ANATHEMA - "We're Here Because We're Here"
(Full-lenght, Kscope Music, Maggio 2010)
Voto: 8/10
Genere: Progressive Rock
Line-up: Vincent Cavanagh (voce, chitarra), Danny Cavanagh (chitarra, piano, tastiere, voce), Jamie Cavanagh (basso), John Douglas (batteria, chitarra, tastiere), Les Smith (tastiere), Lee Douglas (voce femminile)
Sette lunghissimi anni, un’attesa a tratti estenuante per ogni fans che si rispetti.
Sette lunghissimi anni passati da quel "A Natural Disaster", album che aveva definito forse in maniera definitiva quella che era l’attuale linea intrapresa dal combo di Liverpool che dalla svolta di "Alternative 4" in poi ha attraversato una serie di stadi che l’hanno portata a forgiare la creatura attuale.
"We’re Here Because We’re Here" è l’ottavo full della meravigliosa creatura dei fratelli Cavanagh che malgrado gli ormai venti anni di onorata carriera non finiscono più di stupirci.
Cosa è rimasto del sound primigenio degli Anathema? Poco ma molto… l’alone di mistica malinconia e la poesia sprigionata dalle note della band britannica infatti sono sempre le stesse malgrado una musica in perenne cambiamento che da un punto di vista di sound ha ormai pressochè nulla da spartire con il passato.
Sono questi gli Anathema, prendere o lasciare, degni padri di un movimento (quello britannico dei primi anni ’90 e successivi) che con la band suddetta ha raggiunto negli anni probabilmente l’apice compositivo.
L’album in questione tiene perfettamente fede alle attese; gli inglesi tirano fuori un lavoro che rasenta la perfezione, che da un punto di vista di sound non si discosta minimamente dalla strada intrapresa nell’ormai lontano 2001 con lo splendido "A Fine Day to Exit" e ripreso dall’altrettanto magniloquente predecessore.
La creatura forgiata dai Cavanagh oramai è pressochè indefinibile a livello di sound, una perfetta commistione tra brit-pop, gothic, dark e pop-rock, con una spruzzatina velatamente progressive alla Porcupine Tree (tantissimi i punti in contatto, non ultimo il mixaggio curato da Steven Wilson).
Il risultato è così un album che fa delle emozioni la prima prerogativa, che se non fosse solo per qualche dettaglio sarebbe praticamente perfetto.
Un’ora di musica eterea, in cui chitarre e tastiere si fondono in un tutt’uno entusiasmante, a creare atmosfere prima ancora che musica fine a sè stessa.
L’inizio è da brividi a partire dalla splendida opener "Thin Air" dall’inconfondibile sapore ‘british’ e dotato di uno stupendo crescendo finale, passando per le successive "Summernight Horizon" e "Dreaming Light" brano dal fortissimo sapore pop ma dotato di un flavour fantastico dalla struttura pressochè identica a quella che fu la riuscitissima "Pressure" (2001). Un brano che fa della semplicità il suo cavallo di battaglia, attraverso una melodia di facile presa ma un lavoro strumentale di gran classe che porta anche qui ad una progressione finale stupenda.
Non c’è più spazio ormai per le solite preponderanti chitarre, la musica del combo britannico va ben oltre mostrando anche una certa poliedricità musicale che fa sì che ogni brano abbia una propria natura.
Da episodi più semplicistici come "Angel Walks Among Us" (probabilmente il brano più "catchy" del lotto) con tanto di backing vocals di Ville Valo (che, fortunatamente, recita solo un copione già definito e non interpreta…) o "Everything" ad altri più complessi ed introversi come "A Simple Mistake" o "Universal" in cui vengono elargite vagonate di soffice psichedelia degna eredità di un background musicale in cui i Pink Floyd non possono non fare la propria comparsa.
Gli Anathema sono questi, una realtà difficile da esprimere a parole, un combo che probabilmente o lo ami o lo odi… viene persino difficile dare una valutazione il più oggettiva possibile a certo tipo di proposte che toccano l’aspetto emozionale prima ancora che i gusti musicali. Ma quello che sembra essere un dato di fatto è che i fratelli Cavanagh fino a questo punto della loro carriera e raggiunta ormai una maturità artistica invidiabile, non hanno sbagliato un disco e nel corso degli anni hanno tirato fuori capolavori invidiabili sia nel loro periodo prettamente metal che nell’arco dell’ultima decina d’anni in cui col metal c’entrano ormai molto poco.
"We’re Here Because We’re Here" è insomma un album che, a parere del sottoscritto, ripaga appieno gli anni di attesa intorno alla band che come al solito non ci delude e continua a regalare perle di indubbio valore.
Track-list:
01. Thin Air
02. Summernight Horizon
03. Dreaming Light
04. Everything
05. Angels Walk Among Us
06. Presence
07. A Simple Mistake
08. Get Off, Get Out
09. Universal
10. Hindsight
(Full-lenght, Kscope Music, Maggio 2010)
Voto: 8/10
Genere: Progressive Rock
Line-up: Vincent Cavanagh (voce, chitarra), Danny Cavanagh (chitarra, piano, tastiere, voce), Jamie Cavanagh (basso), John Douglas (batteria, chitarra, tastiere), Les Smith (tastiere), Lee Douglas (voce femminile)
Sette lunghissimi anni, un’attesa a tratti estenuante per ogni fans che si rispetti.
Sette lunghissimi anni passati da quel "A Natural Disaster", album che aveva definito forse in maniera definitiva quella che era l’attuale linea intrapresa dal combo di Liverpool che dalla svolta di "Alternative 4" in poi ha attraversato una serie di stadi che l’hanno portata a forgiare la creatura attuale.
"We’re Here Because We’re Here" è l’ottavo full della meravigliosa creatura dei fratelli Cavanagh che malgrado gli ormai venti anni di onorata carriera non finiscono più di stupirci.
Cosa è rimasto del sound primigenio degli Anathema? Poco ma molto… l’alone di mistica malinconia e la poesia sprigionata dalle note della band britannica infatti sono sempre le stesse malgrado una musica in perenne cambiamento che da un punto di vista di sound ha ormai pressochè nulla da spartire con il passato.
Sono questi gli Anathema, prendere o lasciare, degni padri di un movimento (quello britannico dei primi anni ’90 e successivi) che con la band suddetta ha raggiunto negli anni probabilmente l’apice compositivo.
L’album in questione tiene perfettamente fede alle attese; gli inglesi tirano fuori un lavoro che rasenta la perfezione, che da un punto di vista di sound non si discosta minimamente dalla strada intrapresa nell’ormai lontano 2001 con lo splendido "A Fine Day to Exit" e ripreso dall’altrettanto magniloquente predecessore.
La creatura forgiata dai Cavanagh oramai è pressochè indefinibile a livello di sound, una perfetta commistione tra brit-pop, gothic, dark e pop-rock, con una spruzzatina velatamente progressive alla Porcupine Tree (tantissimi i punti in contatto, non ultimo il mixaggio curato da Steven Wilson).
Il risultato è così un album che fa delle emozioni la prima prerogativa, che se non fosse solo per qualche dettaglio sarebbe praticamente perfetto.
Un’ora di musica eterea, in cui chitarre e tastiere si fondono in un tutt’uno entusiasmante, a creare atmosfere prima ancora che musica fine a sè stessa.
L’inizio è da brividi a partire dalla splendida opener "Thin Air" dall’inconfondibile sapore ‘british’ e dotato di uno stupendo crescendo finale, passando per le successive "Summernight Horizon" e "Dreaming Light" brano dal fortissimo sapore pop ma dotato di un flavour fantastico dalla struttura pressochè identica a quella che fu la riuscitissima "Pressure" (2001). Un brano che fa della semplicità il suo cavallo di battaglia, attraverso una melodia di facile presa ma un lavoro strumentale di gran classe che porta anche qui ad una progressione finale stupenda.
Non c’è più spazio ormai per le solite preponderanti chitarre, la musica del combo britannico va ben oltre mostrando anche una certa poliedricità musicale che fa sì che ogni brano abbia una propria natura.
Da episodi più semplicistici come "Angel Walks Among Us" (probabilmente il brano più "catchy" del lotto) con tanto di backing vocals di Ville Valo (che, fortunatamente, recita solo un copione già definito e non interpreta…) o "Everything" ad altri più complessi ed introversi come "A Simple Mistake" o "Universal" in cui vengono elargite vagonate di soffice psichedelia degna eredità di un background musicale in cui i Pink Floyd non possono non fare la propria comparsa.
Gli Anathema sono questi, una realtà difficile da esprimere a parole, un combo che probabilmente o lo ami o lo odi… viene persino difficile dare una valutazione il più oggettiva possibile a certo tipo di proposte che toccano l’aspetto emozionale prima ancora che i gusti musicali. Ma quello che sembra essere un dato di fatto è che i fratelli Cavanagh fino a questo punto della loro carriera e raggiunta ormai una maturità artistica invidiabile, non hanno sbagliato un disco e nel corso degli anni hanno tirato fuori capolavori invidiabili sia nel loro periodo prettamente metal che nell’arco dell’ultima decina d’anni in cui col metal c’entrano ormai molto poco.
"We’re Here Because We’re Here" è insomma un album che, a parere del sottoscritto, ripaga appieno gli anni di attesa intorno alla band che come al solito non ci delude e continua a regalare perle di indubbio valore.
Track-list:
01. Thin Air
02. Summernight Horizon
03. Dreaming Light
04. Everything
05. Angels Walk Among Us
06. Presence
07. A Simple Mistake
08. Get Off, Get Out
09. Universal
10. Hindsight
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