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FALLEN ANGELS - "Engines of Oppression"

FALLEN ANGELS - "Engines of Oppression"
(Full-lenght, Metal on Metal, Luglio 2010)

Voto: 7/10

Genere: Thrash Metal

Line-up: Carl Larsson (basso), Erik Hansen (voce, chitarra), Brad Kennaugh (voce), Brian Hansen (batteria)



Americani di Seattle giungono al secondo full in studio i Fallen Angels che, dalla città simbolo del grunge, tirano fuori un dischetto di sano ed incontaminato thrash metal stile Bay Area capace di convogliare al suo interno tanto l’aspetto più istintivo e ferale tipico di Slayer e Exodus tanto quello per certi versi più melodico e intricato dei Death Angel.

Il risultato è un lavoro rigorosamente "old-school" ma anche maturo ed articolato capace di pestare così come di inserire svariati elementi e cambi di ritmo che rendono le song del combo estremamente coinvolgenti ed eterogenee tra loro.
A grandi linee questo Engines of Oppression si può dividere in due parti: nella prima i brani sono decisamente più diretti e semplici, nella seconda (aperta dall’intermezzo strumentale Rebirth) la band si cimenta invece in brani più complessi a livello di struttura ed in cui è la "forma-canzone" a prendere decisamente il sopravvento.
Elementi che non intaccano minimamente il reale valore della band, ed anzi ne innalzano il giudizio mostrando al pubblico un sound maturo, debitore sì dei bei tempi che furono ma non per questo copia in carta carbone dei mostri sacri.
Tutto pertanto sembra dannatamente riuscito nel lavoro in questione, a partire dall’artwork in pieno stile 80’s, fino all’aspetto che alla fine più interessa ovvero quello musicale: riffing al vetriolo, rallentamenti, ripartenze improvvise, ritmiche serratissime, a cui vanno ad aggiungersi le vocals abrasive di Brad Kennaugh singer dal background musicale molto vicino al death metal ma che trova probabilmente in questo tipo di sonorità la propria dimensione ideale.
Tra i brani da ricordare, senza ombra di dubbio l’accoppiata iniziale Engines of OppressionsForever Burned entrambi dall’atmosfera molto "slayer-iana" con quest’ultima che mette in mostra un refrain breve, conciso ed azzeccatissimo.
Nella seconda parte già descritta spiccano brani come The Gates of Irony (a mio giudizio la migliore dell’intero lavoro) in cui viene fuori tutta la maturità musicale della band o Legacy of Pain che bilanciano in parte l’unica nota stonata del disco, quella To Dust che sembra un pò fuori fase nel disco ma che probabilmente ha quantomeno il "merito" di far meglio apprezzare la successiva song (che arriva dopo l’ultimo intermezzo strumentale Remembrance) ovvero Laid to Rest dotata di un riff centrale di assoluto valore che fa tornare decisamente l’album sulla lunghezza d’onda dei brani più entusiasmanti.
Cosa chiedere di più? Praticamente nulla, se non forse di evitare per il futuro qualche caduta di attenzione che si può rinvenire in qualche tratto seppur non così grave da inficiare la valutazione generale, più che positiva, del lavoro.
Un ascolto consigliatissimo per gli amanti delle sonorità "vecchio stampo" e l’ennesima riprova che nell’opera di rivalutazione thrash sempre più in voga al giorno d’oggi, bands valide ce ne sono eccome…

Track-list:

01. Engines of Oppression
02. Forever Burned
03. The Veil
04. Minds No Emotion
05. Rebirth
06. Legacy of Pain
07. The Gates of Irony
08. Descension into Madness
09. To Dust
10. Remembrance
11. Laid to Rest

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