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METALLICA - "Hardwired...to Self-Destruct"

METALLICA - "Hardwired...to Self-Destruct"
(Full-lenght, Blackened Records, Novembre 2016)

Voto: 6/10

Genere: Heavy/Thrash

Line-up: James Hetfield (voce, chitarra), Kirk Hammett (chitarra), Robert Trujillo (basso), Lars Ulrich (batteria)


Li avevamo lasciati, discograficamente parlando, al 2008 con la pubblicazione di "Death Magnetic", li ritroviamo oggi a distanza di otto anni con questo "Hardwired...to Self-Destruct" undicesimo full-lenght di una delle band più influenti della storia della musica tutta.
Nel mezzo c'è da dire che Hetfield e soci non si erano certamente limitati a rimanere con le mani in mano: risale al 2012 l'ultima testimonianza discografica al fianco di sua maestà Lou Reed in quel "Lulu" tanto bistrattato ed odiato da critica e puristi, ma a suo modo geniale nell'incedere sperimentale di un lavoro che va considerato per quello che è stato, cioè NON un vero e proprio album dei Metallica bensì una proficua collaborazione; ma ancora il concerto evento in 3D "Through the Never", l'esibizione in Antartide, ed una serie incredibile ed a volte persino sconclusionata di album live vari, ma soprattutto di tour e comparsate in giro per l'intero globo terrestre. Ecco perchè questi otto anni di assenza sembrano volati.

Prima di passare alla valutazione del lavoro una prima considerazione incontrovertibile sicuramente si può fare: "Hardwired...to Self-Destruct" è stato sicuramente l'album più atteso di questo 2016. Detto questo, quelo che mi premeva era valutare il lavoro con la giusta lucidità ed oggettività, senza farmi prendere da discorsi extra-musicali, farmi influenzare dalla critica generale, o ricadere nei soliti patetici errori di paragonare il lavoro a qualcuno di quelli passati.

Ci avevano già provato con "Death Magnetic" a parlare di un "ritorno alle sonorità di..." (e non voglio neanche pronunciare il resto); il risultato era stato una marmaglia di fans che consideravano effettivamente un ritorno al passato, ed un'altra marmaglia (ancora superiore numericamente parlando) che non si faceva scrupoli a parlare di bufala, di ennesimo giro a vuoto ecc ecc.
Devo dire che anche su questo lavoro di chiacchiere (nel vero senso della parola) ne sono state fatte alla vigilia, ma del resto i Metallica sono questi, li ami o li odi, le considerazioni e le critiche non saranno mai effettivo prodotto di una valutazione serena ed oggettiva scevra dei preconcetti del caso.

Bene, non è un ritorno alle sonorità "pre-Black Album" è chiaro, malgrado pubblicare come primi singoli i pezzi più aggressivi del lotto come "Hardwired" e "Atlas, Rise!" avrebbero potuto ingenerare quest'idea, ma al tempo stesso hanno fatto capire subito come i Metallica il loro onesto album lo avrebbero comunque tirato fuori di nuovo! Perchè, parliamoci chiaro, "St.Anger" è stato probabilmente l'unico passo falso di una band che negli anni novanta ha voluto rivoluzionare il proprio concetto di musica, tirando fuori album si commerciali, si lontani dal concetto dei primi Metallica, ma sicuramente non brutti, anzi...delle piccole gemme di heavy-rock d'autore, di quello che sarà venuto poi fuori da altre realtà negli anni successivi, e che hanno avuto l'unico torto di allontanare i vecchi fans dei Metallica abbastanza rumorosi per ingenerare considerazioni musicali errate tra  i puristi del genere.

Bene, diciamo subito che "Hardwired...to Self-Destruct" riprende piuttosto sonorità di "Load" e "Re-Load" dividendo idealmente nel doppio cd le proprie influenze: una maggiore aggressività nel primo disco, un appeal più sperimentale e "soft" nel secondo album, quest'ultimo meno riuscito ma semplicemente perchè inferiore da un punto di vista compositivo e non altro.

L'accoppiata iniziale "Harwired" - "Atlas, Rise!" rappresenta sicuramente il momento più godibile dell'intero lavoro: due pezzi aggressivi, intricati, ma ben lontani dalla bestemmia da molti proferita (cioè le similitudini con il capolavoro "...And Justice for All"); vuoi soprattutto per l'approccio più melodico alle vocals di Hetfield che comunque ben si adatta anche alla velocità di Hammett ed alla vorticosa sezione ritmica nella quale tuttavia non si può tacere qualche imperfezione di troppo del solito Ulrich poco convincente.

"Now that we're Dead" riprende atmosfere piuttosto godibili e melodiche accomunabili al periodo "Load", "Moth into Flame" rappresenta l'ultimo pezzo di una certa consistenza, mentre le successive "Dream No More" e "Halo on Fire" anticipano i tempi rispetto a quello che si troverà nel secondo disco, introdotto da "Confusion" (passatemi il gioco di parole ma realmente "confusionaria" nel suo incedere).

"Here Comes Revenge" e "ManUNkind" riprendono invece a piene mani il sound heavy-thrash del predecessore "Death Magnetic" mentre in "Murder One" si cavalcano onde maggiormente oscure. Ma più in generale il secondo disco non convince appieno nel suo voler essere forzatamente diverso rispetto al resto. 

Considerazioni di un certo peso nella valutazione di un lavoro certamente non brutto, sicuramente pienamente sufficiente, con due-tre pezzi di grandissimo livello al suo interno ma che paga forse l'eccessiva piattezza generale.
Un disco bello e godibile da sentire, ma che probabilmente tra due-tre mesi sarà già caduto nel dimenticatoio, elemento questo non da poco se ti chiami Metallica.

Track-list:

CD1

01. Hardwired
02. Atlas, Rise!
03. Now That We're Dead
04. Moth into Flame
05. Dream No More
06 Halo on Fire

CD2

01. Confusion
02. ManUNkind
03. Here Comes Revenge
04. Am I Savage?
05. Murder One
06. Spit Out the Bone



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