Passa ai contenuti principali

FLUKT - "Darkness Devour"

FLUKT - "Darkness Devour"
(Full-lenght, Dusktone, Ottobre 2019)

Voto: 7,5/10

Genere: Black Metal

Line-up: A.Ø. aka NekroFjells (voce, chitarra), O.K.F. (chitarra), S.E (basso), F.H (batteria)


In un periodo storico particolare, in cui siamo spesso soliti accostare il termine "post" per considerare valida ed avanguardistica una proposta anche se, fatti alla mano, poi effettivamente non è cosi, album come questo "Darkness Devour" dei Flukt rappresentano indubbiamente una manna dal cielo.
I Flukt sono un combo norvegese giusto al sospirato full d'esordio dopo due Ep e tanta gavetta on-stage. 

La proposta della band nordica pone le basi su di un black metal marcatamente old-school, capace di rinverdire la tradizione di un genere immortale che, malgrado i sopracitati pastoni che il più delle volte siamo soliti ascoltare, dimostra come siano effettivamente le idee e la capacità compositiva a fare la differenza piuttosto che un'ostentata aura avanguardistica il più delle volte fine a sè stessa.

Ma aldilà dei preamboli, strettamente necessari per presentare un lavoro come questo "Darkness Devour" andiamo ad analizzare meglio quanto contenuto nelle pieghe dei 34 minuti complessivi di un lavoro che farà la gioia dei tanti seguaci del verbo nero.

Parlavamo di una proposta ancorata al concetto più classico del genere, in cui i Flukt dimostrano di saperci fare seguendo una linea che, per quanto marcatamente ancorata al passato, presenta al suo interno una innata capacità di convogliare quanto di meglio il genere possa proporre senza risultare noiosi o scarsamente originali.

Otto tracce che mixano alla perfezione la giusta dose di malvagità, accelerazioni improvvise sferzate da improvvisi rallentamenti ed un'epicità di fondo e per certi versi sprazzi di melodia capaci di fondersi in un'unica miscela sonora potente quanto oscura.

L'opener "Serpent" alza subito i ritmi di un album che apre alla grande: un impatto sonoro subito diretto ed in your face che non lascia alcuno scampo, vocals al vetriolo ma soprattutto un riff centrale epico ed evocativo che regala al brano una propria esaltante progressione capace di mostrare le mille sfaccettature della band.

"No Return" pezzo scelto dai norvegesi come primo singolo, punta maggiormente sull'atmosfera inframezzato da un break centrale più monolitico e meno ferale, mentre "Wounds" recupera l'approccio più furente della prima traccia.

La principale prerogativa dei Flukt è quella di riuscire a creare brani eterogenei pur senza stravolgere le strutture ma soprattutto senza tradire l'appeal che si richiede ad un album propriamente black. Nel mezzo l'affascinante intermezzo di "Azrael" pezzo strumentale giocato su atmosfere epiche e doomish che fanno da apripista agli ultimi pezzi del lotto tra cui l'affascinante "Trolldom I Mørket" di chiara ispirazione Darkthrone per concludere poi con la splendida "Trespass the Devil's Playground" brano che chiude il lavoro, leggermente più articolato rispetto al resto del lotto, più lungo nel minutaggio che si pone all'interno di un concetto più "atmosferico" di black metal.

Un debutto più che positivo quello del quartetto di Vennesla che ci mostra alla perfezione di come sia ancora possibile suonare dell'ottimo black metal nel 2019. Alla faccia dei synth, ed alla faccia di chi crede che il concetto più duro e puro di black sia ormai roba passata.

Track-list:

01. Serpent
02. No Return
03. Wounds
04. Einsatz
05. Azrael
06. Trolldom I Mørket
07. Curse of the Nephilim
08. Trespass the Devil's Playground




Commenti

Post popolari in questo blog

PANDEMONIUM CARNIVAL "Pandemonium Carnival II" (Recensione)

Full-length, Ghost Record Label (2024) I Pandemonium Carnival hanno deciso di riportare in auge un genere musicale in stile anni '80/'90 che si rifà al classico Punk Rock "Horror" sulla scia dei Misfits, per citarne una . Non vanno troppo per il sottile e neanche si preoccupano di essere "copioni", perchè grazie al loro modo di proporre musica sciorinano una speciale formula diretta e sagace.  Tutto questo è riconducibile al loro nuovo album chiamato semplicemente "Pandemonium Carnival II". Un punk rock robusto, creativo e snello che scivola via come l'olio, dove sono presenti passi fondamentali, che determinano quei gradi di originalità sufficienti a non farli accostare troppo a figure già note sulla scena. In questo ascolto è presente una certa “carnalità” di fondo che passa con fare solido e deciso sopra una tracklist ben studiata, sempre propensa nel conferire piacevoli scossoni.  "Pandemonium Carnival II", è un disco caparbio, ch

ARTIFICIAL HEAVEN "Digital Dreams" (Recensione)

Full-length, My Kingdom Music (2024) Alcune note biografiche per presentare questa band al suo esordio: " Band romana, formatasi a fine ottobre 2021 dalle ceneri di Witches Of Doom e altri progetti, Gli ARTIFICIAL HEAVEN hanno creato un mix diversificato di Gothic -rock dal sapore epico che mostra in pieno le influenze di grandi artisti degli anni Ottanta, tra cui The Cult, Bauhaus, Sisters of Mercy, Fields of the Nephilim, Killing Joke e Iggy Pop. "Digital Dreams" è un concentrato di gothic rock e post-punk con vibrazioni arricchite dalla collaborazione di ospiti illustri tra cui Francesco Sosto e Riccardo Studer. Sebbene non sia un vero concept album, alcuni dei testi di "Digital Dreams" sono legati tra loro da un chiaro comune filo conduttore ovvero l'accelerazione della rivoluzione digitale e dei suoi effetti sulla vita di tutti noi. Registrato agli Outer Sound Studios con il produttore Giuseppe Orlando, è disponibile in un'edizione deluxe la cui co

NITRITONO "Cecità" (Recensione)

Full-length, My Kingdom Music (2024) Due album pubblicati e uno split coi Ruggine, i Nitritono con questo “Cecità” esplorano l'ambiziosa prova del concept album, che in questo caso si basa sull’omonimo romanzo dello scrittore portoghese Josè Saramago, che racconta il tema dell’indifferenza nella società moderna. Il suono esce fuori è fragoroso e davvero imponente e le urla strozzate di Siro Giri, anche chitarrista, colpiscono duro l'ascoltatore sin dal primo brano in scaletta, l'ottimo "A Denti Stretti (pt. 1)" che presagisce poi un album torbido e inquieto, che chiama in causa sia i primordi del genere post metal di band come Neurosis, ma che si concentra sul presente a conti fatti, non andando a copiare nessuno in particolare. Gli arpeggi di chitarra, le dissonanze, le esplosioni di rabbia incontenibile riportano a scenari cupi dell'umanità, ben rappresentati dal concept scelto. Ci sono anche vaghi rimandi allo stoner particolare e sfaccettato di band come i