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SEPULTURA - "Machine Messiah"

SEPULTURA - "Machine Messiah"
(Full-lenght, Nuclear Blast, Gennaio 2017)

Voto: 8/10

Genere: Groove Metal

Line-up: Paulo Jr (basso), Andreas Kisser (chitarra), Derrick Green (voce), Eloy Casagrande (batteria)



I Sepultura che non ti aspetti! Alzi la mano chi, a partire dall'ormai lontanissimo "Against" (1998), primo album postumo all'abbandono di Max Cavalera, sia mai riuscito a trovare un album dei brasiliani degno di tal nome...probabilmente nessuno, se non chi piuttosto ha deciso di accontentarsi del brodino di lavori mediocri spacciandoli per qualcosa di buono semplicemente per il solo monicker pesante e prestigioso che Kisser e soci si sono portati avanti per anni.
Tante sono state le congetture e le ipotesi sul declino della band di Belo Horizonte, sicuramente una delle più influenti della storia della musica pesante. A caricarsi la croce sulle spalle è stato senza ombra di dubbio Derrick Green, singer a parere del sottoscritto molto dotato, ma da sempre vittima di confronti con un passato in cui i dissidi interni e l'addio del mastermind Max Cavalera pesò soprattutto da un punto di vista compositivo più che interpretativo.

In secondo luogo l'addio dello stesso Max arrivò probabilmente nel momento più sbagliato, quando i Sepultura con quel capolavoro che porta il nome di "Roots" iniziavano ad addentrarsi in nuovi territori, che guardavano tanto alla musica etnica quanto a sonorità marcatamente nu, un mix sulla carta strambo ma che da solo riusciva a forgiare qualcosa di unico e probabilmente di mai sentito all'epoca.

Interrotti sul più bello da "Against" iniziarono subito i primi problemi, con una band intesa a recuperare le radici hardcore ed un Green decisamente poco a proprio agio con la sua timbrica calda sacrificata ad un sound onestamente non suo. 

L'inizio della fine, perchè a quel lavoro (sicuramente sotto tono ma non imbarazzante come in diversi lavori la band sudamericana, ahinoi, ci abituerà nel futuro successivo) succedettero una serie di dischi opachi, incapaci di risollevare il nome di una band che con "Dante XXI" (2006) tentò probabilmente di centrare quanto ottenuto oggi collezionando un flop clamoroso con la successiva dipartita dalla band anche di Igor Cavalera chiudendo così il cerchio su un nome storico sempre più in caduta vertiginosa.

Tornando ai giorni nostri sono passati ormai quattro anni dal quel "The Mediator Between Head and Hands Must Be the Heart" lavoro tanto impronunciabile nel suo nome quanto onestamente inascoltabile, e di certo l'idea di una nuova uscita della band di Kisser e Paulo Jr non è che mi stuzzicasse più di tanto.
Eppure.....

...Eppure sono bastati i primi tre minuti di ascolto della title-track per farmi capire di trovarmi finalmente di fronte ad un lavoro di grandissimo livello, di quelli che non si sentivano più davvero da venti anni a questa parte! Non esagero nel porre questo "Machine Messiah" subito al di sotto (con le dovute proporzioni ovviamente) dei lavori più fortunati dei Sepultura; e lo dico senza remora alcuna malgrado tanti fans storceranno di nuovo il naso di fronte alle solite considerazioni di facciata: non sono più i Sepultura.

Ebbene sì probabilmente non lo sono più, ma avrebbe avuto senso essere ancora i brutti anatroccoli "ammirati" nei lavori precedenti? Avrebbe avuto forse più senso vedere una band brancolare ancora nel buio in bilico tra un passato impossibile da rinverdire ed un presente tutto fumo e niente arrosto? A mio parere no, e spero a parere di quanti di voi riescano a valutare "Machine Messiah" senza i paraocchi del caso.

Ma passiamo alla musica che rappresenta decisamente la cosa più importante: avevo già spulciato quella "Phantom Self" singolo apripista che aveva ingenerato nel sottoscritto già una prima evidente curiosità. Precedentemente avevo citato i primi tre minuti dell'opener, la title-track "Machine Messiah"...un pezzo simbolico a tutti gli effetti perchè riprende tanto il concept seguito dai Sepultura nell'occasione che ci raccontano di una società malata in cui avanza una dematerializzazione dell'animo umano che porta ad una sorta di "meccanizzazione" del pensiero (una delle evidenti piaghe della società attuale). Segue il concept perchè subito si registra come il classico pezzo che non ti aspetti; velocità, foga??? Macchè! Il pezzo è lento, sulfureo, a tratti sabbathiano...Green dietro al microfono sembra quasi volersi sfogare di quanto inespresso nel corso di questi anni, abile nei passaggi striscianti, e rabbioso al punto giusto quanto c'è da spingere ma con moderazione, perchè il lavoro è un mid-tempo a tutti gli effetti che provoca sensazioni contrastanti ma incredibilmente nuove e gradevoli: perchè spiazza l'ascoltatore che si aspetta subito dai brasiliani una partenza al fulmicotone così come apre le danze per quello che sarà un vero e proprio viaggio all'interno del concept elaborato dai nostri.

Una sorta di pezzo che funge da intro, ma che vive e brilla di luce propria nei suoi quasi sei minuti di durata bruscamente ed improvvisamente interrotti dall'assalto frontale di "I Am the Enemy" questo si in classico stile Sepultura: diretto, veloce, spaccaossa ed intriso di una sana ed incontaminata carica hardcore.

Ma attenzione perchè non si torna sui soliti binari, "Machine Messiah" va oltre e sperimenta senza paura alcuna: ecco così irrompere le note della già citata "Phantom Self" un pezzo tanto vario quanto accattivante, introdotto da calde percussioni brasiliane improvvisamente sferzate da melodie orientaleggianti che si rincorrono all'interno del pezzo stesso scandito dal refrain che più classico non si può in grado di bilanciare potenza e melodia col solito Green sugli scudi. Fughe strumentali nel finale rasentano addirittura il campo del prog metal.

"Sworn Oath" brilla per la massiccia presenza di orchestrazioni, così come la strumentale "Iceberg Dances" spiazza di nuovo in particolar modo per l'inserimento di un moog che specie nel break centrale riporta alla mente proprio il prog più classico.
Ma i Sepultura hanno il merito di continuare a variare e bilanciare le influenze mischiando le carte in tavola con una naturalezza clamorosa senza perdere di vista il proprio trademark classico e le proprie origini.
"Vandals Nest" è così un altro pezzo veloce e furente dove sono ancora le influenze thrash-core a prendere il sopravvento, "Resistan Parasites" invece punta sui muscoli e la potenza rallentando i ritmi ma forgiando un pezzo dal classico taglio Sepultura. "Cyber God"  infine chiude il cerchio sul concept alla base del lavoro recuperando le inflessioni più intimistiche e doomish della title-track che apriva l'album.

I Sepultura sono tornati? Diciamo di no in senso lato, perchè chi si aspetta il classico sound dei bei tempi passati che furono rimarrà deluso. Di certo è tornata la vena compositiva ed il coraggio di musicisti che hanno scritto la storia del metal mondiale e che oggi si ripropongono in una veste probabilmente mutata, ma se non con risultati identici quantomeno simili nella voglia di voler proporre qualcosa di realmente nuovo e di sicuro valore. "Machine Messiah" sarà un album che sicuramente resterà a lungo nella playlist favorita del sottoscritto!

Track-list:

01. Machine Messiah
02. I Am the Enemy
03. Phantom Self
04. Alethea
05. Iceberg Dances
06. Sworn Oath
07. Resistan Parasites
08. Silent Violence
09. Vandals Nest
10. Cyber God


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