MEGADETH - "Endgame"
(Full-lenght, Roadrunner Records, Settembre 2009)
Voto: 5,5/10
Genere: Thrash/Heavy
Line-up: Dave Mustaine (voce, chitarra), Chris Broderick (chitarra), James LoMenzo (basso), Shawn Drover (batteria)
A due anni di distanza dall’ultimo controverso “United Abominations”, album che il sottoscritto non aveva avuto problemi a stroncare malgrado buona parte della critica musicale ne fosse uscita entusiasta (bah…) ecco tornare alla carica Mustaine e soci giunti con questo “Endgame” al traguardo del dodicesimo album in studio.
Forti dell’ingresso in line-up del chitarrista Chris Broderick (già con Nevermore e Jag Panzer) i ‘Deth provano a rinverdire i fasti di un passato che sembra purtroppo ormai lontano anni luce.
Ed è innegabile del resto lo sforzo profuso da Mustaine nel cercare di riportare la band ai fortunati periodi di “Countdown to Extinction” dove la furia compositiva del thrash vecchia maniera dei nostri andava a fondersi con partiture più vicine all’heavy classico. Obiettivo riuscito? Ovviamente no…
L’album che ne esce fuori tuttavia è, a mio modesto parere, un passo avanti rispetto al predecessore troppo orientato com’era alla ricerca di quel senso di “easy listening” che mi aveva fatto storcere il naso. Non mancano inoltre spunti interessanti ma purtroppo c’è da dire che dopo un promettente avvio, “Endgame” si perde clamorosamente nel più classico dei bicchieri d’acqua sintomo innegabile di idee poco chiare.
Dopo l’apertura affidata ai due minuti della strumentale “Dialectic Chaos” velocissima ed ultra-tecnica, parte l’opener vera e propria con “This Day we Fight!” probabilmente il miglior pezzo dell’album; velocità d’esecuzione, tecnicismi mai fini a sè stessi l’avvicinano (ovviamente con le dovute proporzioni) a quello che fu il mood generale dello storico “Rust in Peace”, nulla che faccia gridare al miracolo sia chiaro ma il pezzo merita comunque. Le successive “44 Minutes” e “1,320” pur riportando l’album verso le sonorità del secondo corso sono comunque pezzi meritevoli che lasciano l’ascoltatore interessato, tra riffs massicci ed una ricerca della melodia mai fine a sè stessa.
E poi??? E poi, purtroppo, il vuoto… Eh sì, perchè in fin dei conti sono questi i brani che si lasciano ascoltare, che riescono a donare spunti degni di attenzione; la seconda parte si trascina via tra l’anonimia di brani del calibro di “Bodies” (che cerca in maniera goffa di rifare il verso alla classicissima “Symphony of Destruction”), la scialba title-track e soprattutto il momento più imbarazzante dell’intero lavoro, con “The Hardest Part of Letting Go… Sealed with a Kiss” un ballatone senza capo nè coda (e pensare che una volta i “ballatoni” dei Megadeth si chiamavano “A Tout le Monde”…).
Insomma, alla fine stiamo parlando dell’ennesimo incompiuto; un album sicuramente superiore al precedente, ben suonato, granitico ma troppo scarno, con poche idee e qualche spunto che rende ancora più l’idea di quello che sarebbe potuto essere ma che, ahinoi, non è stato. Alla prossima Dave…
Track-list:
01. Dialectic Chaos
02. This Day We Fight!
03. 44 Minutes
04. 1,320'
05. Bite the Hand
06. Bodies
07. Endgame
08. The Hardest Part of Letting Go...Sealed with a Kiss
09. Head Crusher
10. How the Story Ends
11. The Right to Go Insane
(Full-lenght, Roadrunner Records, Settembre 2009)
Voto: 5,5/10
Genere: Thrash/Heavy
Line-up: Dave Mustaine (voce, chitarra), Chris Broderick (chitarra), James LoMenzo (basso), Shawn Drover (batteria)
A due anni di distanza dall’ultimo controverso “United Abominations”, album che il sottoscritto non aveva avuto problemi a stroncare malgrado buona parte della critica musicale ne fosse uscita entusiasta (bah…) ecco tornare alla carica Mustaine e soci giunti con questo “Endgame” al traguardo del dodicesimo album in studio.
Forti dell’ingresso in line-up del chitarrista Chris Broderick (già con Nevermore e Jag Panzer) i ‘Deth provano a rinverdire i fasti di un passato che sembra purtroppo ormai lontano anni luce.
Ed è innegabile del resto lo sforzo profuso da Mustaine nel cercare di riportare la band ai fortunati periodi di “Countdown to Extinction” dove la furia compositiva del thrash vecchia maniera dei nostri andava a fondersi con partiture più vicine all’heavy classico. Obiettivo riuscito? Ovviamente no…
L’album che ne esce fuori tuttavia è, a mio modesto parere, un passo avanti rispetto al predecessore troppo orientato com’era alla ricerca di quel senso di “easy listening” che mi aveva fatto storcere il naso. Non mancano inoltre spunti interessanti ma purtroppo c’è da dire che dopo un promettente avvio, “Endgame” si perde clamorosamente nel più classico dei bicchieri d’acqua sintomo innegabile di idee poco chiare.
Dopo l’apertura affidata ai due minuti della strumentale “Dialectic Chaos” velocissima ed ultra-tecnica, parte l’opener vera e propria con “This Day we Fight!” probabilmente il miglior pezzo dell’album; velocità d’esecuzione, tecnicismi mai fini a sè stessi l’avvicinano (ovviamente con le dovute proporzioni) a quello che fu il mood generale dello storico “Rust in Peace”, nulla che faccia gridare al miracolo sia chiaro ma il pezzo merita comunque. Le successive “44 Minutes” e “1,320” pur riportando l’album verso le sonorità del secondo corso sono comunque pezzi meritevoli che lasciano l’ascoltatore interessato, tra riffs massicci ed una ricerca della melodia mai fine a sè stessa.
E poi??? E poi, purtroppo, il vuoto… Eh sì, perchè in fin dei conti sono questi i brani che si lasciano ascoltare, che riescono a donare spunti degni di attenzione; la seconda parte si trascina via tra l’anonimia di brani del calibro di “Bodies” (che cerca in maniera goffa di rifare il verso alla classicissima “Symphony of Destruction”), la scialba title-track e soprattutto il momento più imbarazzante dell’intero lavoro, con “The Hardest Part of Letting Go… Sealed with a Kiss” un ballatone senza capo nè coda (e pensare che una volta i “ballatoni” dei Megadeth si chiamavano “A Tout le Monde”…).
Insomma, alla fine stiamo parlando dell’ennesimo incompiuto; un album sicuramente superiore al precedente, ben suonato, granitico ma troppo scarno, con poche idee e qualche spunto che rende ancora più l’idea di quello che sarebbe potuto essere ma che, ahinoi, non è stato. Alla prossima Dave…
Track-list:
01. Dialectic Chaos
02. This Day We Fight!
03. 44 Minutes
04. 1,320'
05. Bite the Hand
06. Bodies
07. Endgame
08. The Hardest Part of Letting Go...Sealed with a Kiss
09. Head Crusher
10. How the Story Ends
11. The Right to Go Insane
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