LAZARUS A.D. - "Black Rivers Flow"
(Full-lenght, Metal Blade Records, Febbraio 2011)
Voto: 7/10
Genere: Groove/Thrash
Line-up: Jeff Paulick (basso), Ryan Shutler (batteria), Alex Lackner (chitarra)
T ornano in pista i Lazarus A.D. "new sensation" della scena thrash metal attuale, band attiva da cinque anni e con un album alle spalle salito agli onori della cronaca con la ristampa ad opera della Metal Blade avvenuta due anni orsono anche se il lavoro, originariamente autoprodotto, risaliva al 2007.
Descritti da una buona fetta di pubblico come il "futuro" del thrash metal i quattro ragazzotti del Wisconsin per l’occasione hanno fatto le cose in grando affidando la produzione ed il mixaggio ad un guru del calibro di James Murphy.
I risultati si vedono e sono indubbiamente sotto gli occhi di tutti; a livello di genere ovviamente i nostri non si discostano dalle coordinate che avevano caratterizzato il precedente The Onslaught sulla scia di un thrash metal potente e d’impatto caratterizzato da un bilanciamento ben riuscito del classico sound old-school con corposi inserimenti di elementi "modernisti" e "groovy" che rendono appetibile la proposta tanto ai nostalgici del caro vecchio sound incontaminato quanto agli amanti delle nuove sonorità.
Ed in tempi in cui il genere viene rispolverato e riportato in vita solo sporadicamente da qualche vecchia gloria di turno quest’ultima considerazione non è da poco.
Ascoltando poi i quarantuno minuti di durata di questo Black Rivers Flow ci si rende conto come il combo statunitense abbia in qualche maniera smussato gli angoli rispetto al predecessore che pagava in parte un sound ancora acerbo. Tanto per iniziare le vocals del singer-bassista Paulick sono decisamente migliorate risultando più varie e meno mono-cordi, ed una struttura dei brani e degli arrangiamenti meglio articolati rendono la proposta maggiormente appetibile.
Al resto pensa la produzione potente e pulita marchio di fabbrica del buon Murphy che riesce a donare il giusto impatto alla proposta.
E così tranne qualche piccolo passaggio a vuoto, l’album ci presenta una band tirata a lucido e dal grande impatto frontale degna della reputazione costruitasi a suon di spettacoli live estremamente performanti.
L’opener American Dreams rappresenta probabilmente al meglio l’essenza dei Lazarus A.D.; il suono è tanto tagliente quanto fresco, punto d’incontro tra Sodom e Lamb of God… la sezione ritmica fa il suo con il basso di Paulick massiccio ma mai invadente e l’approccio tipicamente "groovy" rende il brano potenziale singolo e classico inno da suonare live.
Poco spazio lasciato ad orpelli e tecnicismi vari, qualche assolo sparso qua e la e sempre gradevole ma è soprattutto l’attenzione al bilanciamento del suono a farla da padrone.
Le influenze maggiormente moderniste rispetto al passato sono presenti con la title-track in cui evidenti sono le inflessioni metalcore rilette alla propria maniera; il brano in questione è ben costruito ed articolato, brano forse più oscuro che improvvisamente si apre ad un refrain in cui il genere suddetto non può che essere un punto di riferimento.
The Ultimate Sacrifice e Beneath the Waves of Hatred sono probabilmente i brani che osano di più in termini di furia esecutiva e poco importa se Casting Forward e Eternal Vengeance sono capitoli meno convincenti rispetto al resto del lotto.
Basta un album così per definire i Lazarus A.D. come il futuro del filone thrash metal? Secondo alcuni sì, secondo il sottoscritto ci andrei comunque con i piedi di piombo.
L’album è più che discreto, ed al voto di cui sopra potete tranquillamente aggiungere mezzo punticino in più (per linea editoriale non usiamo i mezzi voti) ciò non toglie che aspettiamo conferme e – perchè no – ulteriori evoluzioni con le prossime uscite, per una band che sta raccogliendo parecchio e che punta decisamente a raccogliere il testimone dei mostri sacri del genere.
Un’ultima considerazione, se mi permettete, va fatta al pessimo artwork che correda l’album…un pò come il suo predecessore, la scritta enorme su uno sfondo onestamente brutto sembra ormai rappresentare il trademark dei lavori della band. Magari un pò più di attenzione e ricercatezza sotto questo punto di vista non sfigurerebbe.
Track-list:
01. American Dreams
02. The Ultimate Sacrifice
03. The Strong Prevail
04. Black Rivers Flow
05. Casting Forward
06. Light a City (Up in Smoke)
07. Through Your Eyes
08. Beneath the Waves of Hatred
09. Eternal Vengeance
(Full-lenght, Metal Blade Records, Febbraio 2011)
Voto: 7/10
Genere: Groove/Thrash
Line-up: Jeff Paulick (basso), Ryan Shutler (batteria), Alex Lackner (chitarra)
T ornano in pista i Lazarus A.D. "new sensation" della scena thrash metal attuale, band attiva da cinque anni e con un album alle spalle salito agli onori della cronaca con la ristampa ad opera della Metal Blade avvenuta due anni orsono anche se il lavoro, originariamente autoprodotto, risaliva al 2007.
Descritti da una buona fetta di pubblico come il "futuro" del thrash metal i quattro ragazzotti del Wisconsin per l’occasione hanno fatto le cose in grando affidando la produzione ed il mixaggio ad un guru del calibro di James Murphy.
I risultati si vedono e sono indubbiamente sotto gli occhi di tutti; a livello di genere ovviamente i nostri non si discostano dalle coordinate che avevano caratterizzato il precedente The Onslaught sulla scia di un thrash metal potente e d’impatto caratterizzato da un bilanciamento ben riuscito del classico sound old-school con corposi inserimenti di elementi "modernisti" e "groovy" che rendono appetibile la proposta tanto ai nostalgici del caro vecchio sound incontaminato quanto agli amanti delle nuove sonorità.
Ed in tempi in cui il genere viene rispolverato e riportato in vita solo sporadicamente da qualche vecchia gloria di turno quest’ultima considerazione non è da poco.
Ascoltando poi i quarantuno minuti di durata di questo Black Rivers Flow ci si rende conto come il combo statunitense abbia in qualche maniera smussato gli angoli rispetto al predecessore che pagava in parte un sound ancora acerbo. Tanto per iniziare le vocals del singer-bassista Paulick sono decisamente migliorate risultando più varie e meno mono-cordi, ed una struttura dei brani e degli arrangiamenti meglio articolati rendono la proposta maggiormente appetibile.
Al resto pensa la produzione potente e pulita marchio di fabbrica del buon Murphy che riesce a donare il giusto impatto alla proposta.
E così tranne qualche piccolo passaggio a vuoto, l’album ci presenta una band tirata a lucido e dal grande impatto frontale degna della reputazione costruitasi a suon di spettacoli live estremamente performanti.
L’opener American Dreams rappresenta probabilmente al meglio l’essenza dei Lazarus A.D.; il suono è tanto tagliente quanto fresco, punto d’incontro tra Sodom e Lamb of God… la sezione ritmica fa il suo con il basso di Paulick massiccio ma mai invadente e l’approccio tipicamente "groovy" rende il brano potenziale singolo e classico inno da suonare live.
Poco spazio lasciato ad orpelli e tecnicismi vari, qualche assolo sparso qua e la e sempre gradevole ma è soprattutto l’attenzione al bilanciamento del suono a farla da padrone.
Le influenze maggiormente moderniste rispetto al passato sono presenti con la title-track in cui evidenti sono le inflessioni metalcore rilette alla propria maniera; il brano in questione è ben costruito ed articolato, brano forse più oscuro che improvvisamente si apre ad un refrain in cui il genere suddetto non può che essere un punto di riferimento.
The Ultimate Sacrifice e Beneath the Waves of Hatred sono probabilmente i brani che osano di più in termini di furia esecutiva e poco importa se Casting Forward e Eternal Vengeance sono capitoli meno convincenti rispetto al resto del lotto.
Basta un album così per definire i Lazarus A.D. come il futuro del filone thrash metal? Secondo alcuni sì, secondo il sottoscritto ci andrei comunque con i piedi di piombo.
L’album è più che discreto, ed al voto di cui sopra potete tranquillamente aggiungere mezzo punticino in più (per linea editoriale non usiamo i mezzi voti) ciò non toglie che aspettiamo conferme e – perchè no – ulteriori evoluzioni con le prossime uscite, per una band che sta raccogliendo parecchio e che punta decisamente a raccogliere il testimone dei mostri sacri del genere.
Un’ultima considerazione, se mi permettete, va fatta al pessimo artwork che correda l’album…un pò come il suo predecessore, la scritta enorme su uno sfondo onestamente brutto sembra ormai rappresentare il trademark dei lavori della band. Magari un pò più di attenzione e ricercatezza sotto questo punto di vista non sfigurerebbe.
Track-list:
01. American Dreams
02. The Ultimate Sacrifice
03. The Strong Prevail
04. Black Rivers Flow
05. Casting Forward
06. Light a City (Up in Smoke)
07. Through Your Eyes
08. Beneath the Waves of Hatred
09. Eternal Vengeance
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