THE OBSESSED - "Sacred"
(Full-lenght, Relapse Records, Aprile 2017)
Voto: 7/10
Genere: Doom Metal
Line-up: Scott "Wino" Weinrich (voce, chitarra), Reid Raley (basso), Brian Costantino (batteria)
(Full-lenght, Relapse Records, Aprile 2017)
Voto: 7/10
Genere: Doom Metal
Line-up: Scott "Wino" Weinrich (voce, chitarra), Reid Raley (basso), Brian Costantino (batteria)
Tra svariate reunion e cambi di line-up tornano finalmente in pista, discograficamente parlando, gli storici The Obsessed al solito capitanati da un'istituzione della scena doom mondiale del calibro di Scott Weinrich che rimette in piedi la propria creatura dopo ben ventitre anni di silenzio, dai tempi di quel "The Church Within" (1994) che chiudeva idealmente il periodo d'oro della band del Maryland.
Chiariamo, per quei pochi che potrebbero non saperlo, quello che rappresenta la figura di Weinrich per la scena metal mondiale: seguace del verbo dei Black Sabbath, il singer-chitarrista americano è stato celebre soprattutto negli anni '80 quando ha ridisegnato i canoni del genere con i primi lavori dei Saint Vitus.
Ma l'animo istrionico e creativo della sua figura e del suo background artistico lo ha reso celebre anche per le partecipazioni in un'innumerevole quantità di bands tipiche del genere: Place of Skull, Spirit Caravan, The Hidden Hand e, per l'appunto, i The Obsessed band che incarna lo spirito più hard rock dell'artista statunitense.
Assoldati così il bassista Reid Raley ed il batterista Brian Costantino già al suo fianco ai tempi degli Spirit Caravan, Weinrich ci regala questo ritorno musicale a distanza di cinque anni dall'ultima reunion dei tempi del Roadburn, e malgrado un ritardo nella gestazione e pubblicazione del lavoro con "Sacred" torna a tutti gli effetti a graffiare.
Sia chiaro che chi cerca originalità e freschezza puà tranquillamente stare alla larga da questo lavoro, ma più in generale da tutta la discografia dei The Obsessed.
"Sacred" si configura infatti come un vero e proprio tributo a sè stessi, un album che non si pone alcuna esigenza di innovare o comunque di sperimentare vie più "moderniste" ma anzi, tende a risultare addirittura volutamente retrò tanto nei suoni quanto nella produzione.
Imperniato sempre intorno al classico trademark plumbeo delle proprie composizioni, il lavoro pesca a piene mani dal passato della band emanando un'aura che a tratti sa di "vecchio" richiamando vecchi lavori passati ed il degno tributo ai maestri del genere.
Non ci si stupisca dunque nel sentire tra le pieghe del lavoro quell'atmosfera tremendamente vintage che permea pezzi come l'iniziale "Sodden Jackal" o come la ritmata "Razor Wire" tutti pezzi che fermano l'orologio a quell'ormai lontano 1994.
Una voglia di vintage che si rinviene anche in "Perseverance of Futility" brano tipicamente "purple-iano" tanto nell'incedere del riffing quando nell'insolito inserimento tastieristico di fondo.
Più istintive risultano essere la ferale "Punk Crusher" e "Be the Night" mentre "Stranger Things" è un pezzo che abbandona in parte il focus sull'aspetto più "retro" per abbracciare un concetto musicale più grooveggiante.
"Sacred" rappresenta insomma un gradito ritorno per una band che, per quanto dipendente dalla propria mente principale, sa sempre colpire e contornarsi di musicisti di livello in grado di elevare la proposta. Certo, nulla che possa far gridare al miracolo per un album che non vuole assolutamente tirar fuori alcuna pretesa ma solo recuperare e far ripartire un progetto rimasto troppo a lungo nel cassetto di una mente in continua evoluzione come quella di Weinrich.
Line-up:
01. Sodden Jackal
02. Punk Crusher
03. Sacred
04. Haywire
05. Perseverance of Futility
06. It's Only Money
07. Cold Blood
08. Stranger Things
09. Razor Wire
10. My Daughter My Sons
11. Be The Night
12. Interlude
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