Passa ai contenuti principali

HOUR OF PENANCE - "Cast the First Stone"

HOUR OF PENANCE - "Cast the First Stone"
(Full-lenght, Prosthetic Records, Gennaio 2017)


Voto: 7,5/10

Genere: Brutal Death Metal

Line-up: Giulio Moschini (chitarra), Paolo Pieri (chitarra, voce), Marco Mastrobuono (basso), Davide Billia (batteria)



Nome ormai consolidato nella fiorente scena death europea, i capitolini Hour of Penance di strada, e di gavetta, na hanno fatta davvero tanta. Dai primi concerti nei piccoli club del centro Italia (cui mi fregio di aver assistito, e supportato) ai tour da spalla a nomi del calibro di Cannibal Corpse, Nile o Deceide il passo è stato breve, ma neanche troppo....
Da sempre maestri del verbo brutal death di quello più intransigente, i laziali hanno saputo evolversi e raggiungere la maturità artistica in lavori del calibro di "Paradogma" e "Sedition" che ne hanno definitivamente diffuso il verbo anche al di fuori della scena italiana.

"Cast the First Stone" rappresenta dunque il settimo sigillo della band capitolina, un album che in appena 34 minuti è in grado di riscattare il predeecessore "Regicide" (discreto ma nulla più) riportandoci verso le coordinate ben più note del passato. Il tutto senza snaturare il naturale percorso evolutivo che fanno oggi degli Hour of Penance una band capace di brillare di luce propria.

Una vena artistica evidentemente ispirata che permette a Moschini e soci di svariare all'interno di un genere che pur rimanendo ancorato ai canoni stilistici tipici riesce ad inserire anche evidenti sprazzi di melodia senza per questo risultare "svedesi" o  troppo fini a sè stessi.

Un lavoro che parte subito senza mezzi termini con la diretta e concisa "XXI Century Imperial Crusade" brano al 100% brutal, velocissimo, affilato e tagliente come la lama di un coltello. Il classico pezzo che ogni appassionato del death metal, di quello più classico, sia aspetterebbe dalla band.

Ma è solo l'inizio perchè già la seguente title-track introduce un interessante variazione al tema con i ritmi che subiscono un leggero rallentamento all'interno di una song costruita intorno ad un giro chitarristico di stampo più melodico sferzato da ripartenze improvvise e brutali.

"Burning Bright" si attesta sempre su atmosfere massicce, su una sorta di potenza controllata ma pronta ad esplodere: qui non c'è spazio per aperture melodiche si sorta, ed il quartetto romano colpisce duro al punto pur tenendo più bassi i ritmi. Una caratteristica questa piuttosto comune anche sui pezzi seguenti come nella splendida "Iron Fist".

Ritmi che tuttavia tornano vertiginosi in pezzi come "Shroud of Ashes" in cui non può non far capolino in certi frangenti un certo appeal alla Deicide mentre l'accoppiata finale composta dall'ottima "Wall of Cohorts" e dall'evocativa "Damnatio Memoriae" con un massiccio inserto tastieristico di fondo,chiudono il cerchio su un album che sa farsi ascoltare e soprattutto valere.
Un piacevolissimo ritorno di una delle band più valide dell'attuale panorama metal tricolore.

Track-list:

01. XXI Century Imperial Crusade
02. Cast the First Stone
03. Burning Bright
04. Iron Fist
05. The Chains of Misdeed
06. Horn of Flies
07. Shroud of Ashes
08. Wall of Cohorts
09. Damnatio Memoriae

 







Commenti

Post popolari in questo blog

PANDEMONIUM CARNIVAL "Pandemonium Carnival II" (Recensione)

Full-length, Ghost Record Label (2024) I Pandemonium Carnival hanno deciso di riportare in auge un genere musicale in stile anni '80/'90 che si rifà al classico Punk Rock "Horror" sulla scia dei Misfits, per citarne una . Non vanno troppo per il sottile e neanche si preoccupano di essere "copioni", perchè grazie al loro modo di proporre musica sciorinano una speciale formula diretta e sagace.  Tutto questo è riconducibile al loro nuovo album chiamato semplicemente "Pandemonium Carnival II". Un punk rock robusto, creativo e snello che scivola via come l'olio, dove sono presenti passi fondamentali, che determinano quei gradi di originalità sufficienti a non farli accostare troppo a figure già note sulla scena. In questo ascolto è presente una certa “carnalità” di fondo che passa con fare solido e deciso sopra una tracklist ben studiata, sempre propensa nel conferire piacevoli scossoni.  "Pandemonium Carnival II", è un disco caparbio, ch

ARTIFICIAL HEAVEN "Digital Dreams" (Recensione)

Full-length, My Kingdom Music (2024) Alcune note biografiche per presentare questa band al suo esordio: " Band romana, formatasi a fine ottobre 2021 dalle ceneri di Witches Of Doom e altri progetti, Gli ARTIFICIAL HEAVEN hanno creato un mix diversificato di Gothic -rock dal sapore epico che mostra in pieno le influenze di grandi artisti degli anni Ottanta, tra cui The Cult, Bauhaus, Sisters of Mercy, Fields of the Nephilim, Killing Joke e Iggy Pop. "Digital Dreams" è un concentrato di gothic rock e post-punk con vibrazioni arricchite dalla collaborazione di ospiti illustri tra cui Francesco Sosto e Riccardo Studer. Sebbene non sia un vero concept album, alcuni dei testi di "Digital Dreams" sono legati tra loro da un chiaro comune filo conduttore ovvero l'accelerazione della rivoluzione digitale e dei suoi effetti sulla vita di tutti noi. Registrato agli Outer Sound Studios con il produttore Giuseppe Orlando, è disponibile in un'edizione deluxe la cui co

NITRITONO "Cecità" (Recensione)

Full-length, My Kingdom Music (2024) Due album pubblicati e uno split coi Ruggine, i Nitritono con questo “Cecità” esplorano l'ambiziosa prova del concept album, che in questo caso si basa sull’omonimo romanzo dello scrittore portoghese Josè Saramago, che racconta il tema dell’indifferenza nella società moderna. Il suono esce fuori è fragoroso e davvero imponente e le urla strozzate di Siro Giri, anche chitarrista, colpiscono duro l'ascoltatore sin dal primo brano in scaletta, l'ottimo "A Denti Stretti (pt. 1)" che presagisce poi un album torbido e inquieto, che chiama in causa sia i primordi del genere post metal di band come Neurosis, ma che si concentra sul presente a conti fatti, non andando a copiare nessuno in particolare. Gli arpeggi di chitarra, le dissonanze, le esplosioni di rabbia incontenibile riportano a scenari cupi dell'umanità, ben rappresentati dal concept scelto. Ci sono anche vaghi rimandi allo stoner particolare e sfaccettato di band come i