TESTAMENT - "The Formation of Damnation"
(Full-lenght, Nuclear Blast, Aprile 2008)
Voto: 7/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: Chuck Billy (voce), Alex Skolnick (chitarra), Eric Peterson (chitarra), Greg Christian (basso), Paul Bostaph (batteria)
Era l’ evento dell’anno, e su questo possiamo starne certi nessuno avrà da dissentire.
Dicevamo per l’appunto "su questo" che è un dato di fatto importante dopo ormai ben 9 anni di astinenza quando quel "The Gathering" apriva altri importantissimi scenari ad una band che da sempre ha rappresentato garanzia di qualità e coraggio capace com’è stata di mettersi in discussione. E cosa c’è di più coraggioso se non quello di tornare sulle scene dopo un lasso di tempo così elevato? Cosa c’è di più coraggioso di un Chuck Billy capace di essere più forte di tutti, anche di un tumore al cervello che probabilmente avrebbe stroncato l’attività di chiunque?
"The Formation of Damnation" arriva dunque come una sorta di liberazione per tutti, per la band stessa così come per milioni di fans che tanto hanno dovuto penare prima di vedere finalmente sugli scaffali la nuova fatica dei propri beniamini. Sia chiaro che "The Formation of Damnation" seguito da frenetiche aspettative e, forse, da qualche illusione di troppo non regge il confronto col famosissimo predecessore; ma del resto personalmente non mi aspettavo un possibile raffronto tra quel lavoro (registrato da una line-up IRRIPETIBILE) e questo.
Cosa esce fuori dunque dall’album? Thrash metal sano ed incontaminato, che tira una linea di demarcazione piuttosto precisa rispetto alle influenze death del predecessore avvicinandosi maggiormente alle sonorità di lavori come "The Ritual" e "Low". Così la furia esecutiva e l’ istintività sono maggiormente sacrificati per un sound più lineare, sempre 100% thrash ma capace di creare strutture tante volte catchy. Tutto questo senza mai cercare soluzioni volutamente moderniste, ma solo sfruttando al meglio le doti della coppia di asce Skolnick-Peterson ed i vocalizzi di un Billy tirato a lucido. "More Than Meets The Eye" brano di apertura in tal senso è un esempio di quelli che sono i nuovi Testament, chitarre taglienti il giusto e veloci con aperture melodiche improvvise tenendo ben ad occhio un certo gusto per il refrain. Ma di certo non si esaurisce in tutto ciò l’album, che non nasconde reminescenze comunque più vicine agli ultimi lavori come nella title-track che si presenta come una vera e propria mazzata e tende quasi a spezzare l’apertura iniziale attraverso un brano meraviglioso, roccioso e – questa volta sì – con evidenti retaggi death metal e la voce di Billy a ricalcare quel simil-growl che tanto malvagio aveva reso "The Gathering". E probabilmente proprio questo improvviso cambio di ritmo non gioca a favore dell’album, tanto che avrebbe sicuramente avuto più senso partire proprio da un brano serrato come quello appena citato che da quelli maggiormente melodici, ma tant’è.
Da segnalare, oltre al ritorno di Skolnick, anche la presenza di Paul Bostaph dietro le pelli sulla cui prestazione credo non sia nemmeno il caso di discutere, così come sulla prestazione vocale di Billy che rimane quello di sempre a suo agio sia nelle parti melodiche che in quelle ai limiti del growling. Insomma, il risultato finale non fa certo gridare al miracolo ma ciò che più conta è che i Testament sono tornati in pista dopo 9 anni, e questo "The Formation Of Damnation" rappresenta un (validissimo) lavoro di transizione che paga in parte il lungo periodo di inattività discografica degli americani.
Track-list:
01. For the Glory of...
02. More than Meets the Eye
03. The Evil Has Landed
04. The Formation of Damnation
05. Dangers of the Faithless
06. The Persecuted Won't Forget
07. Henchman Ride
08. Killing Season
09. Afterlife
10. A.F.T.E.R.
11. Leave Me Forever
(Full-lenght, Nuclear Blast, Aprile 2008)
Voto: 7/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: Chuck Billy (voce), Alex Skolnick (chitarra), Eric Peterson (chitarra), Greg Christian (basso), Paul Bostaph (batteria)
Era l’ evento dell’anno, e su questo possiamo starne certi nessuno avrà da dissentire.
Dicevamo per l’appunto "su questo" che è un dato di fatto importante dopo ormai ben 9 anni di astinenza quando quel "The Gathering" apriva altri importantissimi scenari ad una band che da sempre ha rappresentato garanzia di qualità e coraggio capace com’è stata di mettersi in discussione. E cosa c’è di più coraggioso se non quello di tornare sulle scene dopo un lasso di tempo così elevato? Cosa c’è di più coraggioso di un Chuck Billy capace di essere più forte di tutti, anche di un tumore al cervello che probabilmente avrebbe stroncato l’attività di chiunque?
"The Formation of Damnation" arriva dunque come una sorta di liberazione per tutti, per la band stessa così come per milioni di fans che tanto hanno dovuto penare prima di vedere finalmente sugli scaffali la nuova fatica dei propri beniamini. Sia chiaro che "The Formation of Damnation" seguito da frenetiche aspettative e, forse, da qualche illusione di troppo non regge il confronto col famosissimo predecessore; ma del resto personalmente non mi aspettavo un possibile raffronto tra quel lavoro (registrato da una line-up IRRIPETIBILE) e questo.
Cosa esce fuori dunque dall’album? Thrash metal sano ed incontaminato, che tira una linea di demarcazione piuttosto precisa rispetto alle influenze death del predecessore avvicinandosi maggiormente alle sonorità di lavori come "The Ritual" e "Low". Così la furia esecutiva e l’ istintività sono maggiormente sacrificati per un sound più lineare, sempre 100% thrash ma capace di creare strutture tante volte catchy. Tutto questo senza mai cercare soluzioni volutamente moderniste, ma solo sfruttando al meglio le doti della coppia di asce Skolnick-Peterson ed i vocalizzi di un Billy tirato a lucido. "More Than Meets The Eye" brano di apertura in tal senso è un esempio di quelli che sono i nuovi Testament, chitarre taglienti il giusto e veloci con aperture melodiche improvvise tenendo ben ad occhio un certo gusto per il refrain. Ma di certo non si esaurisce in tutto ciò l’album, che non nasconde reminescenze comunque più vicine agli ultimi lavori come nella title-track che si presenta come una vera e propria mazzata e tende quasi a spezzare l’apertura iniziale attraverso un brano meraviglioso, roccioso e – questa volta sì – con evidenti retaggi death metal e la voce di Billy a ricalcare quel simil-growl che tanto malvagio aveva reso "The Gathering". E probabilmente proprio questo improvviso cambio di ritmo non gioca a favore dell’album, tanto che avrebbe sicuramente avuto più senso partire proprio da un brano serrato come quello appena citato che da quelli maggiormente melodici, ma tant’è.
Da segnalare, oltre al ritorno di Skolnick, anche la presenza di Paul Bostaph dietro le pelli sulla cui prestazione credo non sia nemmeno il caso di discutere, così come sulla prestazione vocale di Billy che rimane quello di sempre a suo agio sia nelle parti melodiche che in quelle ai limiti del growling. Insomma, il risultato finale non fa certo gridare al miracolo ma ciò che più conta è che i Testament sono tornati in pista dopo 9 anni, e questo "The Formation Of Damnation" rappresenta un (validissimo) lavoro di transizione che paga in parte il lungo periodo di inattività discografica degli americani.
Track-list:
01. For the Glory of...
02. More than Meets the Eye
03. The Evil Has Landed
04. The Formation of Damnation
05. Dangers of the Faithless
06. The Persecuted Won't Forget
07. Henchman Ride
08. Killing Season
09. Afterlife
10. A.F.T.E.R.
11. Leave Me Forever
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