MESHUGGAH - "obZen"
(Full-lenght, Nuclear Blast, Marzo 2008)
Voto: 9/10
Genere: Progressive Thrash/Groove
Line-up: Dick Lovgren (basso), Tomas Haake (batteria), Marten Hagstrom (chitarra), Jens Kidman (basso), Frederik Thordendal (chitara)
Una delle caratteristiche principali dei Meshuggah è stata quella di non ripetersi mai tra un album ed un altro. E così dopo “Nothing” (2002) album che faceva della pesantezza dei suoni il proprio trademark ed il successivo “Catch 33” (2005) in cui un approccio maggiormente “sperimentale” spogliava i brani dalla struttura propriamente detta di canzone, ecco irrompere tre anni dopo questo “ObZen”.
Dotato di un artwork significativo ed inquietante, il nuovo lavoro degli svedesi compie un ulteriore passo in avanti tornando alle sonorità più comuni di “Nothing” ma convogliandovi all’interno numerose influenze tra cui echi piuttosto evidenti di soluzioni alla Tool. Sia chiaro che pochi sono i punti di incrocio tra la musica dei Meshuggah e quelli della band americana, ma che nel lato magari più recondito e subliminale fa sì da creare la possibilità di mettere a paragone le due realtà, in particolar modo per l’approccio allo strumento e per la capacità di creare strutture intricate. “ObZen” è un vero e proprio inno alla distruzione, caotico e claustrofobico sia nel concept di base che sotto il profilo musicale. Un’accorata riflessione sulla società moderna, su quell’ osceno (Obzen per l’appunto) in cui il mondo pare ormai essersi calato e dal quale non c’è via di scampo.Viene da sè che i 52 minuti che compongono il lavoro sono una mazzata che ha ben pochi punti di paragone con altri lavori; riffing distorto, muro sonoro terremotante guidato da una sezione ritmica fredda e meccanica, inserti di tastiere dal forte sapore industrial, insomma tutto quello che ci si può aspettare da un suono che se potessimo descrivere con un colore diremmo senza esitazioni grigio. Un massacro che parte subito dall’opener “Combustion” aperta da un arpeggio di chiara derivazione Tool che serve solo a fare da preludio al primo devastante capitolo del lavoro. Entusiasmante poi il trittico “Bleed”-“Lethargica”-“ObZen” tre brani posti in rapida successione che rappresentano probabilmente i momenti più interessanti del lavoro.Difficile estrapolarne l’anima senza ascoltarli nel contesto generale dell’album tanto sono inseriti con perfezione nella track-list. A partire dalla prima, in cui in 7 minuti di furia claustrofobica forgiano il singolo (se così si potrebbe definire) dell’album, seguendo attraverso l’ ipnotica “Lethargica” e la pesantissima title-track giocata su riffs ancor più pachidermici e discordanti. Ed è proprio la discordanza di “Dancer To A Discordant System” (un titolo tutto un programma) con i suoi 9 minuti di durata a comporre la vera e propria apocalisse finale che chiude un lavoro semplicemente perfetto che nella discografia degli scandinavi si pone un gradino sotto solo al capolavoro “Destroy Erase Improve” all’interno della discografia dei nostri. Il metal estremo ritrova insomma un nome importantissimo, che se molti credevano di aver perso con “Catch 33” (lavoro che tra l’altro il sottoscritto ha apprezzato decisamente) ora avrà di che ricreders
Track-list:
01. Combustion
02. Electric Red
03. Bleed
04. Lethargica
05. obZen
06. This Spiteful Snake
07. Pineal Gland Optics
08. Pravus
09. Dancers to a Discordant System
(Full-lenght, Nuclear Blast, Marzo 2008)
Voto: 9/10
Genere: Progressive Thrash/Groove
Line-up: Dick Lovgren (basso), Tomas Haake (batteria), Marten Hagstrom (chitarra), Jens Kidman (basso), Frederik Thordendal (chitara)
Una delle caratteristiche principali dei Meshuggah è stata quella di non ripetersi mai tra un album ed un altro. E così dopo “Nothing” (2002) album che faceva della pesantezza dei suoni il proprio trademark ed il successivo “Catch 33” (2005) in cui un approccio maggiormente “sperimentale” spogliava i brani dalla struttura propriamente detta di canzone, ecco irrompere tre anni dopo questo “ObZen”.
Dotato di un artwork significativo ed inquietante, il nuovo lavoro degli svedesi compie un ulteriore passo in avanti tornando alle sonorità più comuni di “Nothing” ma convogliandovi all’interno numerose influenze tra cui echi piuttosto evidenti di soluzioni alla Tool. Sia chiaro che pochi sono i punti di incrocio tra la musica dei Meshuggah e quelli della band americana, ma che nel lato magari più recondito e subliminale fa sì da creare la possibilità di mettere a paragone le due realtà, in particolar modo per l’approccio allo strumento e per la capacità di creare strutture intricate. “ObZen” è un vero e proprio inno alla distruzione, caotico e claustrofobico sia nel concept di base che sotto il profilo musicale. Un’accorata riflessione sulla società moderna, su quell’ osceno (Obzen per l’appunto) in cui il mondo pare ormai essersi calato e dal quale non c’è via di scampo.Viene da sè che i 52 minuti che compongono il lavoro sono una mazzata che ha ben pochi punti di paragone con altri lavori; riffing distorto, muro sonoro terremotante guidato da una sezione ritmica fredda e meccanica, inserti di tastiere dal forte sapore industrial, insomma tutto quello che ci si può aspettare da un suono che se potessimo descrivere con un colore diremmo senza esitazioni grigio. Un massacro che parte subito dall’opener “Combustion” aperta da un arpeggio di chiara derivazione Tool che serve solo a fare da preludio al primo devastante capitolo del lavoro. Entusiasmante poi il trittico “Bleed”-“Lethargica”-“ObZen” tre brani posti in rapida successione che rappresentano probabilmente i momenti più interessanti del lavoro.Difficile estrapolarne l’anima senza ascoltarli nel contesto generale dell’album tanto sono inseriti con perfezione nella track-list. A partire dalla prima, in cui in 7 minuti di furia claustrofobica forgiano il singolo (se così si potrebbe definire) dell’album, seguendo attraverso l’ ipnotica “Lethargica” e la pesantissima title-track giocata su riffs ancor più pachidermici e discordanti. Ed è proprio la discordanza di “Dancer To A Discordant System” (un titolo tutto un programma) con i suoi 9 minuti di durata a comporre la vera e propria apocalisse finale che chiude un lavoro semplicemente perfetto che nella discografia degli scandinavi si pone un gradino sotto solo al capolavoro “Destroy Erase Improve” all’interno della discografia dei nostri. Il metal estremo ritrova insomma un nome importantissimo, che se molti credevano di aver perso con “Catch 33” (lavoro che tra l’altro il sottoscritto ha apprezzato decisamente) ora avrà di che ricreders
Track-list:
01. Combustion
02. Electric Red
03. Bleed
04. Lethargica
05. obZen
06. This Spiteful Snake
07. Pineal Gland Optics
08. Pravus
09. Dancers to a Discordant System
Commenti
Posta un commento