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DETENTE - "Decline"

DETENTE - "Decline"
(Full-lenght, Cognitive Records, Giugno 2010)

Voto: 4/10

Genere: Thrash/Speed

Line-up: Tiina Teal (voce), Steve Hochheiser (basso), Dennis Butler (batteria), Caleb Quinn (chitarra)


Saranno un caso i soli due album pubblicati (questo compreso) in ben 26 anni di carriera? E con tutto il rispetto… non mettiamo avanti problemi di line-up… manco foste gli Iron Maiden.
Umorismi vari a parte, "Decline" è il secondo parto dei Détente band losangelina che se non altro faceva parlare di sè a suo tempo (1984) per la presenza in line-up di una vocalist femminile, tale Dawn Crosby deceduta nel 1996.

Il loro unico full "Recognize No Authority" pubblicato nel 1986 addirittura dalla Metal Blade, rappresenta l’unica testimonianza discografica del combo statunitense allora alle prese con uno speed-thrash d’impatto che destava un certo scalpore proprio per il fatto di avere tra le proprie fila una voce femminile, roba che se oggi sembra essere la normalità allora – perlomeno in quell’ambito totalmente diverso da Warlock e compagnia varia – qualche interesse lo destava.
"Decline" arriva così quasi a sorpresa visto che della band si erano perse le tracce dopo un ennesimo demo risalente al lontano 1989, poi la tragica scomparsa della frontman, il conseguente scioglimento della band e solo silenzio fino alla pubblicazione di un "best of" (best of di cosa mi domando…) due anni orsono.
Assoldata così la sconosciuta Tiina Teal dietro al microfono, i Détente danno alle stampe l’album in questione vero e proprio manifesto sonoro della più totale assenza di idee e che in soli 35 minuti rappresenta il "Bignami" di come non comporre un disco.
Da un punto di vista di genere ci attestiamo su un thrash metal fortissimamente ‘hardcoreggiante’ sorretto da un riffing semplicemente imbarazzante, una sezione ritmica fuori fase e vocals tutt’alto che degne, in cui la sgraziata Tiina si cimenta tanto in urla disperate decisamente più adatte ad un gruppo punk-wave inglese che ad una proposta del genere, e timidissimi tentativi (ripeto tentativi) di screaming serrato.
Il risultato è un album totalmente sbagliato dalla prima all’ultima nota, un compendio di inutilità che lascia semplicemente sconcertati.
Non c’è un solo minimo spiraglio di luce, una sola scelta anche involontariamente azzeccata, compresi i testi che definire infantili è riduttivo.
Brani senza una struttura precisa, riff sparati casualmente qua e là, una assenza pressochè totale di idee confermata già dal gratuito assalto frontale dell’opener "In God We Trust" ed incapace di proporre spunti anche in brani più lenti come "Predator".
E laddove si prova a mutare la proposta… lasciamo perdere… "Degradation Machine" introdotta da un arpeggio e dalla voce pulita della Teal (anche qui non ci siamo) apre come la più imbarazzante delle ballad e si conclude con una progressione scontata e tremendamente innaturale.
In pratica non c’è nulla da salvare in questo "Decline", nient’altro che un’operazione commerciale (per la gioia di chi?) che fondamentalmente in passato non aveva lasciato assolutamente niente ai posteri… Aveva senso riproporla? Direi di no!

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