Maurilio Rossi è uno degli esponenti più longevi e di rilievo del prog rock italiano, con il suo progetto GOAD. Dopo aver recensito il suo ultimo album "Titania" e aver constatato che dopo 50 anni questo musicista e la sua band hanno ancora molto da dire, abbiamo rivolto alcune domande proprio a Maurilio Rossi. Buona lettura.
1 - Ciao, presenta i GOAD e "Titania" ai nostri lettori!
Salve a tutti i lettori di "the sound of perseverance", siamo i GOAD, nati in un lontanissimo 1974 e, attraverso vari lustri ahimè (vi suggerisco di dare un'occhiata alla nostra biografia completa), siamo pervenuti al traguardo di questo nuovo album, "Titania", basato principalmente su testi originali di John Keats, poeta inglese morto giovanissimo a Roma...I GOAD inseguono un sogno in musica che abbraccia anche la letteratura, da Poe a Lovecraft, da Edgar Lee Masters ("Spoon River") a Walter Savage "Landor" fino a John Keats, già oggetto dell'album precedente, "La Belle Dame" (prodotto da Francesco Palumbo per My Kingdom Music).
2 - 50 anni di attività e ancora riesci a stupire con un album vario ed imprevedibile come "Titania". Dove trovi questa ispirazione?
Credo nella musicalità delle più grandi creazioni poetiche. Credo che sia implicito in esse questo dato, a noi sta semplicemente la capacità e la forza di farlo emergere. Aprire la poesia anche al campo delle sette note, comunicare a chi sa ascoltare le onde sonore in cui cullarsi. Per GOAD è la caratteristica principale delle nostre realizzazioni.
3 - Cosa pensi che abbia di diverso questo tuo ultimo album dai precedenti?
Presenta un percorso compositivo più complesso. Ci sono state mille registrazioni e prove di arrangiamento tra cui si sono scelte le più espressive, a nostro parere. Siamo stati fortunati per la collaborazione unica con il tecnico del suono Max Cirone, con noi da anni nell'ombra, che a Roma ha fatto venir fuori al meglio il feeling dei vari musicisti come fosse una registrazione "analogica" dei vecchi tempi.
4 - Pensi che il prog rock abbia fatto breccia negli ascoltatori in questi ultimi decenni e sia ormai un genere meno di nicchia?
Credo piuttosto che i "media" siano ben pilotati verso una musica facile e povera e che si impedisca a tutto il resto della musica originale di saltar fuori dall'anonimato pressoché totale. Senza parlare di "prog" o altri generi credo che tanti artisti di gran valore trovino mura insormontabili verso una ben che minima notorietà.
5 - Intraprenderete un tour di supporto a questo album?
Spero che la nostra etichetta, coraggiosa e unica, ci proponga qualcosa nel futuro prossimo, ma sono consapevole che si tratta di un problema molto grosso...
6 - Vogliamo parlare degli altri musicisti presenti in questo album e il ruolo ruolo specifico?
Certamente! Per primo cito Paolo Carniani, drummer con noi dal 1974, musicista di totale affidamento, una vera sicurezza per GOAD. Abbiamo poi mio fratello Gianni Rossi cofondatore alla fedele Gibson Les Paul Gold (che non ha mai lasciato dal 1974), quindi Francesco Diddi, polistrumentista geniale e poliedrico (guitar, sax, flauto, violino, basso etc.), Alessandro Bruno, jazzista chitarrista e polistrumentista altrettanto valido, Martino Rossi (figlio d'arte ahahahah) ai keys samples, basso, back vocals e infine Max Cirone, pianista e chitarrista ma soprattutto ingegnere del suono creativo al massimo grado.
7 - Cosa ne pensi dello stato di salute del rock italiano nel 2023?
Dipende se guardiamo ai successi commerciali o al valore di fondo dei progetti. Io penso che abbiamo super professionisti in tutti i settori, degni di platee internazionali, più o meno "compressi" dal mercato imperante monolitico e riservato soltanto a investimenti finanziari d'immagine... la salute è precaria perché così facendo i dischi non vendono quanto invece meriterebbero...
8 - Sei un polistrumentista ma ti vogliamo chiedere: quale consideri lo strumento su cui sei più preparato e che hai più piacere di suonare?
Sono nato suonando il basso, folgorato da Jack Bruce nel 1966, poi ho scoperto tutti i più grandi artisti. Volevo studiare piano e violoncello ma sono salito su un palco nel 1969 e ho voluto imparare pianoforte e tastiere per poter comporre in autonomia. Adesso amo ciò che mi serve a tirar fuori melodie, se possibile, sempre più originali... ci provo...
9 - E' giusto parlare di psichedelia, oltre che di prog, per descrivere la tua musica?
Credo di sì, quella più articolata, con l'oggetto principale posto nella "canzone", qualcosa di compiuto e definito, da espandere in mille rivoli nel fluire delle sensazioni che riesce a produrre.
10 - E' tutto per noi, concludi come meglio vuoi!
Ascoltate musica non codificata, troverete che quel che pensavate ignoto vi è connaturato nel profondo. GOAD prova a farvi sognare...
Intervista a cura di "Prodigal Son"
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