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THE BATALLION - "Head Up High"

THE BATALLION - "Head Up High"
(Full-lenght, Dark Essence Records, Settembre 2010)

Voto: 8/10

Genere: Black/Thrash

Line-up: Colt Kane (basso), Morden (batteria), Lust Kilman (chitarra), Stud Bronson (voce, chitarra)


Una manciata di artisti di alto livello ha dato vita, quattro anni fa, alla presente realtà denominata The Batallion; quattro anni che sono bastati ai norvegesi per tirare fuori un discreto album di debutto ed il qui presente Head Up High vera manna dal cielo per gli amanti di quel tipo di musica sporca, bastarda e meticcia inventata a suo tempo dai maestri Venom e che, anche nel 2010, non stufa mai, ma andiamo con ordine.

Protagonisti con l’acts in questione sono firme di spicco della scena "estrema" europea già celebri per aver militato in passato con bands del calibro di Old Funeral, Borknagar, Grimfist o Taake tanto per citarne alcune… il genere proposto ricalca quello già ascoltato con il progetto I di Abbath, ovvero spazio ad un misto di metal estremo e rock ‘n’ roll sporco, putrido e veloce che si dipana tra undici brani che toccano più di un lato nell’ambito estremo ma sempre ben attenti a bilanciarlo con la dovuta dose di "classicità".
Ne viene fuori un album a parere del sottoscritto entusiasmante, con una manciata di brani in grado di far scuotere la testa all’ascoltatore e la presenza del suddetto cd nel mio lettore da oltre una settimana consecutivamente non può passare inosservata.
Ovviamente nessuna concessione all’originalità, nessuna concessione all’avanguardia (e ci mancherebbe) ma solo trentotto minuti di sound puro e bastardo dove tra ripartenze "thrashettone" ritmiche degne di ogni album del buon Lemmy e tanta tanta "sporcizia" non si può rimanere indifferenti.
Semplicemente devastanti con l’opener Mind My Step cui basta un minuto e mezzo sparato a mille per mostrare di cosa sono capaci i norvegesi, sono anche altri brani dalla struttura meno semplice a colpire l’ascoltatore nel caso di altre gemme del calibro di When Death Become Dangerous o l’altro piccolo capolavoro Undertakers in cui trova spazio una struttura più articolata rispetto al resto del lotto ma il cui riffing centrale massiccio e potente trasporta da solo l’intero brano.
Inutile parlare dell’aspetto "tecnico" dei musicisti coinvolti tanto i loro nomi parlerebbero da soli, ma va rimarcato come Bronson e compagni non si limitino a riproporre tutti i clichet già sentiti in passato ma riescano ad arricchire la proposta variando non di rado i ritmi e soprattutto creando una serie di songs facilmente distinguibili le une dalle altre.
Sia chiaro che questo Head Up High potrà anche non piacere per carità, ed indipendentemente dai gusti musicali propriamente detti. Fatto sta che in periodi in cui la stragrande maggioranza delle bands si arrovella il cervello in cerca di qualcosa di semplicemente "originale" fallendo il più delle volte, album come questo per il sottoscritto sono piccoli gioielli.
Ignorantemente perfetti!!!

Track-list:

01. Mind My Step
02. Head Up High
03. When Death Becomes Dangerous
04. Within the Frame of the Graveyard
05. Thick Skinned and Weatherbitten
06. Each Man for Himself
07. Undertakers
08. 20 Paces to Death
09. Where There Is Smoke There Is Fire
10. The Roaring Grandfather
11. Bring Out Your Dead

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