TANKARD - "Vol(l)ume 14"
(Full-lenght, AFM Records, Dicembre 2010)
Voto: 5,5/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: Gerre (voce), Frank Thorwath (basso), Olaf Zissel (batteria), Andy Gutjahr (chitarra)
Dove eravamo rimasti? Ah già, thrash metal e birra, birra e thrash metal…e sono quasi trent’anni ormai.
Geremia e soci non sembrano proprio aver intenzione alcuna di mollare, e continuano a sfornare album con una regolarità impressionante rivelandosi come una della band più longeve della scena thrash europea riproponendo sempre il solito spirito "cazzone" ed intriso di litri e litri di birra.
Un omaggio alla coerenza? Probabilmente sì ma non per questo una nota di merito particolare ad un combo che viene IMMERITATAMENTE inserito tra i "mostri sacri" della scena teutonica quali Sodom, Destruction o Kreator ma senza valere – con tutto il rispetto – forse nemmeno un’unghia delle band predette.
Geremia è un personaggio tipicamente TRASH (prima ancora che thrash…), non ultimo il suo desiderio avverato di partecipare alla telenovela tedesca "Tempesta d’Amore", così come volutamente trash sono i Tankard di per sè ma a tutto c’è un limite.
Dal 1986 ad oggi (parliamo di di venticinque anni) non si fa che andare avanti alla solita maniera, sulla scorta di una proposta caciarona e sfrontata, un thrash tipicamente "crucco" seguito da un amore mai celato per sonorità più heavy e taglienti che di per sè renderebbero pure la proposta più appetibile dal punto di vista musicale ma che alla fine non fa che essere terribilmente ripetitiva e senza idee.
Vol(l)ume 14 non fa che cadere nel solito circolo vizioso rendendo l’album l’ennesimo capitolo inconcludente e trascurabile nella carriera di una delle band più sopravvalutate del pianeta.
Non che i Tankard abbiano sempre sbagliato album, anzi, qualcosina di decisamente carino in passato l’hanno tirata anche fuori, ed al tempo stesso non gli si può chiedere certo svolte stilistiche o improvvise seriosità di alcuna sorta, ma l’ennesimo disco "only for fans" a mio parere risulta eccessivo.
Eppure i teutonici hanno visibilmente provato a fare quel passettino in più in avanti, hanno evitato di omaggiare birra sempre e comunque ed al tempo stesso hanno provato a strutturare meglio i propri brani…risultato? Fallito. Qualche piccola intuizione qua e la, ma soprattutto tanta – troppa – noia all’interno di un album che forse per la prima volta nella carriera dei nostri cerca di essere anche pretenzioso, con un paio di brani che sforano i sei minuti di durata ma che alla fine lasciano una sola impressione ben piantata nella testa dell’ascoltatore: "che palle!!!!".
Beck’s in the City e Rules for Fools rappresentano i due episodi più azzeccati del lotto, guarda caso i brani più diretti e spontanei usciti dalla penna dei tedeschi.
Più "heavy oriented" il primo, più tipicamente thrashettone il secondo se non altro si propongono come due cavalli di battaglia live, che poi solo il palco può rappresentare l’essenza ed un senso per questa band, sempre con tutto il rispetto.
Ma pastoni infiniti come Time Warp aperta da un arpeggio iniziale e la voce che per un attimo smette di essere quella sguaiata di sempre (con pessimi risultati), o Weekend Warriors sette minuti di brano che dopo un paio ha già detto tutto sono davvero incomprensibili.
Per il resto tutta "ordinaria amministrazione" e per chi conosce i Tankard capirà cosa intendo con questo termine.
Sinceramente non vedo davvero come chiunque non sia un fan sfegatato della band possa trovare realmente interessante un lavoro che sintetizzerei in una sola parola: anonimo.
(Full-lenght, AFM Records, Dicembre 2010)
Voto: 5,5/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: Gerre (voce), Frank Thorwath (basso), Olaf Zissel (batteria), Andy Gutjahr (chitarra)
Dove eravamo rimasti? Ah già, thrash metal e birra, birra e thrash metal…e sono quasi trent’anni ormai.
Geremia e soci non sembrano proprio aver intenzione alcuna di mollare, e continuano a sfornare album con una regolarità impressionante rivelandosi come una della band più longeve della scena thrash europea riproponendo sempre il solito spirito "cazzone" ed intriso di litri e litri di birra.
Un omaggio alla coerenza? Probabilmente sì ma non per questo una nota di merito particolare ad un combo che viene IMMERITATAMENTE inserito tra i "mostri sacri" della scena teutonica quali Sodom, Destruction o Kreator ma senza valere – con tutto il rispetto – forse nemmeno un’unghia delle band predette.
Geremia è un personaggio tipicamente TRASH (prima ancora che thrash…), non ultimo il suo desiderio avverato di partecipare alla telenovela tedesca "Tempesta d’Amore", così come volutamente trash sono i Tankard di per sè ma a tutto c’è un limite.
Dal 1986 ad oggi (parliamo di di venticinque anni) non si fa che andare avanti alla solita maniera, sulla scorta di una proposta caciarona e sfrontata, un thrash tipicamente "crucco" seguito da un amore mai celato per sonorità più heavy e taglienti che di per sè renderebbero pure la proposta più appetibile dal punto di vista musicale ma che alla fine non fa che essere terribilmente ripetitiva e senza idee.
Vol(l)ume 14 non fa che cadere nel solito circolo vizioso rendendo l’album l’ennesimo capitolo inconcludente e trascurabile nella carriera di una delle band più sopravvalutate del pianeta.
Non che i Tankard abbiano sempre sbagliato album, anzi, qualcosina di decisamente carino in passato l’hanno tirata anche fuori, ed al tempo stesso non gli si può chiedere certo svolte stilistiche o improvvise seriosità di alcuna sorta, ma l’ennesimo disco "only for fans" a mio parere risulta eccessivo.
Eppure i teutonici hanno visibilmente provato a fare quel passettino in più in avanti, hanno evitato di omaggiare birra sempre e comunque ed al tempo stesso hanno provato a strutturare meglio i propri brani…risultato? Fallito. Qualche piccola intuizione qua e la, ma soprattutto tanta – troppa – noia all’interno di un album che forse per la prima volta nella carriera dei nostri cerca di essere anche pretenzioso, con un paio di brani che sforano i sei minuti di durata ma che alla fine lasciano una sola impressione ben piantata nella testa dell’ascoltatore: "che palle!!!!".
Beck’s in the City e Rules for Fools rappresentano i due episodi più azzeccati del lotto, guarda caso i brani più diretti e spontanei usciti dalla penna dei tedeschi.
Più "heavy oriented" il primo, più tipicamente thrashettone il secondo se non altro si propongono come due cavalli di battaglia live, che poi solo il palco può rappresentare l’essenza ed un senso per questa band, sempre con tutto il rispetto.
Ma pastoni infiniti come Time Warp aperta da un arpeggio iniziale e la voce che per un attimo smette di essere quella sguaiata di sempre (con pessimi risultati), o Weekend Warriors sette minuti di brano che dopo un paio ha già detto tutto sono davvero incomprensibili.
Per il resto tutta "ordinaria amministrazione" e per chi conosce i Tankard capirà cosa intendo con questo termine.
Sinceramente non vedo davvero come chiunque non sia un fan sfegatato della band possa trovare realmente interessante un lavoro che sintetizzerei in una sola parola: anonimo.
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