TESTAMENT - "Brotherhood of the Snake"
(Full-lenght, Nuclear Blast, Ottobre 2016)
Voto: 9/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: Eric Peterson (chitarra), Alex Skolnick (chitarra), Chuck Billy (voce), Gene Hoglan (batteria), Steve DiGiorgio (basso)
E se Peterson ha contribuito alla stesura pressochè totale del laovo, è sempre Chuck Billy a salire sugli scudi con le sue solite linee vocali graffianti, aggressive, ma allo stesso tempo melodiche, sfoggiando la solita poliedricità nel variare ritmi ed atmosfere tra pezzo e pezzo.
(Full-lenght, Nuclear Blast, Ottobre 2016)
Voto: 9/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: Eric Peterson (chitarra), Alex Skolnick (chitarra), Chuck Billy (voce), Gene Hoglan (batteria), Steve DiGiorgio (basso)
E' ormai opinione piuttosto netta ingenerata nel sottoscritto che, dopo la dipartita di Lemmy, sia Chuck Billy il vero immortale della scena metal mondiale. Non che altri non ci abbiano abituato a prodezze spettacolari in tema di salute (pensiamo a Phil Anselmo "morto e resuscitato" da un'overdose a metà anni novanta), ma vedere un "ragazzino" di 54 anni con undici album alle spalle e reduce da una rara forma di seminoma a cuore e polmoni nei primi 2000, proseguire imperterrito un cammino artistico senza mezzi termini e sempre attivissimo on-stage, è un qualcosa che non si presta certamente ad altre considerazioni.
E proprio guidati dal solito Chuck Billy che i Testament si presentano all'appuntamento con il dodicesimo full della loro carriera al pieno della forma; sono passati quattro anni dal fortunato predecessore "Dark Roots of Earth" probabilmente il miglior lavoro delle vecchie leve almeno negli ultimi sei anni.
Un riconoscimento non da poco per una band forse per troppo tempo sottovalutata in proporzione al proprio reale valore, unica in grado dopo il monumentale "The Gathering" (1999) di non vivere di luce riflessa, ma semplicemente di portare avanti un progetto sempre attuale, malgrado le difficili condizione di salute di Billy il guerriero (fortunatamente superate), dalle quali è addirittura uscito rafforzato, ed intorno al quale i Testament hanno saputo ripartire.
In quest'ottica era altissima la fiducia e l'attesa intorno a questo "Brotherhood of the Snake" corroborata del resto da una line-up facilmente paragonabile a quella del già citato "The Gathering".
Perchè a Billy, Peterson e Skolnick vanno ad aggiungersi due mostri sacri del calibro di Steve DiGiorgio (già presente del resto nel citato monumentale laovo) e nientemente che Gene Hoglan (Death, Dark Angel, Strapping Young Lad...) dietro le pelli, ideale sostituto di quello che fu Dave Lombardo nel 99.
Ecco, sarebbero bastati questi elementi per valutare autonomamente il lavoro in questione senza neppure ascoltarlo, ma al tempo stesso si sarebbe potuta rivelare arma a doppio taglio viste le innegabili aspettative della vigilia alla luce di tutto questo.
Ovviamente i Testament non falliscono l'obiettivo e danno alle stampe un altro capolavoro della propria infinita discografia. Difficile, direi anche impossibile, trovare un capitolo sbagliato all'interno della carriera della band di Oakland. Ma quello che più stupisce è che i Testament rappresentano ad oggi probabilmente l'unica realtà della scena metal mondiale capace nel 2016 di non temere alcun confronto con il passato, recente o remoto che sia.
La title-track, la rocciosa "The Pale King" (scelta dalla band come singolo), o la tecnica ed intricata "Neptune's Spear" sono le gemme di un lavoro capace di non perdere un colpo dal primo all'ultimo dei 45 minuti di durata in cui risulta impossibile trovare un pezzo meno ispirato o poco convincente.
E se Peterson ha contribuito alla stesura pressochè totale del laovo, è sempre Chuck Billy a salire sugli scudi con le sue solite linee vocali graffianti, aggressive, ma allo stesso tempo melodiche, sfoggiando la solita poliedricità nel variare ritmi ed atmosfere tra pezzo e pezzo.
Alla maggiore attenzione alle linee melodiche che si evince in pezzi come "Born in a Rut" o "Seven Seals" accomunabili ai tempi di "The Ritual" si passa tranquillamente dai pezzi più abrasivi dei soliti inserti in growling che riportano proprio alle sonorità aggressive di "The Gathering".
Tutti elementi questi che non possono che portare il sottoscritto a valutare "Brotherhood of the Snake" come probabilmente il miglior lavoro del 2016, quantomeno nel proprio genere. Un'ennesima prova di classe di una band unica, che finora non ha mai sbagliato un colpo e che in futuro sarà certamente in grado di regalarci altre opere monumentali come questa.
Track-list:
01. Brotherhood of the Snake
02. The Pale King
03. Stronghold
04. Seven Seals
05. Born in a Rut
06. Centuries of Suffering
07. Black Jack
08. Neptune's Fear
09. Canna-Business
10. The Number Game
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