Full-length, Ghost Record Label
(2024)
Un disco davvero anomale quanto avvicente, questo terzo album dei milanesi Holy Shire, che tornano sul mercato discografico a sei anni di distanza dal precedente "The Legendary Shepherds of the Forest". In questo nuovo album ci sono varie influenze, ma potremmo azzardare un termine per descrivere un po' i contenuti di questo album, e cioè "power/folk metal". Questo termine potrebbe proprio indicare il modo peculiare di inglobare strumenti come il flauto su una base rocciosa e tipicamente power oriented, ma anche altri aspetti.
Non sono certamente i primi a provare simili soluzioni, e basta andare indietro di almeno tre decenni per rimembrare una grande formazione che ebbe simili intuizioni, ovvero gli Skyclad con il loro particolare folk metal, o andare a scavare negli anni Settanta, con i leggendari Jethro Tull. Quindi non si può parlare di novità in termini assoluti, ma certamente il fatto che il flauto abbia non solo un ruolo di arrangiamento, ma quasi un ruolo paritario rispetto agli altri strumenti, è sicuramente una particolarità. Ascoltate un pezzo come "Dagon" e noterete come i classici strumenti si sposano benissimo con il flauto, ma anche con le tastiere, anch'esse presenti in tutto l'album. Tra l'altro il brano citato è uno dei migliori del lotto, uno dei più strutturati e per certi versi progressivi nella sua evoluzione.
L'uso di due voci, entrambe femminili, fornisce all'album un altro elemento interessante su cui soffermarsi. Le lead vocals di Aeon si arricchiscono e si sposano con quelle più graffianti di Julia Eledhwen, e formano un duo di tutto rispetto. Altra precisazione da fare è che la band non propone un power metal veloce alla Dragonforce, per intenderci, ma è forse più vicina ad un approccio al genere che potrebbe richiamare le opere ampollose di band come gli Avantasia o gli Epica. Questo si traduce quindi in un sound molto ricco, proprio in virtù di tutto ciò che abbiamo detto finora, ma al contempo roccioso e che spesso ama sorprendere con una giusta alternanza tra potenza e parti più ragionate, come avviene in un altro brano molto interessante come "Dragonfly".
Non mancano certo la stoccate puramente heavy-power ("Voice of Reason", "The Cathedral", "M9") che incendiano il disco, ma fanno da contraltare episodi di pura meditazione come "Dream of You", "Farewell" o "Waves of Misery", dove la band offre il suo lato più intimo.
In virtù di quanto detto in questa recensione potrete intuire che consigliamo questo album un po' a tutti gli amanti del metal classico e del power, ma anche a coloro che non disdegnano il folk metal. Disco realizzato molto bene, suonato altrettanto bene e ricco di sorprese. Una band che farà parlare di sè, ne siamo sicuri.
Recensore: Alfredo G.
1. Misty
2. Dagon
3. Dragonfly
4. Voice of Reason
5. Waves of Misery
6. The Cathedral
7. Black Thorn
8. The Seduction of Hollowness
9. Dream of You
10. M9
11. Farewell
Line-up:
Leonardo Leo Sganga - Bass
Sefano Ste Zuccala - Guitars
theMaxx - Drums
Aeon - Vocals (lead)
Chiara Brusa - Flute
Mattia Stihl Stilo - Guitars
Julia Eledhwen - Vocals (female)
Links:
Spotify
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