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ARCH ENEMY - "Will to Power"

ARCH ENEMY - "Will to Power"
(Full-lenght, Century Media, Settembre 2017)

Genere: Melodic Death

Voto: 4/10

Line-up: Alissa White Glutz (voce), Michael Amott (chitarra), Jeff Loomis (chitarra), Sharlee D'Angelo (basso), Daniel Erlandsson (batteria, tastiere)


La parabola discendente degli Arch Enemy iniziata nell'ormai lontano 2001, si arricchisce oggi di un altro capitolo. "Will to Power" è l'undicesimo album in studio della band, e rappresenta probabilmente il punto più basso della citata parabola, almeno fino ad oggi.
Fughiamo subito il campo da ogni dubbio di sorta e dal solito alibi maschilista e fuori da ogni possibile ed oggettiva conferma, riguardante la scelta di marketing ormai assodata di piazzare la female vocalist (figa) di turno dietro il microfono: Angela Gossow prima, Alissa White-Glutz oggi sono due signore vocalist, con ogni probabilità in grado di mettersi nel taschino tanti illustri colleghi dell'altro sesso.

Seconda riflessione sui cambi di line-up: nulla che possa bloccare la vena compositiva dello storico trio Amott-D'Angelo-Erlandsson anzi, l'innesto in formazione di un mostro sacro del calibro di Jeff Loomis (Sanctuary, Nevermore) di per sè non faceva altro alla vigilia che acuire ed aumentare a  dismisura l'interesse intorno a questo "Will to Power" che doveva rappresentare il riscatto dopo l'album di debutto con la nuova singer White-Glutz.

Nulla di tutto questo, ed anzi l'album in questione estremizza le lacune e soprattutto mette in evidenza la strada che Amott e soci vogliono percorrere. Parliamo di death (per quanto melodico voglia essere) ma ormai c'è rimasto ben poco degli Arch Enemy degli esordi (praticamente nulla) e tantomeno quelli della fase "pre-post" in cui un sound più moderno era comunque accompagnato da una certa aggressività di fondo e da una forma canzone tipicamente swedish death per quanto decisamente meno affascinante rispetto al primissimo corso.

"Will to Power" presenta così una serie di brani inascoltabili: "The Race" veloce e tra le più classiche del lotto è incredibilmente scialba nell'incedere e nel riffing portante.
La ballad "Blood in the Water" che abbandona quasi totalmente il growling per dar spazio alle clean vocals di Alissa lascia semplicemente di stucco per quanto snaturato risulti essere il sound della band di Halmstad, mentre in "Reasons to Believe" fanno il loro massiccio ingresso le tastiere di Jens Johansson (Stratovarius) che presta la sua opera al brano che si presenta oltremodo power e per questo sempre più lontano dal classico sound degli Arch Enemy.

Ma anche laddove il combo svedese prova a non perdere di vista la propria identità, si soffre eccome: "The World is Yours" e "The Eagle Flies Alone" alla lunga non riescono a resistere alla tentazione ed il loro riffing "arrotondato" tende a snaturare ancora di più la natura death metal di una band che in passato ha portato tanto al movimento swedish ma che oggi sembra soffrire sempre più di una palese mancanza di idee ma soprattutto del malcelato tentativo di spingersi oltre la propria etichetta per andare a calpestare sentieri più groovy e commerciali.

"Will to Power" è insomma, con ogni probabilità, il peggior capitolo finora mai prodotto dalla band svedese, un giro a vuoto che purtroppo conferma la già citata parabola discendente e che si spera, quantoprima, possa risollervarsi. Ma se ad Amott e soci sta bene così, da sperare per il futuro c'è ben poco...

Track-list:

01. Set the Flame to the Night
02. The Race
03. Blood in the Water
04. The World is Yours
05. The Eagle Flies Alone
06. Reason to Believe
07. Murder Scene
08. First Day in Hell
09. Saturnine
10. Dreams of Retribution
11. My Shadow and I
12. A Fight I Must Win




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