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ANACHRONAEON - "The Futile Quest for Immortality"

ANACHRONAEON - "The Futile Quest for Immortality"
(Full-lenght, Stygian Crypt Productions, Gennaio 2010)

Voto: 6,5/10

Genere: Melodic Death

Line-up: Andreas Akerlind (batteria), Patrik Carlsson (voce, chitarre, basso)


Terzo full per gli svedesi Anachronaeon che a distanza di tre anni dal precedente "As the Human Spot in Me Dies" tornano sulle scene con un lavoro che, pur tracciando le linee dei predecessori, sposta leggermente le coordinate su territori più estremi.

Il duo scandinavo infatti sembra ormai aver accantonato quasi definitivamente le clean vocals (ora limitate esclusivamente a qualche breve e sporadico chorus) per avvicinarsi ad un sound che pesca a piene mani tanto dal black metal quanto da un certo gusto per il gothic/death/doom di bands quali October Tide che sembrano essere il punto di riferimento principale della band.
"The Futile Quest for Immortality" è così un album più "mainstream" tipicamente addentrato in quell’ambito ‘extreme metal’ che riesce così a prendere una strada maggiormente decisa rispetto ad un passato in cui troppi compromessi potevano finire per far stagnare la musica dei nostri nel classico incompiuto.
Invece no, l’album in questione tira fuori nove brani che snocciolano in poco più di quaranta minuti mille sfaccettature della musica degli svedesi; tra brani al limite della perfezione come l’opener "The Futile Quest" o la black-metal oriented "Wither", il lavoro scivola via senza troppe incertezze mostrando anche un certo gusto per la commistione di estremo con un fondo di melodia che in alcuni casi riporta alla mente i migliori Septic Flesh, un growling mai estremamente serrato ed una capacità di costruire brani dalla struttura mai scontata.
Il sound degli Anachronaeon è per certi versi "caldo" malgrado la provenienza della band che si avvicina così a livello di sonorità più ai gruppi della scena greca che ai propri conterranei, un calore che solo in parte cela le tematiche misantropiche della band che si riflettono anche nel mood generale dell’album e nei testi.
Dal punto di vista strumentale c’è ben poco da appuntare se non che la band riesce a creare un sound per certi versi proprio senza dover necessariamente andare a pescare nel repertorio altrui, ed è probabilmente proprio questo il principale punto a favore del duo svedese.
Tutto è dunque palesemente avvolto di nero in questo "The Futile Quest for Immortality" che purtroppo presenta qualche difettuccio qua e là specie nella proposizione di brani che convincono di meno, posti soprattutto nella seconda metà del lavoro come "Towards Purity" o "The Message".
Ma la valutazione dell’album non può che essere positiva, un piccolissimo passo in avanti rispetto al predecessore, per una band che sembra ormai aver imboccato la strada giusta.

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