FOLKODIA - "Battlecry"
(Full-lenght, Stygian Crypt, Marzo 2010)
Voto: 6,5/10
Genere: Folk/Viking Metal
Line-up: vari
Folkodia altro non è che l’ennesimo progetto viking/folk metal propinatoci dalla russa Stygian al solito controverso, che lascerà un segno tra gli amanti di certe sonorità e che passerà inosservato o peggio odiato a tutti i non adepti al genere.
Ricalcando la strada già tracciata dai compagni di etichetta Folkearth (con cui condividono diversi membri della line-up) la band "poli-europea" (i membri così come nella già citata bands provengono un pò da tutte le parti d’Europa) da alle stampe così questo "In Time of Legends" lavoro inizialmente autoprodotto.
La musica dei nostri si può definire dunque classicamente ‘viking/folk’ ma probabilmente sarebbe quasi il caso di eliminare il primo aggettivo per andare ad abbracciare quello più consono di folk metal nel vero senso della parola, visto che i Folkodia se non altro hanno il merito di abbandonare in alcuni casi le spade e le lande nordiche per addentrarsi in un viaggio a tutto tondo all’interno delle leggende europee.
Le tantissime partecipazioni che danno vita ai cinquantuno minuti di musica, rendono il "parco strumentale" incredibilmente vario e per certi versi originale; e così di fianco alla strumentazione classica del caso, ecco fare la propria comparsa flauti, violini, mandolini e chi più ne ha più ne metta, ed avrete capito in tal senso in che modo può essere sommariamente definita la proposta dei nostri che non si discostano dunque di un millimetro dal classico sound del caso.
Un male? Assolutamente no, perchè per quanto la proposta possa sembrare tronfia e pretenziosa, il risultato tutto sommato non può essere valutato negativamente. E pertanto, mettendo da parte i gusti personali (in particolare i miei, diametralmente opposti rispetto a questo tipo di proposte) non posso certo esimermi dal definire questo album come un ben degno ascolto, che farà fare salti di gioia agli amanti e che pertanto in questa maniera vanno valutati.
Un voto di mezzo (6) che va ad esaltare le atmosfere e i brani ricreati così come va a penalizzare la mancanza di inventiva malgrado le songs al loro interno siano anche abbastanza eterogenee.
Si va infatti dall’aggressività di "The First Battle of Moytirra", all’atmosferica "Viking Pride" fino a toccare gli apici compositivi nella splendida "The Capitulation of Vercingetorix" o gli accenni al limite del black metal di "Ride to Tannenberg".
Certo, non mancano anche momenti in cui la tensione cala inevitabilmente ed iniziano a svanire anche le idee come nel caso della troppo caotica "Sol Invictus" incapace di seguire una linea logica ben precisa, ma di certo non bastano questi per togliere la sufficienza ad un lavoro decisamente ben fatto.
Dunque al sottoscritto viene difficile pensare ad un voto troppo dissimile da questo, certo che "In a Time of Legends" non toccherà per nulla chi non avvezzo a queste sonorità (ma sfido in tal senso a trovare anche un masterpiece del genere che possa piacere a chi effettivamente non sbava certo per il genere), ma che la sua onesta figura, visto il genere ed il contesto, la fa tranquillamente.
Track-list:
01. Eagle's Blood
02. Battlecry
03. Blood-Red Axes
04. The Celestial Giants
05. Hunter in the Wild
06. The Celestial Host
07. The Oath of Runes
08. Invoking the Sidhe
09. Pale Prince on a Moonlit Shore
10. The Hour of Wrath
11. Sword in Hand
(Full-lenght, Stygian Crypt, Marzo 2010)
Voto: 6,5/10
Genere: Folk/Viking Metal
Line-up: vari
Folkodia altro non è che l’ennesimo progetto viking/folk metal propinatoci dalla russa Stygian al solito controverso, che lascerà un segno tra gli amanti di certe sonorità e che passerà inosservato o peggio odiato a tutti i non adepti al genere.
Ricalcando la strada già tracciata dai compagni di etichetta Folkearth (con cui condividono diversi membri della line-up) la band "poli-europea" (i membri così come nella già citata bands provengono un pò da tutte le parti d’Europa) da alle stampe così questo "In Time of Legends" lavoro inizialmente autoprodotto.
La musica dei nostri si può definire dunque classicamente ‘viking/folk’ ma probabilmente sarebbe quasi il caso di eliminare il primo aggettivo per andare ad abbracciare quello più consono di folk metal nel vero senso della parola, visto che i Folkodia se non altro hanno il merito di abbandonare in alcuni casi le spade e le lande nordiche per addentrarsi in un viaggio a tutto tondo all’interno delle leggende europee.
Le tantissime partecipazioni che danno vita ai cinquantuno minuti di musica, rendono il "parco strumentale" incredibilmente vario e per certi versi originale; e così di fianco alla strumentazione classica del caso, ecco fare la propria comparsa flauti, violini, mandolini e chi più ne ha più ne metta, ed avrete capito in tal senso in che modo può essere sommariamente definita la proposta dei nostri che non si discostano dunque di un millimetro dal classico sound del caso.
Un male? Assolutamente no, perchè per quanto la proposta possa sembrare tronfia e pretenziosa, il risultato tutto sommato non può essere valutato negativamente. E pertanto, mettendo da parte i gusti personali (in particolare i miei, diametralmente opposti rispetto a questo tipo di proposte) non posso certo esimermi dal definire questo album come un ben degno ascolto, che farà fare salti di gioia agli amanti e che pertanto in questa maniera vanno valutati.
Un voto di mezzo (6) che va ad esaltare le atmosfere e i brani ricreati così come va a penalizzare la mancanza di inventiva malgrado le songs al loro interno siano anche abbastanza eterogenee.
Si va infatti dall’aggressività di "The First Battle of Moytirra", all’atmosferica "Viking Pride" fino a toccare gli apici compositivi nella splendida "The Capitulation of Vercingetorix" o gli accenni al limite del black metal di "Ride to Tannenberg".
Certo, non mancano anche momenti in cui la tensione cala inevitabilmente ed iniziano a svanire anche le idee come nel caso della troppo caotica "Sol Invictus" incapace di seguire una linea logica ben precisa, ma di certo non bastano questi per togliere la sufficienza ad un lavoro decisamente ben fatto.
Dunque al sottoscritto viene difficile pensare ad un voto troppo dissimile da questo, certo che "In a Time of Legends" non toccherà per nulla chi non avvezzo a queste sonorità (ma sfido in tal senso a trovare anche un masterpiece del genere che possa piacere a chi effettivamente non sbava certo per il genere), ma che la sua onesta figura, visto il genere ed il contesto, la fa tranquillamente.
Track-list:
01. Eagle's Blood
02. Battlecry
03. Blood-Red Axes
04. The Celestial Giants
05. Hunter in the Wild
06. The Celestial Host
07. The Oath of Runes
08. Invoking the Sidhe
09. Pale Prince on a Moonlit Shore
10. The Hour of Wrath
11. Sword in Hand
Commenti
Posta un commento