ONSLAUGHT - "Sounds of Violence"
(Full-lenght, AFM Records, Gennaio 2011)
Voto: 7/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: Andy Rosser-Davies (chitarra), Steve Grice (batteria), Jeff Williams (basso), Sy Keeler (voce), Nige Rockett (chitarra)
Tornano in pista gli Onslaught dopo quattro anni di pausa successivi al precedente (e poco riuscito) Killing Peace.
Quelli che già conoscono i britannici, sapranno che stiamo parlando di una band ormai "storica" (anagraficamente parlando) all’interno della scena thrash metal europea, movimento dal quale il combo ha sempre differito a livello musicale puntando su un approccio tipicamente Bay Area senza rifare il verso ai mostri sacri teutonici.
Una scelta che in un certo qual senso ha dato alla luce album piuttosto interessanti proprio nel momento in cui il genere viveva il suo momento di splendore, è malgrado un aura fortemente e tipicamente "classica" con forti inflessioni heavy metal, i nostri hanno probabilmente pagato lo scotto proprio con le succitate band che in quel periodo infervoravano oltreoceano.
Sia chiaro subito che la band, recentemente ricostituita con la "quasi" line-up originale non è che abbia tirato fuori poi lavori fondamentali nello sviluppo della scena stessa, ma ha sempre rappresentato un notevole esempio di coerenza.
Parlavamo precedentemente dell’album del ritorno sulle scene che nel 2007 riportò in auge il nome della band dopo ben diciotto anni di silenzio discografico.
Un ritorno timido, che molte perplessità lasciava sui reali stimoli che avevano forgiato il nuovo progetto.
E così con il presente Sounds of Violence tutti i dubbi sono prontamente fugati, perchè l’album torna alla grandissima regalando una seconda giovinezza agli inglesi che sul piatto mettono vagonate di riff, assoli entusiasmanti, seguiti da un’attitudine fresca e per certi versi spensierata. Inserendo l’album nel lettore sembra insomma di trovarci di fronte ad una band di ragazzini piuttosto che di cinque musicisti ormai cinquantenni.
I ponti col passato sembrano finalmente rinnnovati e l’approccio attuale è quasi più duro rispetto al passato. Se Killing Peace pagava insomma lo scotto con i "fantasmi" del passato, ora possiamo tranquillamente affermare che altro non è stato che il classico album di "rodaggio" ed i quattro anni successivi hanno portato gli inglesi a rileggere nella nuova natura il proprio sound.
Born for War, Code Black (dotata anche di un particolare e coinvolgente refrain) e Hatebox mostrano probabilmente più di ogni altro brano, quella che è la vera essenza degli Onslaught del 2011, ovvero di musicisti che non hanno problemi a rimettersi in gioco e cercare di tirar fuori qualcosa che possa risultare attuale senza per questo dimenticare il motivo principale per cui si suona, ovvero far scuotere la testa e tirar fuori dalle casse il giusto carico di adrenalina.
E benchè qualche passaggio sia poco riuscito, la "mission" dei britannici è sicuramente soddisfatta, e come se non bastasse tanto per esaltarci un tantinello in più i nostri (dopo l’outro End of the Storm) ci deliziano con la cover dello storico pezzo Bomber che, come se non bastasse, vede la partecipazione di due mostri sacri del calibro di Tom Angelripper alla voce e di Phil Campbell alla chitarra, che ovviamente rilegge la sua "creatura" alla perfezione, rendendola di per sè un pezzo ancora più adatto all’headbanging più sfrenato.
Un disco senza fronzoli, senza problemi di sorta e soprattutto senza pretese…ed in un periodo in cui la sana vecchia "ignoranza" metallara sembra scomparire, lavori come questo non possono che venire bene accolti.
Track-list:
01. Into the Abyss (intro)
02. Born for War
03. The Sound of Violence
04. Code Black
05. Rest in Pieces
06. Godhead
07. Hatebox
08. Antitheist
09. Suicideology
10. End of the Storm (Outro)
(Full-lenght, AFM Records, Gennaio 2011)
Voto: 7/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: Andy Rosser-Davies (chitarra), Steve Grice (batteria), Jeff Williams (basso), Sy Keeler (voce), Nige Rockett (chitarra)
Tornano in pista gli Onslaught dopo quattro anni di pausa successivi al precedente (e poco riuscito) Killing Peace.
Quelli che già conoscono i britannici, sapranno che stiamo parlando di una band ormai "storica" (anagraficamente parlando) all’interno della scena thrash metal europea, movimento dal quale il combo ha sempre differito a livello musicale puntando su un approccio tipicamente Bay Area senza rifare il verso ai mostri sacri teutonici.
Una scelta che in un certo qual senso ha dato alla luce album piuttosto interessanti proprio nel momento in cui il genere viveva il suo momento di splendore, è malgrado un aura fortemente e tipicamente "classica" con forti inflessioni heavy metal, i nostri hanno probabilmente pagato lo scotto proprio con le succitate band che in quel periodo infervoravano oltreoceano.
Sia chiaro subito che la band, recentemente ricostituita con la "quasi" line-up originale non è che abbia tirato fuori poi lavori fondamentali nello sviluppo della scena stessa, ma ha sempre rappresentato un notevole esempio di coerenza.
Parlavamo precedentemente dell’album del ritorno sulle scene che nel 2007 riportò in auge il nome della band dopo ben diciotto anni di silenzio discografico.
Un ritorno timido, che molte perplessità lasciava sui reali stimoli che avevano forgiato il nuovo progetto.
E così con il presente Sounds of Violence tutti i dubbi sono prontamente fugati, perchè l’album torna alla grandissima regalando una seconda giovinezza agli inglesi che sul piatto mettono vagonate di riff, assoli entusiasmanti, seguiti da un’attitudine fresca e per certi versi spensierata. Inserendo l’album nel lettore sembra insomma di trovarci di fronte ad una band di ragazzini piuttosto che di cinque musicisti ormai cinquantenni.
I ponti col passato sembrano finalmente rinnnovati e l’approccio attuale è quasi più duro rispetto al passato. Se Killing Peace pagava insomma lo scotto con i "fantasmi" del passato, ora possiamo tranquillamente affermare che altro non è stato che il classico album di "rodaggio" ed i quattro anni successivi hanno portato gli inglesi a rileggere nella nuova natura il proprio sound.
Born for War, Code Black (dotata anche di un particolare e coinvolgente refrain) e Hatebox mostrano probabilmente più di ogni altro brano, quella che è la vera essenza degli Onslaught del 2011, ovvero di musicisti che non hanno problemi a rimettersi in gioco e cercare di tirar fuori qualcosa che possa risultare attuale senza per questo dimenticare il motivo principale per cui si suona, ovvero far scuotere la testa e tirar fuori dalle casse il giusto carico di adrenalina.
E benchè qualche passaggio sia poco riuscito, la "mission" dei britannici è sicuramente soddisfatta, e come se non bastasse tanto per esaltarci un tantinello in più i nostri (dopo l’outro End of the Storm) ci deliziano con la cover dello storico pezzo Bomber che, come se non bastasse, vede la partecipazione di due mostri sacri del calibro di Tom Angelripper alla voce e di Phil Campbell alla chitarra, che ovviamente rilegge la sua "creatura" alla perfezione, rendendola di per sè un pezzo ancora più adatto all’headbanging più sfrenato.
Un disco senza fronzoli, senza problemi di sorta e soprattutto senza pretese…ed in un periodo in cui la sana vecchia "ignoranza" metallara sembra scomparire, lavori come questo non possono che venire bene accolti.
Track-list:
01. Into the Abyss (intro)
02. Born for War
03. The Sound of Violence
04. Code Black
05. Rest in Pieces
06. Godhead
07. Hatebox
08. Antitheist
09. Suicideology
10. End of the Storm (Outro)
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