ed evocativo in cui la chitarra di Spreitzer segue la stessa linea melodica "grave" e tagliente.

In "Bad Deeds" i Devildriver tornano a decantare il loro amore per il nu-metal propriamente detto specie grazie alla forza del ritornello ritmato e quasi "rappeggiante", al resto pensano i soliti pezzi tremendamente grooveggianti quali l'ottima "Daybreak" che ci riporta (questa volta sì) ai classici dei californiani o "My Night Sky" che fa il paio con la title-track riconsegnandoci finalmente una band rigenerata.

Di contro restano ancora alcuni passaggi a vuoto, in particolar modo con alcuni pezzi poco ispirati che in parte fanno calare l'attenzione all'ascolto dell'intero album che rappresenta comunque in fin dei conti un capitolo ben più che dignitoso nella carriera ormai ultradecennale della band.

Track-list:

01. Testimony of Truth
02. Bad Deeds
03. My Night Sky
04. This Deception
05. Above it All
06. Daybreak
07. Trust No One
08. Feeling Ungoldy
09. Retribution
10. For What it's Worth

Commenti

Post popolari in questo blog

PANDEMONIUM CARNIVAL "Pandemonium Carnival II" (Recensione)

Full-length, Ghost Record Label (2024) I Pandemonium Carnival hanno deciso di riportare in auge un genere musicale in stile anni '80/'90 che si rifà al classico Punk Rock "Horror" sulla scia dei Misfits, per citarne una . Non vanno troppo per il sottile e neanche si preoccupano di essere "copioni", perchè grazie al loro modo di proporre musica sciorinano una speciale formula diretta e sagace.  Tutto questo è riconducibile al loro nuovo album chiamato semplicemente "Pandemonium Carnival II". Un punk rock robusto, creativo e snello che scivola via come l'olio, dove sono presenti passi fondamentali, che determinano quei gradi di originalità sufficienti a non farli accostare troppo a figure già note sulla scena. In questo ascolto è presente una certa “carnalità” di fondo che passa con fare solido e deciso sopra una tracklist ben studiata, sempre propensa nel conferire piacevoli scossoni.  "Pandemonium Carnival II", è un disco caparbio, ch

ARTIFICIAL HEAVEN "Digital Dreams" (Recensione)

Full-length, My Kingdom Music (2024) Alcune note biografiche per presentare questa band al suo esordio: " Band romana, formatasi a fine ottobre 2021 dalle ceneri di Witches Of Doom e altri progetti, Gli ARTIFICIAL HEAVEN hanno creato un mix diversificato di Gothic -rock dal sapore epico che mostra in pieno le influenze di grandi artisti degli anni Ottanta, tra cui The Cult, Bauhaus, Sisters of Mercy, Fields of the Nephilim, Killing Joke e Iggy Pop. "Digital Dreams" è un concentrato di gothic rock e post-punk con vibrazioni arricchite dalla collaborazione di ospiti illustri tra cui Francesco Sosto e Riccardo Studer. Sebbene non sia un vero concept album, alcuni dei testi di "Digital Dreams" sono legati tra loro da un chiaro comune filo conduttore ovvero l'accelerazione della rivoluzione digitale e dei suoi effetti sulla vita di tutti noi. Registrato agli Outer Sound Studios con il produttore Giuseppe Orlando, è disponibile in un'edizione deluxe la cui co

NITRITONO "Cecità" (Recensione)

Full-length, My Kingdom Music (2024) Due album pubblicati e uno split coi Ruggine, i Nitritono con questo “Cecità” esplorano l'ambiziosa prova del concept album, che in questo caso si basa sull’omonimo romanzo dello scrittore portoghese Josè Saramago, che racconta il tema dell’indifferenza nella società moderna. Il suono esce fuori è fragoroso e davvero imponente e le urla strozzate di Siro Giri, anche chitarrista, colpiscono duro l'ascoltatore sin dal primo brano in scaletta, l'ottimo "A Denti Stretti (pt. 1)" che presagisce poi un album torbido e inquieto, che chiama in causa sia i primordi del genere post metal di band come Neurosis, ma che si concentra sul presente a conti fatti, non andando a copiare nessuno in particolare. Gli arpeggi di chitarra, le dissonanze, le esplosioni di rabbia incontenibile riportano a scenari cupi dell'umanità, ben rappresentati dal concept scelto. Ci sono anche vaghi rimandi allo stoner particolare e sfaccettato di band come i