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PAIN OF SALVATION - "In the Passing Light of Day"

PAIN OF SALVATION - "In the Passing Light of Day"
(Full-lenght, InsideOut Music, Gennaio 2017)

Voto: 7,5/10

Genere: Prog Metal

Line-up: Daniel Gildenlow (voce, chitarra, basso), Leo Margarit (batteria), Daniel Karlsson (tastiere), Gustaf Hielm (basso), Ragnar Zolberg (chitarra)


Tornano sulle scene i Pain of Salvation alfieri della scena prog metal svedese attivi soprattutto nei primi 2000 quando sull'onda di un capolavoro del calibro di "Remedy Lane" balzarono agli onori della cronaca come la new-sensation di un genere in quegli anni troppo Dream Theater-dipendente.
Il maggior pregio di Gildenlow è soci, è stato sempre quello di prediligere l'aspetto più intimistico e compositivo anche a discapito dei classici clichet di genere dettati fino a quel momento dai già citati DT ma prima ancora dai seminali Rush. Un certo coraggio compositivo questo che ha portato la band originaria di Esklilstuna alla pubblicazione, specie in tempi moderni, di album per così dire "contradditori", decisamente più lontani col tempo dal termine di per sè stesso scontato di metal virando verso territori maggiormente ragionati e acustici.

"In the Passing Light of Day" che irrompe sul mercato a distanza di quattro anni dal suo predecessore tende invece a riavvincinarsi verso sonorità più "dure" ma non per questo abbandonando quelle che sono state le ultime influenze apportate al proprio sound dagli scandinavi.

Nell'album in questione tornano infatti alla luce le chitarre, ma i passaggi strumentali così come le atmosfere apportate alla proposta non lasciano certo spazio al solito codificato contenitore di stilemi tipici del genere, così come la decisione di non seguire un filo logico dall'inizio alla fine dell'album premia decisamente la fruibilità di una proposta alla lunga adatta anche a chi non è propriamente un fan del genere.

Per cui nell'approcciarsi all'ascolto del lavoro, dimenticate le fughe tastieristice alla Jordan Rudess maniera, dimenticate chissà quali passaggi strumentali intricati e soprattutto gli assoli, preparatevi piuttosto a seguire una linea logica di brani incastonati alla perfezione tra loro tanto da dissimulare quasi un concept, che poi di concept non si parla.

Le atmosfere risultano a tratti piuttosto oscure, così come l'approccio principale si aggrappa ad un concetto di hard rock moderno in cui mi permetto di citare gli Alter Bridge ma solo nell'approccio strumentale, non certo nel contenuto di pezzi che, per quanto semplici a livello strumentale, risultano ottimamente arrangiati nelle atmosfere e nella varietà al loro interno.

Si parte con "On a Tuesday" pezzo caratterizzato da un incedere chitarristico piuttosto roccioso che riporta alla mente proprio i lavori dei periodi più fortunati dei nostri. "Tongue of God" si approccia alla già citata vena dark mentre "Reasons" è il pezzo che forse più di ogni altro si avvicina ad un concetto di prog metal maggiormente classico.

Affascinanti ed estremamente coinvolgenti risultano essere "The Taming of a Beast" introdotta da un giro tastieristico e soprattutto l'accoppiata finale "If This is the End"-"The Passing Light of Day" dove la componente oscura prende maggiormente il sopravvento e dove spiccano marcate ed interessantissime influenze di Anathema e Pink Floyd del periodo più "pop".

"In the Passing Light of Day" risulta in fin dei conti essere un album semplice ma non di facile assimilazione. Richiede qualche ascolto in più per venire realmente apprezzato fino in fondo, ma alla lunga riscatta senza ombra di dubbio alcuno qualche passaggio a vuoto negli ultimi lavori che avevano decisamente raffreddato la fama di una delle band più raffinate dei giorni nostri.

Track-list:

01. On a Tuesday
02. Tongue of God
03. Meaningless
04. Silent Gold
05. Full Throttle Tribe
06. Reasons
07. Angels of Broken Things
08. The Taming of a Beast
09. If This is the End
10. The Passing Light of Day

 

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