MAR DE GRISES - "Streams Inwards"
(Full-lenght, Season of Mist, Agosto 2010)
Voto: 7/10
Genere: Melodic Death/Doom
Line-up: Juan Escobar (voce, tastiere), Sergio Alvarez (chitarra), Rodrigo Morris (chitarra), Rodrigo Galvez (basso), Alejandro Arce (batteria)
Dopo tre anni di silenzio discografico tornano sulle scene i cileni Mar De Grises una delle realtà più interessanti della scena doom mondiale.
Streams Inwards rappresenta il terzo parto della band sudamericana alle prese come sempre con un doom-death estremamente atmosferico in cui quest’ultimo elemento prende ancor più il sopravvento rispetto al passato.
Se infatti i lavori precedenti erano decisamente più "spigolosi" ed in certi frangenti al limite del funeral (ovviamente sempre tenendo quello spirito più melodico che li contraddistingue dagli esordi), con l’album in questione la band decide di sterzare in maniera piuttosto decisa sulla melodia.
Non che abbiamo cambiato genere, anzi, le coordinate stilistiche del combo rimangono infatti sempre ben impiantate all’interno del genere, ma se in passato era l’aspetto più "classico" del genere oggi trovano ancor più spazio quella influenze più goticheggianti tipiche di acts quali i nostrani Novembre.
Un male o un bene? Impossibile dirlo, ed impossibile anche legare ad una valutazione "oggettiva" una scelta che potrà piacere ad alcuni, così come farà storcere il naso ad altri. Di certo quello che mi sento di poter dire col beneficio del dubbio è che Streams Inwards rappresenta probabilmente il classico disco di "transizione" nella carriera di una band che, per quanto giovane, fin d’ora non aveva sbagliato un colpo, tantomeno ora che la musica acquista ancora più varietà.
Ma ciò che più si nota all’ascolto del lavoro è come i cileni abbiano notevolmente semplificato le proprie strutture… spazio a brani più brevi che si attestano sui cinque minuti di durata e meno orpelli e cambi di ritmo vari. Non che i brani siano semplici e diretti, di certo un’inversione di tendenza piuttosto netta rispetto al passato in cui le tracce sfioravano o raggiungevano anche i dieci minuti di durata.
E se l’opener Starmaker non si discosta più di tanto da quanto visto in passato, con il disperato growling del singer Juan Escobar a seguire una musica lenta e decadente, è già con la successiva Shining Human Skin che la melodia tende a prendere il sopravvento a partire dalle clean vocals che fanno la loro parte e mostrano una capacità vocale non indifferente.
Voce pulita che prende inevitabilmente piede anche nelle tracks successive che pur non convincendo sempre pienamente raggiungono apici compositivi del calibro di The Bell and the Solar Gust e soprattutto con Catatonic North brano dal forte retrogusto "nordico" tanto nel sound glaciale quanto nel concept che segue…certamente fa un pò effetto veder uscire un brano simile dalla penna di una band cilena fatto sta che il brano è un piccolo gioiellino.
Knotted Delirium e A Sea of Dead Comets chiudono l’album allentando un tantinello la pressione; di certo siamo di fronte a due brani non all’altezza dei precedenti ma non per questo da buttare via.
Streams Inwards è insomma un album che mi ha "combattuto" fortemente… più vario e per certi versi più "maturo" dei predecessori a mio parere è un gradino inferiore a questi.
Quel che è certo è che i Mar De Grises provano ad esplorare nuove soluzioni, del tutto non potrà che beneficiarne la musica in attesa dei prossimi capitoli dei cileni.
Per i fans della band è disponibile anche una versione digipack dell’album con l’aggiunta di una bonus-track Aphelion Aura più legata ai "vecchi" Mar De Grises.
Track-list:
01. Starmaker
02. Shining Human Skin
03. The Bell and the Solar Gust
04. Spectral Ocean
05. Sensing the New Orbit
06. Catatonic North
07. Knotted Delirium
08. A Sea of Dead Comets
09. Aphelion Aura
(Full-lenght, Season of Mist, Agosto 2010)
Voto: 7/10
Genere: Melodic Death/Doom
Line-up: Juan Escobar (voce, tastiere), Sergio Alvarez (chitarra), Rodrigo Morris (chitarra), Rodrigo Galvez (basso), Alejandro Arce (batteria)
Dopo tre anni di silenzio discografico tornano sulle scene i cileni Mar De Grises una delle realtà più interessanti della scena doom mondiale.
Streams Inwards rappresenta il terzo parto della band sudamericana alle prese come sempre con un doom-death estremamente atmosferico in cui quest’ultimo elemento prende ancor più il sopravvento rispetto al passato.
Se infatti i lavori precedenti erano decisamente più "spigolosi" ed in certi frangenti al limite del funeral (ovviamente sempre tenendo quello spirito più melodico che li contraddistingue dagli esordi), con l’album in questione la band decide di sterzare in maniera piuttosto decisa sulla melodia.
Non che abbiamo cambiato genere, anzi, le coordinate stilistiche del combo rimangono infatti sempre ben impiantate all’interno del genere, ma se in passato era l’aspetto più "classico" del genere oggi trovano ancor più spazio quella influenze più goticheggianti tipiche di acts quali i nostrani Novembre.
Un male o un bene? Impossibile dirlo, ed impossibile anche legare ad una valutazione "oggettiva" una scelta che potrà piacere ad alcuni, così come farà storcere il naso ad altri. Di certo quello che mi sento di poter dire col beneficio del dubbio è che Streams Inwards rappresenta probabilmente il classico disco di "transizione" nella carriera di una band che, per quanto giovane, fin d’ora non aveva sbagliato un colpo, tantomeno ora che la musica acquista ancora più varietà.
Ma ciò che più si nota all’ascolto del lavoro è come i cileni abbiano notevolmente semplificato le proprie strutture… spazio a brani più brevi che si attestano sui cinque minuti di durata e meno orpelli e cambi di ritmo vari. Non che i brani siano semplici e diretti, di certo un’inversione di tendenza piuttosto netta rispetto al passato in cui le tracce sfioravano o raggiungevano anche i dieci minuti di durata.
E se l’opener Starmaker non si discosta più di tanto da quanto visto in passato, con il disperato growling del singer Juan Escobar a seguire una musica lenta e decadente, è già con la successiva Shining Human Skin che la melodia tende a prendere il sopravvento a partire dalle clean vocals che fanno la loro parte e mostrano una capacità vocale non indifferente.
Voce pulita che prende inevitabilmente piede anche nelle tracks successive che pur non convincendo sempre pienamente raggiungono apici compositivi del calibro di The Bell and the Solar Gust e soprattutto con Catatonic North brano dal forte retrogusto "nordico" tanto nel sound glaciale quanto nel concept che segue…certamente fa un pò effetto veder uscire un brano simile dalla penna di una band cilena fatto sta che il brano è un piccolo gioiellino.
Knotted Delirium e A Sea of Dead Comets chiudono l’album allentando un tantinello la pressione; di certo siamo di fronte a due brani non all’altezza dei precedenti ma non per questo da buttare via.
Streams Inwards è insomma un album che mi ha "combattuto" fortemente… più vario e per certi versi più "maturo" dei predecessori a mio parere è un gradino inferiore a questi.
Quel che è certo è che i Mar De Grises provano ad esplorare nuove soluzioni, del tutto non potrà che beneficiarne la musica in attesa dei prossimi capitoli dei cileni.
Per i fans della band è disponibile anche una versione digipack dell’album con l’aggiunta di una bonus-track Aphelion Aura più legata ai "vecchi" Mar De Grises.
Track-list:
01. Starmaker
02. Shining Human Skin
03. The Bell and the Solar Gust
04. Spectral Ocean
05. Sensing the New Orbit
06. Catatonic North
07. Knotted Delirium
08. A Sea of Dead Comets
09. Aphelion Aura
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