KATATONIA - "The Fall of Hearts"
(Full-lenght, Peaceville Records, Maggio 2016)
Voto: 8/10
Genere: Rock/Progressive
Line-up: Anders Nystrom (basso, tastiere, chitarra, programming), Jonas Renske (voce, chitarra, tastiere, programming), Niklas Sandin (basso), Daniel Moilanen (batteria)
(Full-lenght, Peaceville Records, Maggio 2016)
Voto: 8/10
Genere: Rock/Progressive
Line-up: Anders Nystrom (basso, tastiere, chitarra, programming), Jonas Renske (voce, chitarra, tastiere, programming), Niklas Sandin (basso), Daniel Moilanen (batteria)
Definire con una semplice recensione la proposta musicale dei Katatonia odierni risulta essere impresa tremendamente ardua, così come tremendamente arduo risulta valutare ogni nuova uscita senza partire dai preconcetti di una musica che ormai più nulla ha da spartire con la concezione di "metal" di per sè stesso definita così come, di contrasto, da una sorta di sudditanza psicologica nei confronti di un combo che ha fatto dell'evoluzione sonora e concettuale il proprio cavallo di battaglia.
Dagli esordi doom/death degli esordi, passando per i capitoli della svolta come "Tonight's Decision" e della conferma come lo splendido "The Great Cold Distance" pubblicato ormai dieci anni orsono, Nystrom e soci sono evoluti pezzo dopo pezzo, nota dopo nota, facendo storcere il naso ad alcuni (pochi per fortuna), deliziare tanti altri, non solo chi li segue da tempo come il sottoscritto, ma anche chi solo successivamente si è avvicinato ad una realtà capace di fondere in una sola proposta rock, progressive e tonalità più oscure pescando a piene mani dal dark sound così come in un certo afflato wave in grado tuttavia di agire solo nell'interno, tra le pieghe di una musica difficile da classificare ma riconducibile a livello di sound esclusivamente alla band madre.
Ammetto candidamente di aver dovuto ascoltare questo "The Fall of Hearts" a più riprese, ed a lungo prima di poter dare un giudizio quanto più compiuto (si spera) sull'opera. Partendo dal presupposto che a parere del sottoscritto fu proprio quel "The Great Cold Distance" l'apice compositivo della band di Stoccolma, avevo anche una certa inquietudine nell'approcciarmi all'ascolto dei 67 minuti di durata del qui presente album.
Un'inquietudine derivante soprattutto dal rischio innegabile di veder scivolare via la vena compositiva a discapito di un maggior crogiolo di influenze, il voler passare a setaccio le mille ispirazioni per creare qualcosa di diverso. Nulla di tutto questo. Non certo roba alla Katatonia...
"The Fall of Hearts" si pone in sintesi come la perfetta e naturale evoluzione del sentiero musicale dei Katatonia ed in fin dei conti non si differenzia più di tanto dalle ultime uscite se non per il rappresentare la perfetta sintesi delle influenze presenti e passate.
Una sintesi prontamente descritta e rinvenibile del resto nelle diverse atmosfere rappresentate dai due brani che hanno preceduto l'uscita del lavoro: un approccio più diretto e accattivante mostrato da quella "Serein" in cui la band svedese tende a pigiare sull'acceleratore con scariche elettriche mai troppo invadenti ma che rappresentano quasi un unicum all'interno di una proposta in cui sono le chitarre acustiche e le atmosfere ossianiche a farla da padrone, cui fanno da contraltare le atmosfere più dark e acustiche di "Old Heart Falls".
Ed è proprio su queste amosfere che i Katatonia del 2016 sembrano riservare il loro principale focus, unitamente ai pesanti inserti di tastiere e synth che rendono ancora più oscura ed affascinante la proposta. Come non rimanere indifferenti così all'ascolto di "Decima" degno punto d'incontro con il rock austico d'autore, o ancora la sognante "Shifts" che scivola via e si lascia ascoltare che è un piacere lasciando nell'ascoltatore quel certo senso di malinconia tipico di qualsiasi composizione che si rispetti.
Pigiando sull'acceleratore solo in sporadici casi come in "Sanction" che recupera una ripartenza elettrica intricata e dal sapore puramente prog i Katatonia mostrano la propria maestria nel percorrere un sentiero artistico ormai già ben delineato e definito e che nelle lunghe "Serac" e "The Night Subscriber" entrambi brani che superano i 6 minuti di durata trova probabilmente la miglior direzione in un susseguirsi di influenze e sonorità che spaziano a tutto tondo tra dark, prog e rock acustico arrivando a forgiare un tappeto sonoro che vede onnipresenti inserti tastieristici mai troppo invadenti e sempre tendenti a forgiare atmosfere dal velo malinconico e decadente.
Non stiamo parlando di un miracolo, nè tantomeno di un album che dovrebbe sorprendere l'ascoltatore ma solo la naturale evoluzione di una band più unica che rara. Un lavoro sicuramente di non difficile assimilazione, che necessita di ben più di un ascolto per entrare nelle corde, ma che una volta somatizzato si "apre" e viene fuori in tutta la sua magniloquenza. Del resto è questo che si chiede ad ogni album degli svedesi il cui corso continua ad estrinsecarsi in lavori come questo "The Fall of Hearts".
Track-list:
01. Takeover
02. Serein
03. Old Heart Falls
04. Decima
05. Sanction
06. Residual
07. Serac
08. Last Song Before the Fade
09. Shifts
10. The Night Subscriber
11. Pale Flag
12. Passer
Una sintesi prontamente descritta e rinvenibile del resto nelle diverse atmosfere rappresentate dai due brani che hanno preceduto l'uscita del lavoro: un approccio più diretto e accattivante mostrato da quella "Serein" in cui la band svedese tende a pigiare sull'acceleratore con scariche elettriche mai troppo invadenti ma che rappresentano quasi un unicum all'interno di una proposta in cui sono le chitarre acustiche e le atmosfere ossianiche a farla da padrone, cui fanno da contraltare le atmosfere più dark e acustiche di "Old Heart Falls".
Ed è proprio su queste amosfere che i Katatonia del 2016 sembrano riservare il loro principale focus, unitamente ai pesanti inserti di tastiere e synth che rendono ancora più oscura ed affascinante la proposta. Come non rimanere indifferenti così all'ascolto di "Decima" degno punto d'incontro con il rock austico d'autore, o ancora la sognante "Shifts" che scivola via e si lascia ascoltare che è un piacere lasciando nell'ascoltatore quel certo senso di malinconia tipico di qualsiasi composizione che si rispetti.
Pigiando sull'acceleratore solo in sporadici casi come in "Sanction" che recupera una ripartenza elettrica intricata e dal sapore puramente prog i Katatonia mostrano la propria maestria nel percorrere un sentiero artistico ormai già ben delineato e definito e che nelle lunghe "Serac" e "The Night Subscriber" entrambi brani che superano i 6 minuti di durata trova probabilmente la miglior direzione in un susseguirsi di influenze e sonorità che spaziano a tutto tondo tra dark, prog e rock acustico arrivando a forgiare un tappeto sonoro che vede onnipresenti inserti tastieristici mai troppo invadenti e sempre tendenti a forgiare atmosfere dal velo malinconico e decadente.
Non stiamo parlando di un miracolo, nè tantomeno di un album che dovrebbe sorprendere l'ascoltatore ma solo la naturale evoluzione di una band più unica che rara. Un lavoro sicuramente di non difficile assimilazione, che necessita di ben più di un ascolto per entrare nelle corde, ma che una volta somatizzato si "apre" e viene fuori in tutta la sua magniloquenza. Del resto è questo che si chiede ad ogni album degli svedesi il cui corso continua ad estrinsecarsi in lavori come questo "The Fall of Hearts".
Track-list:
01. Takeover
02. Serein
03. Old Heart Falls
04. Decima
05. Sanction
06. Residual
07. Serac
08. Last Song Before the Fade
09. Shifts
10. The Night Subscriber
11. Pale Flag
12. Passer
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